Denunciateci tutti!
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Carissimi amici,
Come tutti voi ho letto l’amaro ma combattivo sfogo di Magdi, inerente l’attacco frontale che l’estremismo islamico, gli sta riservando attraverso la via giudiziaria. (si può leggere sul sito: www.magdiallam.it). In questi giorni, impegnato in alcuni incontri pubblici, non ho avuto il tempo di fermarmi, riflettere, preparare un commento, eppure in ogni momento libero della giornata, il mio pensiero tornava lì. Gli spostamenti in macchina, quelli che spesso si maledicono per effetto del traffico, delle tangenziali intasate, dei lavori in corso, a volte diventano preziosi, viatico per aprirsi alle domande. Cosa posso fare io? Come posso condividere? Quando un amico prova un disagio, una fatica, quando subisce un’ingiustizia, vorresti essere lì al suo fianco. Vorresti potergli dire, va bene, ora lascia che subisca io. Riposati, dedicati al tuo impegno, concentrati sul tuo lavoro. Un lavoro di libertà, un lavoro per la libertà. Li prendo io oggi gli schiaffi. Ad un amico vorresti poter dir così. In uno splendido volume (“Lettere di fede e di amicizia con Angelo Majo”) Don Luigi Giussani, scriveva così: “Io non voglio vivere inutilmente: è la mia ossessione. E poi tra due amici profondi cosa si desidera? L’aspirazione dell’amicizia è l’unione, è quella di immedesimarsi, impastarsi, diventare la stessa persona, la stessa fisionomia dell’Amico”. Ma come posso fare io, uscendo dalla parafrasi letteraria, a condividere, a sostenere la battaglia? Come posso servirti, come posso “servire”? Servire, è un termine oggi caduto in prescrizione, coniugato solo nella sua accezione negativa. Servire è assistere al compimento, porgere ed offrire ciò che è necessario perché il rito si compi. Servire è tenere il lume, offrire la luce, preparare il terreno perché l’amicizia si dispieghi. Amico ha la stessa radice etimologica di Amore. Servire l’amico, colui che ama ed è riamato. Questo vorrei fare oggi per l’Amico Magdi. Così vorrei che lui sentisse la mia vicinanza, la nostra vicinanza. Non mi interessano i termini delle denuncie, i particolari delle cause civili. Io mi fido. La fiducia per un non credente è la sorella gemella della fede per i credenti. Non ho bisogno di saper nulla. Denunciate anche me, denunciateci tutti! Nel silenzio della politica, dei mass media e dei salotti bene, si sta consumando la mortificazione della nostra civiltà. Un uomo si espone in prima persona, senza scopi personali e senza cercare facili consensi e la nostra società moderna, guarda indifferente. C’è la campagna elettorale ci dicono, interessi superiori, il bene del Paese, i valori. Astrazioni intellettuali, mi verrebbe da dire. La battaglia culturale non ammette deroghe, pause, o concessioni. La nostra solidarietà nasce da un pensiero affettivo nei confronti di Magdi Allam, ma oggi serve una presa di posizione pubblica. Ed allora, procure della Repubblica, Giudici, Tribunali, sappiate che state denunciando tutti noi, sappiate che avete denunciato anche me. Mi avete chiamato in correo. Non mi sono arrivati fax o cartelle giudiziarie, ma mi avete chiamato in causa. Denunciatemi, denunciateci tutti!