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"Guarda la stella. Invoca Maria"

Fonte:
CulturaCattolica.it
“Non ci sono tributi più grandi alla bellezza umana di quelli espressi dalle immagini medievali e rinascimentali della Santa Vergine: una donna la cui maturità sessuale è espressa nella maternità e che resta comunque intoccabile, scarsamente distinguibile come oggetto di venerazione dal bimbo che regge fra le braccia. Maria non è mai stata sottomessa al suo corpo, come invece lo sono gli altri individui, e spicca come simbolo di amore idealizzato fra persone incarnate; è simbolo di purezza e per questo motivo è tenuta separata dal regno dell’appetito sessuale, in un mondo tutto suo. Questa riflessione risale all’idea originaria di Platone: la bellezza non è solo un invito al desiderio, ma anche un appello a rinunciarvi. Nella Vergine Maria troviamo dunque, in forma cristiana, la concezione platonica della bellezza umana quale rimando a un regno al di là del desiderio”.
(R. Scruton, La bellezza. Ragione ed esperienza estetica, V&P)

Questo ho visto ieri, seguendo la processione in onore della Madonna del Rosario.
Ho visto il simulacro della Vergine, una bella scultura lignea di fine Ottocento, ricordarmi come la bellezza – artistica, in questo caso – è segno che rimanda ad altra Bellezza. Ad una Bellezza che è lavoro da compiere e cammino da fare, perché è imparare ad accostarsi a ciò che è “così bello che esige di essere notato”, senza lasciarsi determinare dall’istinto del possesso.
E’ contemplazione. E’ la gratuità dell’amore, che solo l’Amore ci insegna.
Ho visto, sostenuta da braccia possenti di uomini, orgogliosi della fatica che compivano, la statua della Madonna, alta, ben sopra le nostre teste, davanti ai fedeli ma dietro al Crocifisso e dietro i Suoi Pastori. Lei ad indicare il Figlio. Lei ad indicare il cammino. Loro, i sacerdoti, come a farle scudo. A proteggerla. Disposti, per Lei, a dare la vita.
Ho visto i fedeli, dietro, incamminarsi e seguire Maria, Stella del mattino: guida sicura per la vita di tutti e per la vita tutta.
Ho visto l’umile regalità della nostra Signora, e Madre, e l’ho pensata mentre incrocia lo sguardo di ciascuno con l’amorevole fermezza di una mamma che vuole bene – e il bene – dei suoi figli. Il Suo sguardo che solo ti sfiora, e ti legge nel profondo del cuore, e chiede a quel cuore (sì, proprio a lui: il mio, quello del ragazzo che non conosco e camminava accanto a me; quello della giovane mamma che teneva per mano il suo bambino…) di convertirsi e di pronunciare il suo “sì”, affinché lì si compia il miracolo. Solo così il seme gettato da quello Sguardo potrà dare frutto e, quel cuore, contagiare altri cuori.
Ho visto, al passare della Regina, chiacchiere sotto i portici diventare silenzio.
Ho visto rispetto, e lacrime di commozione, e segni di croce.
Ho visto una donna inginocchiarsi sull’asfalto, sul ciglio della strada.
Ho visto finestre abbellite da drappi. E lumini. E fiori.
Ho pregato, e la preghiera era “una”. Preghiera di popolo, preghiera di figli.
Ho visto il simulacro prezioso della Vergine stagliarsi ad un tratto nella purezza di un cielo azzurrissimo e terso, senza una nuvola. La Madre Celeste vicina ai Suoi Figli, quaggiù.
Ho immaginato il Suo mantello abbracciare le vie, la città. Lei, Regina della Pace. Lei, custode sempre vigile. Vergine potente. Fortezza inespugnabile. Aiuto dei cristiani.
Tacita promessa di Madre che non abbandona chi Le è stato affidato.

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