Buone e cattive notizie
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Il Salmista lo aveva già usato più di tremila anni fa. I Signori Atei han scoperto l’acqua calda e gridano alleluja alla notizia ritrita! Peccato che l’orante biblico avesse un briciolo di consapevolezza in più, diceva infatti «Dicono gli empi: Dio non esiste».
Ci piacerebbe fare una contro-pubblicità così: «Una cattiva notizia. Gli empi esistono. Una buona notizia. Non ne abbiamo bisogno».
Chissà se ai nostri Signori Atei piacerebbe l’epiteto del Salmista? Ohibò, ma sapranno chi è? E poi non sarà che per loro nemmeno esiste un tale personaggio? Una cosa è certa: a loro la Sacra Scrittura non serve. E forse a loro non serve nemmeno sapere che per la Sacra Scrittura l’empio non è semplicemente il non pio, ma è piuttosto colui che incontrando il bene non lo vede. E davvero non vede il bene chi si preoccupa di diffondere gratuite cattive notizie.
Forse l’unico bene che vedono è il guadagno che una tale campagna pubblicitaria porterà nelle loro tasche. È ben triste però constatare come si possa facilmente buttar via del denaro (che si spera guadagnato onestamente). E come sia facile oggi offendere pubblicamente milioni di cittadini diffondendo slogans che non rispecchiano pienamente il loro vissuto. Per amor del vero dobbiamo affermare di non sentirci particolarmente offesi come credenti, ma come italiani sì. Non siamo offesi come credenti perché Dio è più grande, per grazia, di certe buffonate e saprà difendersi egregiamente da solo. Del resto siamo convinti anche noi che il Dio che essi negano davvero non esiste, se non nelle loro teste. Anche noi dunque siamo a-tei del loro Dio. Non si scrive per difendere Dio ma per difendere i principi e i valori di una società, quella italiana, le cui radici giudaico-cristiane sono fuori discussione. Ma certo anche questo discorso non piacerà ai nostri Signori Atei. La verità di quella campagna pubblicitaria non è una pretestuosa libertà di professare l’ateismo, bensì la volontà di indebolire il tessuto valoriale di una società che proprio nei grandi valori della fede trova la sua saldezza.
Sotto le spoglie di una finalmente guadagnata emancipazione dalla religione si vuole promuovere l’imbarbarimento di una civiltà dove l’unica legge sia il proprio istinto.
Forse il miglior modo per combattere un tale progetto è quello di ignorarlo. Diceva già il buon Dante: «non ti curar di lor ma guarda e passa».