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Contro la discriminazione

Autore:
Guastalla, Guido
Fonte:
CulturaCattolica.it
Riceviamo questa bella riflessione dal nostro amico ebreo Guido Guastalla, che ringraziamo

Premetto che sono fra gli aderenti alla “veglia” di conversazione e meditazione sul carattere illiberale della contestazione del diritto di parola del professor Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI nell’Università La Sapienza di Roma; e credo di essere in buona compagnia, fra l’altro col Prof. Giorgio Israel che alla Sapienza insegna e con il quale mi sono sentito telefonicamente. Ci si può chiedere: “Può un ebreo combattere per la libertà di parola del Papa, nonostante le persecuzioni, il Sillabo, Papa Pio IX e chi più ne ha più ne metta?” Risponderò che non solo può ma che deve farlo e questo per vari motivi.
Innanzitutto le persecuzioni subite non solo non ci autorizzano a farle, ma nemmeno ci possono far gioire vedendole subire dagli altri. In secondo luogo perché molta acqua è passata sotto i ponti del Tevere e del potere temporale della Chiesa. In terzo luogo perché si perseguitano oggi i cattolici e si impedisce loro di parlare, e si perseguiterà domani qualcun altro: la libertà di tutti è la libertà di ciascuno di noi.
Ho letto su Il Tirreno di ieri l’intervista a Piergiorgio Odifreddi, che gira l’Italia in cambio di bei soldoni sonanti e ballanti per presentare un libro scadente e volgare pieno di affermazioni anticlericali di cui i vecchi massoni ottocenteschi oggi si vergognerebbero. Se il clima è questo, si direbbe a Livorno, stiamo freschi! Si preannunciano tempi duri per la civile convivenza.
Il problema è che il ritorno del sacro nella sfera pubblica altera e modifica i consolidati rapporti fra politica e religione, tra stato e chiesa. I vecchi confini fra sacro e secolare vengono rimessi in discussione. Ciò provoca sconcerto in chi aveva creduto nell’idea illuministica di un mondo senza Dio o, comunque di una fede relegata ai margini della società e nel privato.
Purtroppo per loro, la modernità dimostra l’esatto contrario. Il divino, nelle sue diverse accezioni e declinazioni ha ripreso vigore e visibilità, influenzando non solo l’identità religiosa ma anche quella socio-culturale e politica.
A questa risposta i laici non laicisti rispondo pacatamente argomentando correttamente come regolare il traffico in modo che non avvengano scontri: è il caso di eminenti filosofi come Habermas e Rawls o di uomini di fede come appunto il Papa, su cui molti, non avendo letto niente, esprimono giudizi legati all’esteriorità di un accento che non piace. Altri invece si lasciano trascinare da una deriva laicista, che definirei giacobina, fuori dai tempi e in ritardo sulla storia. Il rischio è che comunque possono produrre danni incommensurabili alla civiltà del dialogo e del rispetto reciproco.
Ma noi seguendo uno dei maggiori filosofi liberali del ’900, Karl Popper, promettiamo di essere tolleranti con i tolleranti e intolleranti con gli intolleranti.

Guido Guastalla

Ps: nel momento in cui apprendo con costernazione che il Papa ha dovuto rinunciare alla sua visita alla Sapienza esprimo la mia condanna per un atto di grave illiberalità. Come ha detto giustamente Paolo Mieli “E’ una tragedia”. E’ un brutto momento per la libertà nel nostro paese.

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