L’audizione dell’ex Presidente ceco Havel
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La mini-sessione plenaria di novembre, come è detta la riunione plenaria di due mezze giornate che si svolge a Bruxelles, si è aperta con l’intervento, in seduta solenne, di Václav Havel, che ha parlato agli Eurodeputati dell’Europa, patria delle nostre patrie.
Il Presidente del Parlamento Jerzy Buzek ha presentato Václav Havel come “un eroe per tutte le persone normali che hanno lottato contro il comunismo nell’Europa dell’est e per tutti coloro che, nell’Europa dell’ovest, le hanno aiutate, rendendo possibile la riunificazione”. “L’ex-dissidente cecoslovacco”, ha continuato Buzek, è “una guida spirituale che ha creato un senso di unità fra tutti coloro che si opponevano al comunismo nei diversi Paesi del blocco”.
Chi è Václav Havel. Quando nel 1948 il partito comunista prese il potere con un colpo di stato appoggiato dall’Unione Sovietica. Il regime accusò la famiglia di Havel di simpatie filo-tedesche, ma Vaclav riuscì tuttavia a frequentare i corsi serali dell’Università Tecnica Ceca di Praga, ed intanto si concretizzava la sua vocazione di poeta e drammaturgo. Sull’onda della repressione seguita alla fine della Primavera di Praga nel 1968 fu bandito dal teatro e iniziò un’intensa attività politica, culminata con la pubblicazione del manifesto Charta 77. Il suo attivismo politico gli costò cinque anni di prigione. Una delle opere che lo hanno reso celebre, è Il potere dei senza potere in cui ha parlato del moderno ordine socio-politico che ha fatto sì che la gente potesse “vivere all’interno di una menzogna”. Sostenitore appassionato della non-violenza, è stato uno dei leader della cosiddetta Rivoluzione di Velluto, per cui fu condannato ad altri anni di carcere. Nel 1993, dopo la dissoluzione della Cecoslovacchia, fu eletto presidente della Repubblica ceca; lasciò la carica dopo il secondo mandato come presidente della Repubblica Ceca, il 2 febbraio 2003.
Havel ha aperto il Suo intervento ricordando che «nessuno era davvero preparato a un collasso così rapido della Cortina di ferro, ma l’ovest ha gestito bene il corso degli eventi, perché altre decisioni avrebbero potuto portare all’insorgenza di nazionalismi e populismi: “Molti di coloro che agitavano la bandiera con la falce e il martello, avrebbero potuto abbracciare senza indugi la causa nazionalista”.»
Parlando poi della Russia ha affermato che le relazioni bilaterali non possono essere basate sulla paura che la fornitura di gas o di petrolio venga interrotta, dimenticandoci dei giornalisti uccisi”. Perché questi non sono “rapporti o partenariati onesti, ma basati sulla doppiezza”.
L’Europa è patria delle nostre patrie, ha proseguito lodando la ricchezza e la diversità culturale e nazionale dell’UE: «Io mi sento europeo, senza ovviamente dover rinunciare alla mia identità ceca». Ha ricordato poi che l’Europa deve andare al di là della politica economica e monetaria e porre più attenzione ai propri fondamenti spirituali e alla propria storia, perché la sua cultura combinando elementi dell’antichità, del giudaismo, del Cristianesimo, dell’Islam, del Rinascimento e dell’Illuminismo” ha creato un complesso “di valori indiscutibili”.
Havel ha proseguito dicendo «… dobbiamo tenere a mente che ogni volta che una sorta di leadership collettiva degli Stati si concretizza, non vi è generalmente un rischio di collasso. Non voglio dire che questo vale necessariamente per le comunità sovra nazionali, ma mi sento di affermare comunque, che da qualche parte ci dovrebbe essere solo un unico volto umano, che rappresenti l’intero complesso meccanismo, uno in grado di garantire una migliore comprensione di tutto ciò. Più volte ho pensato che sarebbe bello se, in futuro, esistesse una breve, intelligibile e leggibile Costituzione europea, comprensibile anche agli allievi delle scuole, mentre il resto, che ammonta già a migliaia di pagine, dovrebbe semplicemente essere aggiunte ad esso. Naturalmente, parte integrante di questa Costituzione, o anche la sezione molto prima di esso, dovrebbe essere una Carta dei diritti fondamentali, nella forma di un testo che fissa i valori e gli ideali a cui l’UE…»
Ha quindi sottolineato l’opportunità di “un unico volto umano, che rappresenti l’intero complesso meccanismo, uno in grado di garantire una migliore comprensione di tutto ciò”; un unico volto umano, per altro previsto dal Trattato di Lisbona. Inoltre Havel ha suggerito una breve, intelligibile e leggibile Costituzione europea, comprensibile anche agli allievi delle scuole, mentre il resto, che ammonta già a migliaia di pagine, dovrebbe semplicemente essere aggiunte ad esso. Naturalmente, parte integrante di questa Costituzione, (…), dovrebbe essere una Carta dei diritti fondamentali, nella forma di un testo che fissa i valori e gli ideali a cui l’UE si riferisce.»
La seduta solenne si è conclusa con una vera e propria standing ovation degli Eurodeputati, e l’inno alla Gioia.
Oltre al giusto omaggio ad uno degli uomini che ha fatto la storia del nostro continente, molto significativi non pochi passaggi di questo discorso, come ad esempio: l’Europa patria delle nostre patrie, i riferimenti alle radici storico culturali, i cenni alla Costituzione e ad una Carta dei diritti fondamentali, che fissa i valori e gli ideali a cui l’UE si riferisce.
Nel richiamare inoltre l’attenzione anche sulle parole di presentazione del Presidente del Parlamento Jerzy Buzek, sottolineo che anche Lui, polacco, ha provato non solo la dominazione comunista, ma anche la prigione. Gli Eurodeputati di tutti i Paesi che si erano trovati ad est della cortina di ferro, cioè sotto la dittatura comunista, tutti questi Deputati iniziavano i loro primi interventi dicendo “noi usciamo da quaranta anni che hanno distrutto l’uomo e la società”. Nessuno, nessuno ha mai reagito. Sono uomini di fronte ai quali le ideologie si frantumano e restano i fatti, spesso pesanti come macigni.