Fazio e Saviano: predicatori a senso unico
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Ci pare davvero troppo utilizzare una trasmissione TV pagata da tutti noi per fare l'elogio dell'eutanasia (la settimana scorsa dell'omosessualità), "nuove idee" che di nuovo hanno solo la non accettazione del senso vero dell'umano. Le opinioni personali di Fazio e Saviano sono presentate come verità assolute e condivise da tutti; sul tema del fine vita nascondono la realtà di tutte quelle famiglie, persone, medici e associazioni che si impegnano a favore della vita e della cura della persona. E negano diritto di parola a chi crede nella vita e alla pari dignità di tutte le persone, come riaffermato anche dalla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo.
Gli attacchi alla Chiesa sono scontati e sanno di vecchio, ma c’è il tentativo di proporsi come predicatori quasi di una religione laica che ha invitato testimonial politici che rappresentano la cultura radicale di destra e sinistra. Ricordiamo che dietro i casi Welby ed Englaro ci sono personaggi con strategie culturali e politiche, che hanno avuto un percorso chiaro e i cui appoggi e retroscena andrebbero più spesso ricordati, come i documenti delle commissioni dell'allora ministro Veronesi (Decreti del Ministero della Sanità 20.10.2000 prot. SSD/I/4.223.1 e 4 maggio 2001) e le perizie mediche di Defanti, risultate significative nell’elaborazione della sentenza n. 21748/2007 della Corte di Cassazione, associazioni pro-eutanasia come quella di Mori che hanno guidato la vicenda giudiziaria e che il 09 febbraio 2009 presentò il libro “Il caso Eluana Englaro. La Porta Pia del vitalismo ippocratico”. Appoggi politici chiari come quelli del presidente della Regione Friuli Venezia Giulia: anche la clinica di Udine non è stata scelta casualmente; il sostegno anche del PD e di Fini che hanno fino ad oggi ostacolato l'approvazione alla Camera della legge sul fine vita.
Siamo nell'era del digitale: che almeno questi predicatori abbiano il coraggio di farsi una rete con i propri soldi e non con i nostri, in modo che possiamo scegliere di non finanziare queste opere culturali che - ce lo si lasci dire - sono un po’ funeree.
Non possiamo accettare in silenzio che in una trasmissione del servizio pubblico si affermi senza alcun contraddittorio che ci sono vite che non vale la pena vivere. Se si discriminano nelle leggi e nella prassi le persone a seconda di un falso criterio di qualità della vita avremo un degrado generale perché il rispetto incondizionato del diritto alla vita di ogni persona innocente — dal concepimento alla sua morte naturale — è uno dei pilastri su cui si regge ogni società.
“La misura dell'umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la compassione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana” (Spe Salvi n. 38).