Condividi:

Il problema non è maestro unico o più maestri, ma che ci siano dei veri maestri

Autore:
Bruschi, Franco
Fonte:
CulturaCattolica.it
Il dibattito di questi giorni sulla riforma Gelmini rischia, come sempre, di non centrare la questione decisiva dell’esperienza educativa, riducendosi a una sterile contrapposizione ideologico-politica.

L’altra mattina un’insegnante di liceo, entrando in classe tutta infuriata col Ministro Gelmini e la sua proposta di riforma della scuola, è sbottata: “Ma cosa pretende da noi insegnanti questo ministro, che diventiamo educatori? Ma noi non siamo educatori, siamo dei professionisti della nostra disciplina!”
Io vorrei dire a questa collega: quando tu dici a uno studente: “Studia, perché rischi”, o “Stai attento, non disturbare!”, “Ma vuoi ascoltare quello che spiego?”, svolgi il tuo ruolo di professionista della materia, o operi un intervento sulla persona? Suggerire che vale la pena studiare e ascoltare, piuttosto che essere distratto o indifferente non è un atto educativo?
La situazione della scuola oggi è drammatica, non perché il Ministro vuole fare dei tagli dell’organico, vuole introdurre il voto in condotta che fa media, o il maestro unico, ma perché vive una crisi di identità che è la più grave da quando la scuola moderna esiste.
L’altro giorno una alunna mi diceva: “Prof, mi è tornata la voglia di studiare da quando mi sono sentita stimata come persona”.
Vorrei dire a quell’insegnante: ma la passione per la tua materia ti è nata ascoltando un registratore, davanti a un computer o perché qualcuno, dimostrandoti la sua stima, te l’ha spiegata con intensità, passione, autorevolezza, aiutandoti a cogliere il senso di quello che ti diceva, a scoprire il senso di te e delle cose che ci circondano, a scoprire la grandezza del tuo io, così come emerge dalla millenaria cultura che abbiamo ereditato dai “giganti” del passato?
Nella scuola c’è bisogno di adulti che desiderano continuare, sviluppare il proprio cammino di conoscenza che avviene solo in un rapporto, non è mai qualcosa di asettico, di neutrale, è la mia umanità che si incontra con l’umanità di chi è giovane, e si incontra e confronta con l’umanità di Dante, di Foscolo, di Leopardi, di Montale.
Io insegno italiano e la scoperta che faccio ogni giorno è entusiasmante: gli studenti desiderano capire la loro umanità, il loro io: desideri, attese, domande spesso drammatiche (che senso ha la morte, il dolore? Esiste la felicità?), dubbi, contraddizioni, paragonandosi all’umanità del loro insegnante, provocati e sfidati dall’umanità dei “giganti” del passato.
La scuola di oggi è in crisi perché molti che la frequentano paradossalmente è come se la negassero, come se negassero la sua identità e il suo scopo, è come se per assurdo la scuola insegnasse che non deve esserci scuola, cioè incontro fra l’umanità dell’insegnante e l’umanità del giovane. Dove il rapporto è reale, vero, la gente diventa grande!
E’ incredibile quel che succede normalmente, perché ogni giorno lo studente ci chiede questo, anche il più distratto, il più menefreghista, il più superficiale, perché non è possibile cancellare del tutto il proprio io.
Tra i giovani di oggi serpeggia una fame incredibile di maestri, di qualcuno che abbia qualcosa da dire in merito alle questioni più vive e pressanti dell’esistenza, di un insegnamento che lasci realmente un segno nella loro vita. Questo tanto più oggi, in cui ogni comunicazione sembra banale!
Il dibattito di questi giorni sulla riforma Gelmini rischia, come sempre, di non centrare la questione decisiva dell’esperienza educativa, riducendosi a una sterile contrapposizione ideologico-politica.
Per dirla con uno slogan che riprende uno dei temi più dibattuti: “Il problema non è maestro unico o più maestri, ma che ci siano dei veri maestri”, come si diceva.
In questi giorni, assieme ad alcuni studenti di Varese, abbiamo diffuso un volantino: “La riforma comincia da te”, da te studente, da te insegnante. Di fronte alla sterile contrapposizione: maestro unico sì o no, voto di condotta sì o no, tagli sì o no, abbiamo voluto dire che c’è ancora gente che non è disposta a delegare la propria vita, le proprie scelte e in particolare la sete di conoscenza e di capacità di giudizio, a un potere che non vuole fare i conti con persone che hanno una identità, una storia, un ideale, che non hanno rinunciato ai loro desideri e alle loro domande anche sui banchi di scuola. Speriamo che anche altri si mobilitino in questa azione di resistenza a un tentativo di svuotare totalmente la scuola della sua identità. Il punto di partenza di questa resistenza non sono degli slogan ideologici contrapposti, ma una esperienza quotidiana in atto che continuamente interessa, affascina e aggrega persone giovani e adulte.
Questi sono i luoghi di resistenza a una deriva ideologica e insensata della scuola italiana.
Sono grato a “Culturacattolica” che diffonde queste esperienze. Se il ministro della P.I. le volesse conoscere e incontrare assisteremmo anche a un cambiamento dell’azione politica... Speriamo!

Vai a "Ultime news"