E mentre tutti dormono i PACS entrano nella scuola e... dalla porta
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In questo giorni, e precisamente il giorno 6 del mese di giugno, è stato firmato il CCNI (contratto Collettivo Nazionale Integrativo) concernente le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie del personale docente e del personale ATA (Amministrativo Tecnico e Ausiliario) per l’anno scolastico 2006/07.
Mentre tutta le stampa si preoccupa di trovare nuovi aggettivi per evidenziare il “privilegio” degli insegnanti di religione cattolica, perché per la prima volta nella storia della scuola italiana anche questi insegnanti possono usufruire di questi istituti, i Pacs (patto civile di solidarietà) entrano nella scuola.
E mi vien da dire che mentre tutti dormono i pacs entrano nella scuola e… dalla porta.
Mi spiego meglio.
Il CCNI tra l’altro regola anche la possibilità dei docenti di avvicinamento alla propria residenza, quindi avvicinarsi alla propria famiglia almeno per un anno, cioè il tempo di validità del Contratto.
Ho detto famiglia, scusate ho sbagliato, perché nel contratto non si parla solo di ricongiungimento al coniuge, ma anche al convivente.
Tale diritto è riconosciuto non solo al coniuge, ma anche al convivente, infatti il comma 1 dell’articolo 7 del CCNI recita così: “L’assegnazione provvisoria può essere richiesta… per uno dei seguenti motivi: ricongiungimento al coniuge o al convivente, purché la stabilità della convivenza risulti da certificazione anagrafica”.
L’allegato 2 dello stesso contratto chiarisce poi che ricongiungersi al coniuge o al convivente da diritto a sei punti.
Questo significa che la equiparazione dei Pacs è stata già raggiunta almeno in sede di contrattazione.
E come è stato scritto sul nostro sito “Siamo tutti testimoni che si è aperta una partita decisiva, inimmaginabile fino a qualche decennio fa, che ha per oggetto la famiglia e attraverso la famiglia la stessa identità umana. La famiglia chiede di essere difesa; ma per difenderla non c’è bisogno di argomenti teologici o religiosi; bastano comuni argomenti umani, perché ciò che la famiglia tutela e promuove è innanzi tutto il bene umano. Chi ritiene che sia giunto il tempo per ripensare in modo assolutamente radicale la realtà della famiglia ha l’onere di provare fino in fondo le sue tesi eversive e di non darle per evidenti; ha il dovere di entrare in un dialogo serrato con chi è di diverso avviso; e soprattutto deve saper e voler rinunciare alle scorciatoie delle provocazioni e delle manifestazioni di piazza, che ben poco aiuto possono dare al confronto e al progresso delle idee. Sarebbe preoccupante se nell’Italia di oggi non ci fosse più uno spazio per un tale stile dialogico”. Attenzione quindi perchè i Pacs stanno entrando nella scuola e dalla porta.
E mi è venuto in mente quando il Pontefice ricevendo i Partecipanti al Congresso internazionale per Studi su Matrimonio e Famiglia della Pontificia Università Lateranense, ha detto: «…Evitare la confusione con altri tipi di unioni basate su un amore debole si presenta oggi con una speciale urgenza. Solo la roccia dell’amore totale e irrevocabile tra uomo e donna è capace di fondare la costruzione di una società che diventa una casa per tutti gli uomini…».