Memoria e coscienza
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Abbiamo celebrato la giornata della memoria. Per esercitare la memoria occorre una coscienza personale viva; per questo è difficile vivere la memoria, perché siamo addormentati da tanta pigrizia spirituale favorita da una cultura che rende sordi allo spirito. La memoria non è solo storica, è di tradizioni, di gesti significativi, di parole, di persone. E’ una sorta di dimensione spirituale che trattiene in sé, nel profondo del cuore e della coscienza ciò che vale, che giunge dal passato come insegnamento. La memoria trattiene la gioia e il dolore per farli fiorire. Non è un contenitore frigover, è propria di un uomo vivo che giudica il presente, che sa confrontarsi con il passato. Le poesie sono un bellissimo esercizio di memoria consegnato al mondo. Si fa memoria sempre davanti a qualcuno. Per il cristiano la memoria è riconoscere la Presenza di Cristo. Un passato presente, quindi, non archeologia. Fa parte del Mistero. “Sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Per educare alla memoria occorre uno sguardo vivo su ciò che fisicamente non è più nel presente ma abita lo spazio del cuore. Nel lager Padre Kolbe è stato un testimone supremo, insieme a molti altri, di una coscienza personale conquistata dall’Amore per Dio, fonte vitale da cui è scaturito il suo sacrificio in memoria di Gesù Cristo che ha dato la vita per salvare gli uomini. La coscienza di Padre Kolbe si è opposta al potere amando un uomo come lui, ingiustamente imprigionato in un campo di concentramento. Oggi, come allora, dobbiamo difendere questo spazio personale della nostra coscienza dall’invadenza di chi pretende che lo Stato sia il supremo arbitro della coscienza umana. È intorno alla vicenda di Eluana che si scatena questa battaglia ideologica per cui certi intellettuali indicano nell’obiezione di coscienza, di fronte alla sentenza che permette di togliere alimentazione e idratazione alla giovane donna, un pericolo per la democrazia. Si vanificherebbe, dicono, un provvedimento della Repubblica. Oltre alla grave dimenticanza del fatto che non esiste ancora una legge dello Stato in materia di “testamento biologico”, allargando il pensiero si arriverebbe a una conclusione agghiacciante. Se l’obiezione di coscienza è pericolosa, come si può approvare l’azione di chi, contro le leggi razziali, ha nascosto e salvato ebrei, cristiani perseguitati, uomini di diverse nazionalità destinati allo sterminio dalla legge statale? Chi ha disobbedito allo stato ha agito in coscienza e in obbedienza a una legge più grande, alla legge di Dio, non scritta ma incisa nel cuore dell’uomo. Possiamo vivere una sorta di schizofrenia morale e culturale se non abbiamo l’onestà di difendere la vita sempre, in ogni condizione. Oggi si sta verificando una trasformazione della democrazia, operata dal suo stesso interno, in totalitarismo ideologico attraverso un relativismo esasperato sbandierato in nome della libertà. È questa la “dittatura del relativismo” di cui parlò il cardinale Ratzinger prima della sua elezione papale, una dittatura che vuole strappare la memoria del passato (più volte si è richiamato il fatto che l’eugenetica e l’eutanasia siano state utilizzate dal regime nazista come strumento politico), chiudere il presente in un’ideologia astratta e violenta in cui c’è posto per un pensiero unico. Esattamente ciò che la giornata della memoria condanna e vorrebbe contribuire ad evitare in futuro.