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Il Rosario: preghiera dal cuore cristologico

Autore:
Riva, Gloria
Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Albrecht Durer, La festa del s. Rosario

L'artista cinquecentesco Albrecht Dürer durante il suo secondo viaggio in Italia (anno 1505) ricevette dalla comunità tedesca residente a Venezia l'incarico di dipingere, per la chiesa di S. Bartolomeo, una pala d'altare dal titolo singolare: La festa del Rosario.
La contemplazione orante di quest'opera, che testimonia tra la l'altro la devozione mariana del popolo tedesco, contribuisce a comprendere e più profondamente penetrare la bella lettera apostolica di Giovanni Paolo II sul Santo Rosario.

"Il Rosario - scrive il Papa - è preghiera dal cuore cristologico."
Osservando il dipinto di Dürer si nota la struttura triangolare del gruppo centrale costituito dalla Vergine Maria, Gesù Bambino, l'angelo musicante, il papa e l'imperatore. La posizione particolare del Bimbo Divino rompe la simmetria dell'intera composizione, orientando lo sguardo dell'osservatore verso gli astanti. Un folto gruppo di uomini e donne, infatti, a destra e a sinistra circonda la Vergine Madre.
Per quanto il capo della Vergine, incoronato dagli angeli, rappresenti il vertice del triangolo disegnato dal gruppo di centro, nessuno dei presenti rivolge lo sguardo a Maria. Tutti sono assorti, compresi del mistero che si contempla durante la recita della corona e la maggior parte degli oranti volge lo sguardo a Cristo.

"Con il Rosario il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all'esperienza del suo amore." (Rosarium Virginis Mariae n°1)
In "la Festa del Rosario" Maria siede in trono. Un trono più sobrio rispetto al modello iconografico delle antiche Maestà e che rimanda piuttosto a una cattedra; Maria del resto (angelo musicante a parte) è l'unica ad essere seduta e abbraccia il Bimbo come si abbraccia il rotolo della legge. Maria parla "ex cathedra", ma ciò che proclama è l'unica Parola: Il Verbo divino fatto carne.
Il drappo che orna il trono di Maria è verde, colore della terra e della speranza, la cattedra di Maria appartiene a questa creazione, ma annuncia una Parola eterna. La Madre, infatti, veste di blu, il colore dello spirito e del mistero. Bianco, invece, somma di tutti i colori e perciò colore che rimanda alla pienezza della vita eterna, è il telo che avvolge Gesù.

"Riscoprire il Rosario, scrive il Santo Padre, significa immergersi nella contemplazione del mistero di Colui che è la nostra Pace avendo fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro della separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia" (RVM n° 6)
"…Il nostro cuore può racchiudere in queste decine del Rosario tutti i fatti che compongono la vita dell'individuo, della famiglia, della nazione, della Chiesa e dell'umanità. Vicende personali e vicende del prossimo e, in modo particolare, di coloro che ci sono più vicini, che ci stanno più a cuore. Così la semplice preghiera del Rosario batte il ritmo della vita umana". (RVM n° 2)

Nella folla raffigurata da Dürer nella festa del Rosario vi sono rappresentate tutte le categorie di persone. In primo piano il papa in veste d'oro, simbolo del potere spirituale; l'imperatore in veste rossa, simbolo dei poteri temporali; dietro l'imperatore, il committente - Ulrich Függer - che con veste azzurra e rosario fra le mani testimonia la sua grande devozione a Maria. Accanto a lui un soldato commosso e pensoso, mentre dietro a Függer si scorge l'architetto che aveva ricostruito il Fondaco dei Tedeschi a Venezia. Poi ancora, qua e là., donne e uomini diversi per ceto ed età. Dall'altro lato, dietro al Papa e al patriarca di Venezia, alcuni esponenti dell'ordine ecclesiastico.

Chiamati a raccolta tutti costoro sperimentano la potenza di un'arma che annienta le forze umane e godono di un potere soprannaturale che azzera i poteri di questo mondo.
La tiara del papa e la corona dell'imperatore giacciono ai piedi della Vergine, anche la corona di Maria sospesa a mezz'aria quasi a voler significare che il suo valore è unicamente simbolico. Le uniche corone ammesse sono quelle distribuite da Maria e dal suo Divin Figlio, con l'aiuto degli angeli e di San Domenico. Tutte sono uguali: riceve la medesima corona tanto l'imperatore che il soldato; tanto il papa e la gerarchia ecclesiastica che la gente comune. E come "la corona del rosario converge al crocifisso" (RVM n° 36) così questa ghirlanda di fiori ricorda la corona di spine del Salvatore, grazie al quale le spine del dolore producono fiori di grazia e di vita eterna.

Il Santo Padre nella Rosarium Virginis Mariae cita Bartolo Longo, fondatore del Santuario mariano di Pompei, il quale vedeva nella corona del rosario la "catena" che ci lega a Dio.
Nel dipinto di Dürer appare invece un altro santo, grande apostolo della devozione mariana e del rosario: San Domenico (la cui effige, peraltro, è presente nella celebre tela secentesca del Santuario di Pompei). La dolce catena del Rosario lega cielo e terra: durante la sua recita la chiesa trionfante e la chiesa militante sperimentano, come nella liturgia, una beatificante comunione, una profonda ed intima fraternità.

Dalla Festa del Rosario non è esclusa neppure la dimensione del tempo, lo annuncia lo stesso autore che ritratto in piedi all'estrema destra della pala tiene fra le mani un foglio con questa scritta: "Il tedesco Albrecht Dürer eseguì nello spazio di cinque mesi" La specificazione non è casuale, talvolta Albrecht commentava le sue tele con scritte significative, come ad esempio nell'autoritratto del 1943 (anno delle sue nozze) dove, a testimonianza della sua fede, scrisse: "Le mie cose vanno come è ordinato lassù".
Qui i cinque mesi rimandano alle cinque poste della corona. Come il tempo della realizzazione dell'opera è stato per l'autore un tempo di immersione nel mistero della preghiera e della devozione mariana, così il tempo scandito dai grani è un tempo dato alla grazia, alla contemplazione dei misteri di Cristo, alla pace.

"Il Rosario può essere recitato integralmente ogni giorno, e non manca chi lodevolmente lo fa. Esso viene così a riempire di orazione le giornate di tanti contemplativi, o a tener compagnia ad ammalati ed anziani che dispongono di tempo abbondante. Ma è ovvio… che molti non potranno recitarne che una parte, secondo un certo ordine settimanale. Questa distribuzione settimanale finisce per dare alle varie giornate della settimana un certo 'colore' spirituale, analogamente a quanto la Liturgia fa con le varie fasi dell'anno liturgico.
Ciò che è veramente importante è che il Rosario sia sempre più concepito e sperimentato come itinerario contemplativo. Attraverso di esso, in modo complementare a quanto si compie nella Liturgia, la settimana del cristiano, incardinata sulla domenica, giorno della risurrezione, diventa un cammino attraverso i misteri della vita di Cristo, e questi si afferma, nella vita dei suoi discepoli, come Signore del tempo e della storia." (RVM n° 38)

Il dipinto fu ultimato nel settembre del 1506. In quegli stessi anni Lutero iniziava il suo cammino all'interno dell'Ordine agostiniano-eremitano di Erfurt (era entrato nel 1505) intraprendendo quegli studi che lo porteranno 11 anni più tardi ad affiggere le 95 tesi di protesta alle porte del Duomo di Wittemberg.
La vita del Dürer sarà segnata dagli eventi della riforma luterana per la quale l'artista in un primo tempo simpatizzerà, ma verso la quale lancerà un ammonimento severo in una delle sue opere (i quattro apostoli, opera donata dall'artista a Monaco, sua città natale). Molte delle sue opere andranno perdute anche a causa della grande lotta alle immagini che Lutero suscitò.
La pala del Rosario, richiesta da una comunità tedesca, rappresenta la silenziosa invocazione di aiuto e l'atto di affidamento a Maria del popolo cristiano d'oltralpe di fronte ai turbamenti e alle istanze di riforma che certamente già nel 1506 si presentivano.

Allo stesso modo il Santo Padre di fronte ai cambiamenti epocali che hanno segnato il passaggio di millennio invita la Chiesa a confidare nella materna intercessione di Mari e nella straordinaria efficacia della preghiera.

"A questa preghiera la Chiesa ha riconosciuto sempre una particolare efficacia, affidando ad essa, alla sua recita corale, alla sua pratica costante, le cause più difficili. In momenti in cui la cristianità stessa era minacciata, fu alla forza di questa preghiera che si attribuì lo scampato pericolo e la Vergine del Rosario fu salutata come propiziatrice della salvezza.
Oggi all'efficacia di questa preghiera consegno volentieri - l'ho accennato all'inizio - la causa della pace nel mondo e quella della famiglia.
Le difficoltà che l'orizzonte mondiale presenta in questo avvio di nuovo Millennio ci inducono a pensare che solo un intervento dall'Alto, capace di orientare i cuori di quanti vivono situazioni conflittuali e di quanti reggono le sorti delle Nazioni, può far sperare in un futuro meno oscuro.
Inoltre, in forza del suo carattere meditativo, con il tranquillo succedersi delle Ave Maria, il Rosario esercita sull'orante un'azione pacificante che lo dispone a ricevere e sperimentare nella profondità del suo essere e a diffondere intorno a sé quella pace vera che è dono speciale del Risorto (cfr Gv 14, 27; 20, 21).
Insomma, mentre ci fa fissare gli occhi su Cristo, il Rosario ci rende anche costruttori della pace nel mondo. Per la sua caratteristica di petizione insistente e corale, in sintonia con l'invito di Cristo a pregare "sempre, senza stancarsi" (Lc 18,1), esso ci consente di sperare che, anche oggi, una 'battaglia' tanto difficile come quella della pace possa essere vinta. Lungi dall'essere una fuga dai problemi del mondo, il Rosario ci spinge così a guardarli con occhio responsabile e generoso, e ci ottiene la forza di tornare ad essi con la certezza dell'aiuto di Dio e con il proposito fermo di testimoniare in ogni circostanza "la carità, che è il vincolo di perfezione" (Col 3, 14)" (RVM nn. 39-40).

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