Uomini Scimmie Robot
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Con sguardo profetico, il Meeting di Rimini 1983 mise a tema "Uomini Scimmie Robot", ossia l'origine, il destino, la natura dell'uomo: cogliendo da un lato i rischi di disumanizzazione dello scientismo e di una tecnologia sempre più impregnata di orgoglio ribelle; dall'altro la confusione incombente di una omologazione materialista ed animalista. Tutto si sta puntualmente avverando: la roboetica è da poco diventata oggetto di studi e di convegni, ponendo però una domanda fondamentale: se non si sa chi è l'uomo, quale etica sarà infusa nel robot umanoide? E la deriva zapaterista ha aggiunto un altro tassello all'"abolizione dell'uomo", chiedendo di equiparare i diritti delle grandi scimmie a quelli umani.
«Il Progetto Grande Scimmia, che una proposta parlamentare socialista chiederà al governo spagnolo di sostenere, è estremamente chiaro e punta a quella che definisce "un'idea radicale ma semplice: includere gli antropoidi non umani in una comunità di eguali, concedendogli la protezione morale e legale di cui godono attualmente solo gli esseri umani". E obiettivo finale è quello di far approvare dall'Onu "una carta dei diritti fondamentali delle grandi scimmie"» (da una notizia dell'ANSA).
Grande è la confusione sotto il cielo. A 20 anni dalla catastrofe di Chernobyl, è più che mai attuale l'osservazione di don Giussani sulla "Chernobyl dell'io": una disastrosa incapacità di percepire l'umano e la sua natura. Questo decadimento antropologico minaccia l'umanità come e più che le bombe atomiche: «Se si trascura il proprio io, è impossibile che siano miei i rapporti con la vita, che la vita stessa (il cielo, la donna, l'amico, la musica) sia mia... La conseguenza inevitabile e letteralmente tragica di tale confusione in cui si "dissolve" la realtà dell'io è il "dissolvimento" del termine tu. L'uomo di oggi non sa dire coscientemente "tu"a nessuno. In ciò sta la radice ultima e apparentemente nascosta della violenza e della ricerca di potere che oggi determinano largamente i rapporti usuali tra le persone: essi, infatti, si basano perlopiù sulla sistematica riduzione dell'altro a un disegno di possesso e di uso, sulla assenza di qualsiasi stupore e commozione per l'esistenza dell'altro» (L. Giussani, Alla ricerca del volto umano, Rizzoli 1995).
Tutti noi incontriamo quotidianamente gli esiti di tale decadimento: sono i vari "ismi" della nostra epoca: lo scetticismo, il relativismo, lo scientismo, il nichilismo. E' contro questi "ismi" che si combattono le nuove battaglie della ragione.
Antonio Socci cita Chesterton nel suo libro "Uno strano cristiano": "...Con l'abolizione della realtà viaggia dunque la destituzione della ragione. C'erano già i primi segni ai tempi di Chesterton: «Tutto verrà negato. Tutto diverrà un credo… Si negheranno perfino «le pietre per strada, riaffermarle diverrà un dogma religioso». Chesterton aggiunge i suoi ironici paradossi per indicare quale compito avrebbe aspettato la nostra generazione: «Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo la incredibile virtù e l'incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, incredibile universo che ci fissa in volto…»
Chi può combattere queste battaglie, se non un soggetto nuovo, cui per Grazia è stato dato di riscoprire la propria umanità? "L'incontro con l'avvenimento cristiano è da duemila anni l'incontro con un fenomeno umano (un uomo, una compagnia di persone) nel quale la passione per la scoperta del proprio volto e l'apertura alla realtà risultano "stranamente" presenti" (L. Giussani, cit.). E' solo l'affezione e l'appartenenza a Cristo risorto e vivente nel mistero della Sua Chiesa che ci rende uomini nuovi, capaci di resistere come sentinelle sui baluardi dell'umano. Per amore e per la salvezza del mondo.