Condividi:

Cattolici e politica: una prospettiva

Fonte:
CulturaCattolica.it
Ricevo questa lettera da un grande amico ed esperto, Stefano Spinelli, che riprende la provocazione di Antonio Socci a proposito dell'impegno dei cattolici in politica. Sperando che il dibattito aperto sia ricco di contenuti e motivazioni come la lettera qui riportata

Caro don Gabriele
mi pare che non possa essere lasciata cadere nel silenzio la proposta di Socci, avanzata a più riprese, di rispondere alla chiamata del Papa e del presidente dei vescovi italiani circa un rinnovato impegno dei cattolici in politica. Socci propone di rifondare l’esperienza del Movimento Popolare.
Non so se possa essere questa la strada. O un’altra. Mi pare però decisivo il punto affrontato: l’invito pressante della chiesa “non può essere interpretato come un’esortazione all’impegno individuale, magari alla ricerca di una candidatura in qualche organismo politico”. In questo modo infatti ciascuno mette l’etichetta di cattolico a qualunque posizione umana e sociale, in un soggettivismo estremo, in cui ognuno – quando conviene pro domo sua – è pronto a dirsi cattolico, da Vendola a Storace.
Socci giustamente osserva che “storicamente l’impegno politico dei cattolici non è mai stato individuale, ma è sempre stato legato a un ‘noi’, a soggetti sociali portatori di una cultura, di una visione dei problemi del Paese legata alla dottrina sociale della Chiesa”.
Vorrei colloquiare con Socci.
Io sottoscrivo in pieno quest’appello. Non credo, però, che questo rinnovato impegno debba portare a rifondare l’esperienza della DC (e credo che neppure Socci lo intenda; tant’è vero che MP è stata un’esperienza collaterale e di sprone al partito della balena bianca). Non credo neppure che possa portare a un partito di cattolici. Ce ne sono già diversi a vario titolo.
Da venti anni a questa parte è cambiato il mondo (politicamente parlando). Sono cadute le ideologie, non esiste più l’impegno in partiti, espressione del proprio modo di vedere le cose e tipici di sistemi proporzionali che fotografano esattamente le sensibilità di ciascun gruppo, forse non esiste più nemmeno il partito così come concepito tradizionalmente, e le idee circolano per altre vie, televisione, internet; soprattutto, esiste un confronto politico sostanzialmente bipolare, che deve necessariamente semplificare, mediare, trovare una idea progettuale capace di aggregare ed unificare posizioni diverse. Anche chi voglia distinguersi, e propone un riferimento ai cd. valori cattolici, deve poi aggregarsi in un terzo polo, con soggetti che non hanno propriamente la medesima visione.
Credo cioè che la proposta di fondare un movimento politico di cattolici debba partire da un lavoro di riscoperta delle ragioni di fondo della nostra appartenenza ecclesiale e della nostra esperienza cristiana. Non basta più neppure far solo riferimento a valori e principi di un certo tipo, ma occorre partire da una posizione personale di esperienza cristiana.
Il mio pensiero è che spesso riduciamo la dottrina sociale della chiesa e forse la fede stessa ad un bel messaggio umano di convivenza, ci richiamiamo a valori condivisi, ai valori costituzionali, alla dignità della persona, ai diritti fondamentali. Siamo sempre pronti ad affermare il valore della pace, della solidarietà, e tutto si annacqua nell’indistinto.
Il fatto è che non esiste una volta per tutte la declinazione di principi a cui riferirsi così come pure non basta il riferimento a detti valori per caratterizzare il nostro impegno di cattolici. Non basta riferirsi al valore della vita perché è la vita stessa che la nostra società non si sa più riconoscere. Il problema non è perseguire il valore della famiglia, perché non si sa più cosa sia famiglia. Ultimamente anche lo stesso contenuto della dignità umana è stato relativizzato (è stato utilizzato per permettere l’accompagnamento medico alla cessazione di una vita non più dignitosa). Il valore dell’esperienza religiosa è ridotto all’indifferenziazione ed all’intimismo. Il valore della giustizia, dell’uguaglianza, dell’accoglienza, presuppongono l’evidenza di quelle che sono le reali esigenze umane da corrispondere, altrimenti tutti sostengono le ipotesi più disparate dicendo di riferirsi a quei principi.
La questione in gioco è la stessa possibilità di riconoscere l’oggettività di un’esperienza elementare dell’umano (che viene continuamente messa in discussione da opinionisti, mass media, istanza giuridiche e politiche), sono gli stessi valori umani di riferimento che hanno bisogno di essere rifondati. L’esperienza di fede può aiutare l’uomo in questa nuova ricerca.
E’ a questo livello – mi pare – che si può ricostruire una medesima tensione unitaria dell’impegno politico dei cattolici.

Vai a "Ultime news"