Eluana
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Da alcuni mesi quegli occhi e quel sorriso emergono nella memoria quando le quotidiane azioni concedono una pausa e il pensiero riflette su ciò che viene ad occupare lo spazio della giornata, ricerca il senso che motivi l’agire e il sostare. Quegli occhi sorridenti, sguardo gioioso di ragazza che si affaccia alla vita, sono certa che sono belli come quelli di oggi forse un pò spenti e persi, che non abbiamo mai potuto vedere perché non ci è stato concesso. Nell’era della comunicazione tecnologica è censurata l’immagine imperfetta, che non corrisponde più ai progetti e ai canoni estetici fissati da noi, potenzialmente e di fatto, soggetti all’imperfezione. C’è spazio per l’orrido e l’horror, ma non per il limite, per la debolezza, per la sofferenza che ferisce il grande mistero dell’esistenza umana. Da quando sentiamo parlare di Eluana non l’abbiamo mai vista così come si trova ora, ancora oggi non possiamo vederla. Non è un dato marginale. Chissà se, permettendo a tutti di conoscere il suo stato, si troverebbe ancora il coraggio di affermare che non percepisce nulla! Eluana ha aperto una comunicazione non prevista, quella tra i cuori, per cui la sentiamo vicina come una figlia o come una sorella. Vorremmo esserle vicino, magari a piangere per tutti questi anni in cui il bocciolo in fiore della sua vita è stato piegato, incrinato dolorosamente.”E’ bellissima, - dicono le suore -, lasciatela a noi!” Sì, lo sappiamo, è bellissima con la sua ferita di dolore che ci interroga e ci lascia tramortiti. Perché tutto questo? Cosa ci chiede una vita ferita? Ciò che ogni vita in fiore, sana, magari applaudita domanda. L’Amore. Un senso. Che non sia inutile, o Dio, ogni respiro, ogni desiderio di bene e di bello, ogni dolore e strazio, ogni silenzio. Possiamo sostenere questo peso? La nostra impotenza non può diventare misura che decide se e quando la vita di una donna deve finire. È la sconfitta del bene e della stessa ragione. È un precipizio che ci divora ritenere che spetti a noi legiferare sulla vita per imporle dei limiti di accettabilità. Non lasciamoci andare al male, non consegniamo la nostra ragione alle nebbie del dubbio e del relativismo bieco e sordo di chi rinuncia a riconoscere la propria dignità, qualsiasi sia la condizione in cui si trova. La sentenza della cassazione nega e ignora il “mare di carità” che coinvolge le famiglie dei 2000, 3000 casi di malati in stato neurovegetativo. A chi giova questo? A chi vorrebbe distruggere una civiltà basata sui valori nati dal cristianesimo? Cristo ha già vinto il mondo, ha già sconfitto la morte. Ora tocca alla nostra libertà, alla nostra ragione e al nostro cuore lasciarsi abbracciare da Cristo per vincere con Lui. Il sorriso di Eluana, come una luce divina, lei segno del Mistero della Croce, laceri le nubi dei cuori.