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Lapsus lessicali che smascherano il pregiudizio

Autore:
Brioschi, Gigi
Fonte:
CulturaCattolica.it

In margine ai fatti di questi giorni relativi all’Università La Sapienza e alla visita annullata del Santo Padre, mi pare opportuno evidenziare due piccoli particolari. Si tratta di sottolineature, dato che un chiaro giudizio è stato dato in modo più che adeguato.
Un primo fatto può apparire formale o banalmente lessicale. I 67 firmatari della famosa lettera che ricordava al Rettore la “inopportunità” di invitare Benedetto XVI, in qualunque altra situazione sarebbero stati definiti “docenti”. Docenti universitari, professione fondamentale per la trasmissione del sapere ma comunque situazione comune a migliaia di laureati. Non dimentichiamoli, poco più di un mese fa nelle piazze a rivendicare sicurezza del posto di lavoro e, nulla di male, un migliore trattamento economico. Ma se un mese fa erano lavoratori intellettuali, ora solo quei 67 crediamo, vengono miracolosamente trasformati in “Scienziati”. Sostantivo, per rimanere nel campo delle scienze fisiche, usato per definire personalità del calibro di Einstein o Fermi o andando indietro nel tempo Newton o… Galileo. A questi personaggi i cui lavori riempiono libri di testo e teste di studenti, vengono assimilati i 67. Per quali meriti? E a quale scopo? Una piccola idea la abbiamo. Di fatto un modo di costruire un pre-giudizio. Un fare intendere: comunque termini, anche se stanno sbagliando metodi e tempi, abbiamo a che fare con persone di intelligenza superiore. E se ora non sono riconosciuti e compresi, il futuro già è loro. E noi comuni mortali dovremo adeguarci.
Secondo fatto. Protagonisti gli intellettuali di buon senso e i politici adulti. Volti contriti e dichiarazioni sofferte, ma… Ma invitare Benedetto XVI è stato inopportuno. Attenzione. Non inopportuno invitare un Papa ma “questo Papa, il signor Ratzinger”. E rincarano: altri Papi erano già stati in Università. Paolo VI e perfino, udite udite, Giovanni Paolo II invitato nel 2002 a Roma 3. Ma erano Papi corretti. Cosa significhi questo aggettivo non lo sappiamo, ma ci viene la tentazione di tradurlo con “tanto ormai sono morti”, quindi muti, non in grado di parlare ed annunciare ancora, come hanno fatto nella loro vita, il Vangelo di Cristo. Non è il Papato, istituzione, il nemico da battere per costoro. E’ il Papa, Vicario di Cristo in terra secondo la dottrina cattolica. Il metodo è dividere la vita di tutti i giorni dall’idea. Separare lo spirito, l’elaborazione teorica più o meno colta, dalla carne della vita.
Ci sovviene il finale dei “Dialoghi sull’Anticristo” di Solov’ev. “E il vecchio starets rispose: ‘Ciò che abbiamo di più caro è Cristo stesso’…” Ma mi sento di aggiungere oggi, “e Benedetto XVI” che ci è guida nell’avere caro Cristo.

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