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Cari politici, fatevi illuminare dal Cardinal Bagnasco

Fonte:
CulturaCattolica.it

Il nostro paese sta vivendo una problematica seria, drammatica e pericolosa tutta interna alla globalizzazione. Oggi, più che mai, non le merci ma gli uomini sono al centro di questo gigantesco processo storico. Immigrazione, sicurezza e crisi identitarie sono raffigurabili come elementi critici della nostra civiltà. Come muoversi, quali dinamiche attivare, come far corrispondere il diritto alle esigenze umanitarie? Domande che meritano risposte ponderate ma anche precise linee di condotta. La politica, senza distinzioni di sorta, molto preoccupata per l’allarme civile lanciato e frastornata dalla continua richiesta di “sicurezza” si è ritrovata prigioniera delle logiche del consenso e quindi estremamente vulnerabile al cospetto dell’accusa di manifesta incapacità. Tutto questo ha provocato una cristallizzazione delle posizioni, da un lato il tentativo di eludere la realtà del problema, dall’altro l’acutizzazione dello stesso. Entrambe le posizioni tendono ad assecondare la volontà di appartenenza e facendolo rischiano, anche quando nascono da volonterosa preoccupazione, di produrre esclusione e diffidenza nei confronti dell’altro. Questo accade sia nei confronti dell’immigrato, sia del comunitario non assimilabile ai nostri canoni, sia in riferimento a colui che ha un substrato culturale differente dal nostro pur essendo indigeno. La vera preoccupazione quindi è prima di tutto sociale, legata ai meccanismi che producono senso comune. Si sta facendo strada un pensiero anaffettivo che all’interno di una comunità è l’elemento più deleterio che si potrebbe incontrare. Fuori da questo schema si sta muovendo la Chiesa italiana. La vera novità, l’unica proposta davvero ponderata e allo stesso tempo proficua e culturalmente alta si deve al Presidente della Cei, Cardinal Angelo Bagnasco. Non appaia strano che questa affermazione giunga da uno come il sottoscritto, privo della “grazia della fede”. Le parole pronunciate in occasione della 58a Assemblea Generale della CEI, sono improntate, infatti, nel solco del “logos”, della Ragione. Provocatoriamente mi verrebbe da dire a fedeli, politici e attori sociali: per una buona volta lasciate che l’ingerenza sia totale, totalizzante. Fatevi illuminare dal Cardinal Bagnasco. La proposta uscita dall’assise di Roma prende il nome di: Patto di cittadinanza.
Con essa si chiede che oltre all’urgenza “di approntare e affinare delle buone politiche volte ad una reale integrazione dei cittadini immigrati che legittimamente soggiornano sul nostro suolo”, è necessario fare un passo in più. “Per gli immigrati che tentano di entrare nel nostro Paese bisogna trovare un continuo equilibrio tra esigenze e attese, tenendo alto il rispetto dei diritti delle persone, che sono poi doveri di civiltà. Pare a me che si debba evitare, per questi nuovi venuti e le loro famiglie, il formarsi di enclave a loro destinate che, se in un primo momento potrebbero apparire una soluzione emergenziale, diventano presto dei ghetti non tollerabili. A chi vuole stabilirsi in Italia si deve arrivare a proporre un patto di cittadinanza che, mettendo in chiaro diritti e doveri, non ricerchi scorciatoie illusorie. L’identità del nostro popolo non è sorta oggi, perché si è consolidata in una storia secolare, e per questo da una parte chiede rispetto e dall’altra rimane aperta e capace di incontrare altre culture, nella prospettiva di un’identità arricchita per tutti. In ogni caso, dobbiamo farci tutti guidare dalla consapevolezza delle dimensioni globali del fenomeno e dal suo carattere emblematico per la nostra epoca.” Cari politici, fatevi illuminare dal Cardinal Bagnasco, parola di un non credente.

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