Scrivo per necessità
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Scrivo per necessità. Fermo tutta la giornata, il bucato le relazioni per i servizi sociali la pastasciutta, resto attonita, disgustata. Scrivo per necessità di dirlo, io non appartengo a quel popolo idiota. Intellettuali si fanno chiamare, e io non so se sentirmi umiliata o avere pena o provare rabbia, perché l’ignoranza di chi occupa le cattedre della cultura non è ignoranza di poveri è ignoranza di ricchi, quindi colpevole, pericolosa. Chiamare una richiesta di libertà laica un evidente impedimento alla liberà di parola e di frequentazione, se non è malafede è ignoranza. Un atteggiamento oscurantista, fascista, e anticlericale a priori (vale a dire nell’impostazione del pensiero e non nella discussione del pensiero). Sono una donna di cultura di sinistra, cultura di sinistra che mi serve, ahimé quasi quotidianamente, a contestare gran parte della sinistra che vedo oggi rappresentata. Faccio questa precisazione affinché sia evidente che il mio sostegno a Ratzinger sia il sostegno alla bellezza di ascoltarsi, di contestarsi, di riflettere, di condividere, di criticare. Insomma, ciò che dovrebbe essere l’Università. Non una compagnia di simili che si compiacciono a vicenda, ma un luogo dove la realtà sia studiata tutta, perché si impara anche da chi non si condivide (concetto ovvio, credevo). Ogni altra forma di studio è limitante, autoreferenziale, ipocrita. E, nel caso specifico, contraddittoria con i principi stessi che si dice di voler difendere. Guardo con profonda tristezza quegli studenti, vestiti tutti uguali come nostalgici sessantottini, che scambiano l’oscurantismo per rivoluzione, li guardo regredire invece che partire dalle basi per andare avanti, li guardo negarsi mentre credono di affermarsi. Certo, come potrebbero essere diversi, sono allievi di chi dovrebbe portar loro il Sapere, con tutta la sua complessità, e invece allinea le prospettive, assurgendosi a giudice di chi può parlare e chi no, chiamandolo persino libertà. Una lectio magistralis va contrapposta con un’altra lectio magistralis, è così che si definisce lo studio, è così che si costruisce Sapienza.