Il volto di Cristo nell’arte
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Luino-Novara, non è lungo viaggio. Sono circa novanta i chilometri da percorrere. Un’ora e mezzo di strada. Insomma il trasferimento è agevole, in questo caso agevolato dall’incontro con un’amica. Così, terminata la giornata lavorativa, venerdì 22 febbraio mi sono messo in macchina per raggiungere Novara. Motivo: un incontro dal significativo titolo “Il volto di Cristo nell’arte”. Relatori, Suor Maria Gloria Riva e Rinaldo Iacopino (Padre marianista). Suor Gloria è un’amica, ed è stata ovviamente la sua presenza ad invogliarmi a partecipare all’evento organizzato dall’Associazione “La Nuova Regaldi”. Senza alcun pudore, confesso che difficilmente avrei assistito ad un convegno incentrato sull’excursus della “teologia attraverso le immagini”. La presentazione dell’incontro faceva presagire, una discussione per “addetti ai lavori”, detto in parole semplici una tavola rotonda tra fedeli e studiosi di arte sacra. Essendo il sottoscritto, un non credente, sprovvisto della grazia della fede (espressione rubata a Giuliano Ferrara) mai avrei pensato di parteciparvi. Lo dico con assoluta onestà e senza ovviamente alcun preconcetto, ma con umile realismo. L’amicizia però è costituzionalmente vigorosa, in grado di smuovere tremori e titubanze. Viatico per aperture d’animo e concessioni di fiducia. Mi reco così a Novara in un contesto affascinante ed evocativo come il Salone dell’Arengo, sede duecentesca del primo Comune. Suor Maria Gloria potrebbe sfoderare dotte citazioni, incantare gli astanti con precisi riferimenti teologici e attenersi alle dottrinali ed ineccepibili fonti ecclesiali. In fin dei conti, è una suora di clausura in fase di temporanea esclaustrazione. Una figura che nell’immaginario collettivo contemporaneo incarna la rappresentazione mistica ed ascetica della religione. Il tema, tra l’altro, si presterebbe a questa raffigurazione. “Il volto di Cristo nell’arte” diventa invece L’urlo di Munch, Il Cristo di Arnulf Rainer, la Natività di George la Tour, le parole poetiche di Giovanni Paolo II. Suor Maria Gloria Riva, insomma non racconta un Cristo divino e divinizzato, ma il mistero ed il dolore dell’uomo. Le sue parole fanno breccia nella sensibilità di tutti gli individui, perché non rivolge il suo sguardo nei confronti del solo fedele, ma di tutti gli uomini. Suor Gloria riporta Cristo tra gli uomini, conferisce con le sue parole un ruolo pubblico alla religione ridotta da alcuni a mera questione intima e privata. Quella di Novara è stata una lezione importante, per chi ascoltava, per chi ha organizzato l’incontro e penso anche per lo stesso clero. Chiunque non è in grado di contestualizzare il proprio sapere, rischia di cadere nel vizio dogmatico, nel rito confessionale, nella perfezione dottrinale. Suor Gloria ha guardato negli occhi uno per uno, ha toccato le corde sensibili di ogni convenuto, ha parlato di Dio anche a coloro che non godono della grazia della fede. Questa è la miglior esperienza Cristiana che io conosca. Grazie.