Magdi Allam: la mia battaglia contro i taglia-lingua nostrani
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Contro di me una valanga di denunce e processi per costringermi a non scrivere e a non parlare liberamente. Ecco la versione integrale del commento pubblicato sul Corriere della Sera l'11 marzo 2008
Cari amici,
Negli Stati Uniti l’hanno ribattezzata “Jihad by Court”, ossia “la Guerra santa islamica tramite i Tribunali”. Significa assediare e inondare il “nemico dell’islam” di denunce, richieste di rettifica a mezzo stampa, richieste di risarcimento danni, processi penali e civili, fino a costringerlo a capitolare, costringendolo a prendere atto che non gli è più possibile proseguire nell’azione di contrasto dell’estremismo e del terrorismo islamico perché è troppo oneroso il costo in termini di denaro necessario a pagare gli avvocati, di tempo da dedicare alla raccolta del materiale di documentazione atto a comprovare la fondatezza di ciò che si è detto o scritto, di tensione umana per il protrarsi di una vera e propria guerra legale, materiale e psicologica in cui alla fine si rischia di sentirsi soli di fronte ad una centrale del radicalismo islamico globalizzato che dispone di ingenti risorse finanziarie, coadiuvata da una quinta colonna di non musulmani collusi ideologicamente nella condivisione del pregiudizio nei confronti degli Stati Uniti, di Israele e, più in generale, dei valori e dell’identità giudaico-cristiana che sono il fondamento della civiltà occidentale.
Ve lo spiego meglio raccontandovi alcuni particolari di un mio fine settimana.
Venerdì 7 marzo 2008 ricevo per posta nell’ordine: 1) Richiesta risarcimento danni da parte dell’avvocato Luca Bauccio per conto di Rachid Kherigi al-Ghannouchi, con riferimento a quanto ho scritto sul suo conto nel mio ultimo libro “Viva Israele”.
2) Richiesta risarcimento danni da parte dell’avvocato Luca Bauccio per conto dell’Ucoii (Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia), con riferimento al mio articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 4 settembre 2007 dal titolo “Quei predatori d’odio contro gli apostati sono arrivati in Italia”.
3) Richiesta risarcimento danni da parte dell’avv. Luca Bauccio per conto dell’Ucoii con riferimento a ben 9 miei articoli pubblicati sul Corriere della Sera dal 14 settembre 2007 al 25 febbraio 2008.
Nella stessa giornata mi arriva via fax una quarta comunicazione, una richiesta di pubblicazione di rettifica rivolta al Corriere, direttamente da parte del presidente dell’Ucoii, Mohamed Nour Dachan, con riferimento al mio articolo del 25 febbraio 2008 dal titolo “Le nozze islamiche e il rischio di copiare Brown”.
Sabato 8 marzo scarico dalla mia mail una quinta comunicazione, una richiesta da parte dell’Ufficio Legale del Corriere della Sera di una relazione circa la causa civile intentata da al-Ghannouchi per tre miei articoli pubblicati sul giornale. Mentre per posta mi arriva una sesta comunicazione, un “decreto che dispone il giudizio” emesso dall’Ufficio del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano, per una causa intentata da Abdellah Labdidi, imam della moschea Er Rahma di Fermo, in riferimento a un mio articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 30 novembre 2003 dal titolo “Venerdì d’odio in alcune moschee”. Sempre di sabato ho sentito telefonicamente uno dei miei avvocati, Gabriele Gatti, circa un settimo caso giudiziario, una causa intentata contro di me dai responsabili della Grande Moschea di Roma per una dichiarazione resa nel corso di una puntata della trasmissione Otto e mezzo su La7.
La domenica per fortuna l’ho passata indenne. Ma nella prima mattinata di lunedì 10 marzo ho ricevuto un’ottava comunicazione, una telefonata da parte di Bruno Tucci, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, di convocazione per una denuncia inoltrata da Hamza Roberto Piccardo, ex segretario nazionale dell’Ucoii, circa un mio articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 16 gennaio 2007, con il titolo “Poligamia, la moglie che accusa il capo Ucoii”. E nella tarda mattinata ho ricevuto una seconda telefonata da parte di un avvocato del Corriere della Sera, per una nona comunicazione per un confronto circa la causa intentata da tre docenti universitari, Aldo Bernardini, Luigi Cortesi e Claudio Moffa, i cui nomi risultavano tra gli aderenti al sedicente “Consiglio permanente dei Comitati per la resistenza del popolo iracheno”, in riferimento a un mio articolo pubblicato il 23 marzo 2004 dal titolo “Proclami e moschee”.
E’ dura trovarsi ad occuparsi di nove cause in tre giorni. Ed è logorante dover affrontare ininterrottamente decine di cause per anni. Negli Stati Uniti Daniel Pipes ha promosso un ufficio legale che offre consulenza e assistenza gratuita a tutti i cittadini americani che finiscono nel mirino degli estremisti islamici. Sarebbe ora di farlo anche qui in Italia, in Europa, negli stessi paesi musulmani dove tanti intellettuali, giornalisti , donne emancipate e religiosi riformisti sono stati costretti al silenzio dalle condanne a morte esplicite o da minacce velate. In ogni caso gli estremisti islamici e i loro complici sappiano che io non piegherò mai al terrorismo dei taglia-lingua, così come non mi sono lasciato intimidire dal terrorismo dei taglia-gola. Per la mia libertà interiore di parola e di scrittura, che è l’essenza della vera libertà, mi batterò fino all’ultimo.
Andiamo avanti sulla via della verità, della vita e della libertà con i miei migliori auguri di successo e di ogni bene.
Magdi Allam
Ricordo Magdi Allam ad un pranzo l'agosto scorso, si parlava di politica, di amicizia e futuro, e ascoltandolo parlare in modo chiaro e pacato, ho pensato a come deve vedere il futuro, suo e della sua famiglia, un uomo che vive scortato a causa delle cose che pensa e che scrive.
Avrebbe dopo poco partecipato alla presentazione del libro scritto da Gloria Riva, una suora, e Fabio Cavallari, un comunista non credente, lui ne aveva curata la prefazione e raccontava di come sia possibile agli uomini a tutti gli uomini non solo convivere, ma arricchire il proprio sapere e il proprio cuore condividendo la vita e l'esperienza di altri, anche molto lontani da noi.
Leggere questa lettera mi rattrista, mi fa sentire impotente.
Conferma che Magdi Allam aveva ragione, chi non vuole l'integrazione, non vuole la convivenza, non vuole usare la ragione, usa tutti i mezzi anche quelli leciti, messi a disposizione dalla democrazia che tanto contesta, per fermare la sua penna, per rendergli difficile il lavoro e la vita.
Coraggio Magdi, non sei solo.
Soli sono coloro che si sentono forti, perchè tenuti insieme dalla paura e da un'ideologia che acceca il loro cuore e impedisce loro di essere felici e di costruire un futuro sereno per i loro figli.
A te e alla tua coraggiosa famiglia, un abbraccio.
Nerella