Dibattito sui DAT
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Mi ha stupito la conclusione.
L’Ordine dei Medici di Milano fa notare che questa proposta di Legge sui Dat è contraria al codice deontologico del 2006.
E’ contraria pure al codice deontologico la legge 194 (aborto) e la Legge 40 (F.I.V.E.T.) anche se sono Leggi dello Stato italiano.
Non ci faccia passare insieme ai fautori dell’eutanasia, questo non è giusto.
Dott. Leo Aletti
Ginecologo - Milano

Caro Gabriele,
Vorrei rispondere al Dott. Aletti di Milano.
La mia considerazione finale non voleva assolutamente far passare i medici sottoscrittori del documento come fautori dell’eutanasia. Allo stesso modo, spero di non essere annoverato io stesso tra questi ultimi, essendomi pronunciato per l’esigenza di una legge in materia, vista la situazione creatasi con le ultime pronunce della giurisprudenza.
Ho letto il documento del consiglio dell’Ordine dei Medici di Milano. Ciò che mi ha colpito è la discordanza tra premesse e conclusioni. La premessa è del tutto condivisibile: “noi riteniamo che l’indispensabilità del bene vita sia un principio gerarchicamente prevalente rispetto alla autodeterminazione e che il metterli sullo stesso piano possa determinare situazioni conflittuali”. E’ proprio questo il punto essenziale. L’affermazione è anzi coraggiosamente espressa, in una situazione culturale che sta andando invece dalla parte completamente opposta: ciò che conta è solo come si autodetermina l’individuo.
La conclusione non mi trova però concorde: “la legge proposta è disumanizzante, interferendo nel rapporto medico-paziente, sostituendolo con le altre figure previste (commissioni, tutori, giudici)”.
Ciò che ho cercato di sostenere nel mio articolo è che, senza legge, la premessa del consiglio dell’ordine è già ora pregiudicata. Oggi, e penso che i medici possano confermarmelo, è stato alterato quel principio gerarchico a favore della vita. Non è forse vero che il medico deve fermarsi se il paziente non accetta trattamenti anche salvavita (è affermato nello stesso codice deontologico)? Non è forse vero che un medico è stato assolto dopo aver interrotto un trattamento salvavita? Non è forse vero che dei medici hanno “accompagnato” Eluana a morire? Non è forse vero che spesso il medico è “condizionato” e non sa bene come comportarsi, per il fatto che potrebbe essere chiamato a rispondere - in diverse e opposte direzioni - di una sua scelta terapeutica, da prendere con urgenza? Non è forse vero che quell’alleanza terapeutica che viene giustamente richiamata nelle premesse già ora è “spostata” dalla parte della volontà del paziente, a cui il medico pare non potersi sottrarre? E, se si sottrae, la giurisprudenza autorizza il paziente che vi ricorre. Non è forse vero che già ora quell’alleanza terapeutica ha a che fare con giudici e amministratori di sostegno o rappresentanti?
Partendo dalle medesime premesse, non mi sento di condividere la conclusione relativa alla legge come disumanizzante.
E’ solo in questa ottica che concludevo che mi sarebbe parso più opportuno affibbiare il termine disumanizzante alle ultime decisioni giudiziali che sono state assunte.
Come ho già detto, sono il primo a dire che trasferire questi problemi in biodiritto è un assurdo. Mi domando però quale sia lo scenario se una legge non interviene a contenere in qualche modo la deriva verso cui stiamo andando.
Peraltro, le considerazioni che ho proposto sono un tentativo di approfondire la questione e alla fine avanzavo anche alcune proposte che mi pare possano migliorare la legge. Mi piacerebbe che si aprisse un dibattito su questo.