Vicky, il Natale e la speranza
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La lettera di Vicky, donna ugandese malata di AIDS, sta facendo il giro del mondo. In essa, collocata come editoriale del Periodico AVSI “Buone notizie” per le Tende di Natale, si racconta un miracoloso cambiamento, legato sì ad un miglioramento straordinario delle condizioni di salute, ma originato da una radice completamente diversa. Infatti Vicky, abbandonata dal marito, sieropositiva e con tre figli di cui uno malato a sua volta, era ormai alla deriva, senza speranza. Anche la fede la stava abbandonando. Poi un giorno qualcuno la indirizza al Meeting Point di Kampala, una grande opera che accoglie oltre 2000 adulti, quasi tutte donne malate di AIDS, e più di 2000 bambini quasi tutti orfani. Lì Vicky si sente guardata come mai prima:
“Una cosa importante, che non ho mai dimenticato, è il giorno in cui qualcuno mi ha guardato con uno sguardo che aveva in sé i raggi della speranza e dell’amore. In tutto questo tempo io ero costretta a letto, e tutti i miei amici, i parenti, persino i vicini guardavano con rifiuto e disprezzo me e i miei bambini. Con questo sguardo di amore e speranza che qualcuno mi ha rivolto, mi ha mostrato qualcosa che ha portato la vita nel mio spirito e nel mio corpo a pezzi. Mi ha detto: «Vicky! Tu hai un valore, e il tuo valore è più grande del peso della tua malattia e della morte»”.
Come è potuto accadere questo? Lo ha spiegato Rose Busingye, la direttrice del Meeting Point, in una commovente testimonianza svoltasi a Brugherio ai primi di dicembre:
“Ciò di cui l’Africa, ma anche tutto il mondo ha bisogno, è che le persone sappiano chi sono, ma soprattutto DI CHI sono, a chi appartengono: senza questo non ci può essere dignità, stabilità e responsabilità verso sé stessi. Appartenere a qualcuno: il pianto di un bambino orfano e di un bambino con la mamma sono completamente diversi: il primo è un urlo di disperazione, il secondo è un grido di aiuto rivolto a qualcuno. Quando dici sì a Cristo per appartenergli non sai come Cristo userà questo sì: proprio come la Madonna, ha detto sì e poi il suo lavoro era far crescere quel Bambino, dargli da mangiare...
E’ la coscienza di ciò che ti sta generando in questo istante che cambia il mondo, quello che cambia gli altri è proprio Gesù quando gli hai detto sì, e così abbracci come abbraccia Lui, respiri come Lui; Lui non ha paura del nostro niente, quando dici sì viene davvero e cambia Lui. Al Meeting Point io faccio quello che devo fare: do le medicine ai malati, gli parlo... dico: “Il valore di ciò che sei è più grande di ciò che puoi immaginare, e tu stesso sei responsabile”. Il mio lavoro è dire a chi incontro: “Tu sei grande, tu hai un valore infinito”. Ho scoperto questo da quando io stessa ho detto sì, con totalità, con gratuità”. Ecco l’impossibile che diventa realtà quotidiana: il Natale è questa compagnia straordinaria di un Dio che non ha paura del nostro niente. Così nasce nel mondo un uomo nuovo, diverso, capace di miracoli. Vicky e Rose sono miracoli viventi, fatti di speranza generati dal Natale di Cristo. “Sul mondo sfinito rinasce/ il Fiore della speranza” (liturgia ambrosiana).