Rumeni brava gente?
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:

La Chiesa cattolica romena respinge e condanna insieme a Lei i crimini e le altre infrazioni commesse in Italia da alcuni dei nostri connazionali. Tutto il male da essi compiuto ci mortifica e ci riempie di indignazione, e sono convinto che questi sono i sentimenti di tutti i romeni, specie di quelli che lavorano in Italia, di fronte a se stessi come di fronte ai loro fratelli italiani. Ho considerato che fosse nostro dovere renderla partecipe di tutto ciò, nello stesso tempo ringraziandola per la buona e fraterna accoglienza che la Chiesa cattolica italiana ha sempre dimostrato nei confronti delle comunità romene, mettendo a loro disposizione chiese e spazi per un’attività pastorale adeguata. Sappiamo, d’altronde, quante volte la Chiesa italiana ha preso posizione a favore degli immigranti in spirito di solidarietà e carità fraterne, a tutti ben noto.
Siamo convinti che la tradizionale amicizia tra italiani e romeni, come d’altronde la comune solidarietà contro qualsiasi forma di peccato, potranno prevalere e sconfiggere la tentazione di vedere solamente il male. Con ardente preghiera invochiamo sui nostri popoli e sulle nostre Chiese l’aiuto, la pace e la benedizione di Dio, perché rafforzi la nostra speranza e ci liberi da ogni male. Sia lodato Gesù Cristo!
Tira una brutta aria, ultimamente. Un’aria atroce, a tratti irrespirabile. Se sei un romeno onesto, se hai una coscienza, non puoi non abbassare gli occhi. E se ami i romeni, se le tue viscere si commuovono per questo popolo sciagurato, non puoi non abbassare gli occhi, e quasi sentirti in colpa per questo amore. Ma poi ti dici che è assurdo, che un giudizio di condanna non può essere indiscriminato, che non si giudicano gli uomini en masse, come le bestie. E chi è innocente non ha nulla da temere, perché la verità rende liberi. Liberi soprattutto di tenere gli occhi bene in alto, umilmente consci della propria dignità.
E’ un tempo cieco e ottuso questo, in cui si devono ribadire anche le cose ovvie. Sembrerebbe ovvio asserire che l’equazione romeno uguale criminale sia un’emerita sciocchezza, che questo popolo sia portatore anche di profonda umanità, di virile, schietta, misconosciuta spiritualità. Che come l’Italia non è solo Totò Riina ed Al Capone ma è, vivaddio, soprattutto Dante, e Michelangelo, e Vivaldi, e Leopardi, così la Romania è anche Eliade, e Brancusi, e Ionesco, ed il grande ma da noi pressoché ignoto poeta Tudor Arghezi.
In questo tempo in cui la storica amicizia italo-romena e persino la consapevolezza delle comuni radici latine sembra incrinata dalla sfiducia, ben venga allora l’intervento saggio ed accorato di un pastore, monsignor Ioan Robu, Arcivescovo latino di Bucarest, che con la mitezza, la lucidità, l’amore al proprio popolo ed alla Chiesa universale proprie di ogni buon pastore, viene a ricordarci alcune cose essenziali. Tra di esse una in particolare: occorre rigettare sempre la tentazione del pessimismo, della rassegnazione al negativo, alla catastrofe, o al pensiero che esista un’umanità irreparabilmente devastata. Parole semplici, che rammentano il consustanziale, fraterno legame tra chiese e popoli della cattolicità. Parole che condannano il crimine e rigettano il pregiudizio; che esprimono empatia e gratitudine. Parole che sono ossigeno puro.
P.S. Solo qualcosa da leggere per disintossicarsi dagli ammorbanti stereotipi mass-mediatici sui romeni e sulla Romania:
M. Eliade, Trattato di storia delle religioni, Bollati Boringhieri 1999
M. Eliade, Nozze in cielo, Jaca Book 1996
M. Eliade, Il vecchio e il funzionario, Jaca Book 1997
B. Ioanichie, Volti e padri del deserto romeno, Qiqajon 1991
E. Ionesco, Il rinoceronte, Einaudi, 1997
(e indegnamente tra cotanto senno):
E. Cipriani, I temerari, Marna, 2008.