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Un sabato pomeriggio a scuola con un gruppo di genitori

Autore:
Bruschi, Franco
Fonte:
CulturaCattolica.it
Proposte sulla nuova scuola, fatte da chi la scuola la vive.

Volevo raccontare dell’incontro di sabato 18 ottobre 2008 con alcuni genitori delle mie alunne di Terza superiore, in occasione delle elezioni dei rappresentanti dei consigli di classe. Essendo un nuovo insegnante, mi sono presentato dicendo che sono entrato in classe ponendomi come uomo che ha dei desideri, delle domande, delle certezze, degli ideali, dei punti di riferimento che desidera condividere con chi si trova di fronte, per vivere con loro l’avventura della conoscenza, della scoperta del senso della vita, della libertà. Per questo nel primo mese di scuola ho messo a tema fondamentalmente due questioni: quella dell’IO e quella della storia, della cultura, della civiltà a cui ciascuno di noi appartiene, coinvolgendo e provocando le alunne in un dialogo serrato. Non avrebbe senso affrontare lo studio delle opere dei grandi geni della letteratura che hanno messo a tema il loro io, la conoscenza di sé e della realtà, senza porsi la domanda: ma chi sono io? Oppure affrontare lo studio della storia, cioè il tentativo fatto da chi ci ha preceduto di rispondere a tutti i propri bisogni, senza conoscere e fare chiarezza su cosa vuol dire appartenere alla storia, alla cultura, alla civiltà, italiana ed europea, senza fare chiarezza sull’origine e sull’originalità di questa storia e quindi sul modo assolutamente originale di intendere i bisogni dell’uomo. Ho detto che quel che a me interessa è crescere con le mie alunne come uomo, capace di apertura e conoscenza del significato del reale, capace di giudizio su tutto, questo a partire da una profonda stima di chi mi trovo di fronte. La scuola è una grande occasione perché la sfida della conoscenza continui e si approfondisca prima di tutto in me. Non manco mai di sorprendermi del grande interesse con cui dei genitori ascoltano una simile proposta e negli ultimi anni, cadute ormai le tradizionali barriere ideologiche, del consenso, della approvazione che questa proposta ottiene. Ma quel che ieri mi ha sorpreso ulteriormente è stato il fatto che quei genitori avendo ascoltato altri discorsi sia negli anni passati alla mia scuola, sia in altre scuole dei loro figli, abbiano detto che la mia proposta, il mio modo di pormi nei confronti dei loro figli, apparisse loro come una cosa dell’altro mondo, e che se qualche altro genitore si fosse trovato per caso lì ad ascoltare il nostro dialogo avrebbe avuto l’impressione di trovarsi in una realtà scolastico-educativa unica nel suo genere, meravigliandosi che si parlasse di certe cose, di cui nella scuola o nei dibattiti quasi mai si parla. E hanno aggiunto che i genitori ( io direi anche gli studenti delle superiori) dovrebbero avere la possibilità di incontrare gli insegnanti, di ascoltare la loro proposta educativa e poi di scegliere a chi affidare i loro figli. A me non sembrava di aver fatto dei discorsi straordinari, semplicemente ho raccontato l’esperienza educativa che ha segnato la mia vita, da quando io ero giovane, come i figli di quei genitori. Io non faccio altro che riproporre a scuola quel che è stato decisivo per me, per la mia crescita come uomo: la presenza di un “maestro” appassionato ai suoi ragazzi, che vive con loro l’avventura della conoscenza, avendo come primo interesse la crescita della loro libertà. Educazione e libertà: sono questi i due fattori di una scuola che vuole rispondere ai bisogni dei bambini, dei ragazzi, dei giovani e alle esigenze e preoccupazioni della famiglie. Questo interessa veramente a studenti e genitori liberi da pregiudizi. Questa è una battaglia civile perché se non esiste la possibilità dei giovani di crescere, di imparare a giudicare e ad assumersi responsabilità, la società si sfascia. Avere questa possibilità è dunque decisivo! Tutto il resto non dico che non sia importante, ma è secondario Per questo vado ripetendo che se riforma della scuola ci sarà, non potrà prescindere dall’affronto di questi problemi: costruire le condizioni per rendere la scuola luogo di educazione e di libertà. Altrimenti si tratterà sempre di interventi marginali, incapaci di dare una risposta alla grave crisi della scuola italiana e soprattutto alla drammatica emergenza educativa. Di questo vorrei che si parlasse nelle scuole e nei dibattiti sulla scuola. Da dove partire? Da chi la scuola, quotidianamente, la vive già così.

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