Condividi:

“Torna indietro, Attila!”

Fonte:
CulturaCattolica.it

È stata come una scommessa: non solo il male deve fare notizia. Non se ne può più di tutti questi scandali, bisogna anche rischiare nel comunicare il bene. E in una settimana abbiamo raggiunto quasi mille firme (non poche se pensiamo che questo è già per molti un tempo di vacanza). Insieme alle firme poi abbiamo raccolto un gran numero di commenti, e non solo di chi era scandalizzato del male e della «gratuita» pubblicità che ne veniva fatta, ma soprattutto di chi ha riconosciuto che questo è e deve essere un tempo di testimonianza.
Grazie a tutti voi che ci avete sostenuto. L’impegno alla presenza vogliamo viverlo, personalmente, come sito e con tutti voi. E sappiamo che questa è la Chiesa, e sarà presente con i nostri volti. E non abbiamo paura di testimoniarla negli ambienti in cui siamo chiamati a viverla. Questo è il vero senso del «Noi sì» con cui abbiamo sottolineato questa certezza. Non una forma di orgoglio, ma la consapevolezza che la Chiesa è viva solo nella missione «opportune et importune», direbbe San Paolo.
Certo ci accorgiamo che i tempi si fanno difficili: cresce in modo sempre più imponente la forza dei nemici di Cristo e della Chiesa, e sembra che essi abbiano sempre più audience, mentre per fortuna il bene ha dalla sua quel grande alleato che è il cuore dell’uomo, di ogni uomo. E questo ci fa sicuri e baldanzosi.

Lo spettacolo della vita pubblica ci pare sempre più un teatrino delle meschinità, e il bene comune sempre più distante dalle preoccupazioni di chi ci governa o di chi vorrebbe governarci.
Lenin una volta scrisse un libretto dal titolo «Che fare?». Noi sappiamo che la domanda più vera è: «Chi sono io?» e solo se riconosciamo il volto di chi ci ha generato al gusto della vita e della sua bellezza potremo dare nuovo fiato e speranza alle generazioni che attendono solo una parola di verità e di amore. Per questo non ci mancano né la voglia né gli esempi, a cominciare dal grande Benedetto che non demorde nell’indicarci il cammino.
Ma lasciate che vi trascriva parte della conclusione di un bel libro che ho appena finito di leggere e che vi invito a prendere in mano in questo tempo di vacanza. Si tratta di Attila, di Louis De Wohl. Narra l’incontro decisivo tra Attila e papa Leone, ultima sfida tra la libertà e il bene, da una parte, e una forza selvaggia che desiderava mettere tutto al proprio servizio, dall’altra.

Ecco il testo:
Leone scosse il capo. «Non sono venuto a chiedere nulla per me.»
Gli occhi obliqui si restrinsero: «Non chiedermi grazie per l’imperatore, non le merita. Non voglio sentir nulla di quanto viene da lui. Dimentica di essere l’uomo dell’imperatore».
«Non sono l’uomo dell’imperatore, Attila. Il vescovo di Roma non è soggetto a nessuno: è il padre di tutti i cristiani e soggetto soltanto a Dio. Perciò lo si chiama papa, il padre.»
[…]
«Ho dimenticato tutti i dubbi» esclamò ruvidamente Attila. «E domani passerò all’attacco. Fra una settimana sarò a Roma, alla testa del mio esercito. Chi può trattenermi?»
Ma il vecchio riprese a parlare… «Non hai niente da vendicare, Attila. Ogni vendetta appartiene a Dio.»
Un ruggito come di belva: «E che mi rimane allora, se non la vendetta? Io sono la spada di Puru!».
«Brucia Roma, e risorgerà dalle ceneri. Non saresti il primo a tentarlo; e non sfuggiresti alla tua sorte.»
Sputò la sua risposta, tremante d’odio: «Ciò che io distruggo non rinasce più: stanne certo!».
[…] Attila aveva lo sguardo irrigidito. «Non ho mai visto una cosa simile. Che vuoi tu da me?»
«Io? Niente: te l’ho già detto.» Ma la voce dolce si era rifatta dura e tagliente. «Dio ti ha già detto ciò che vuole da te. Ora basta, la misura è piena. Torna indietro, Attila.»
[…]
Leone si diresse lentamente verso di lui e Attila vide che aveva gli occhi serrati.
«Torna indietro, Attila» sussurrò Leone. «Vinci te stesso e torna indietro, e non ritornare mai più. Poiché, se tu decidessi di ritornare, verseresti il tuo sangue.»
E passando davanti ad Attila uscì dalla tenda.

Vai a "Abbiamo detto... Gli Editoriali"