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Su spalle di giganti: umanizzare la cultura

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
Un altro gigante, un modello per la missione oggi. Così Benedetto XVI ha proposto mercoledì 11 marzo la figura di san Bonifacio, apostolo dei Germani nell’VIII secolo. Il Cristianesimo favorisce la diffusione della cultura e il progresso dell’uomo.

«Oggi ci soffermiamo su un grande missionario dell’VIII secolo, che ha diffuso il cristianesimo nell’Europa centrale, proprio nella mia patria: san Bonifacio, passato alla storia come l’“apostolo dei germani”… Con grande senso del dovere egli scriveva in una delle sue lettere: “Stiamo saldi nella lotta nel giorno del Signore, poiché sono giorni di afflizione e di miseria… Non siamo cani muti, né osservatori taciturni, né mercenari che fuggono davanti ai lupi! Siamo invece Pastori solerti che vegliano sul gregge di Cristo, che annunciano alle persone importanti e a quelle comuni, ai ricchi e ai poveri la volontà di Dio… nei tempi opportuni e non opportuni…” (Epistulae, 3,352.354:MGH).
A distanza di secoli, quale messaggio possiamo noi oggi raccogliere dall’insegnamento e dalla prodigiosa attività di questo grande missionario e martire… per rinnovare la nostra fede, per dare il dono del Vangelo all’uomo del nostro tempo e umanizzare la cultura?» [Benedetto XVI, Udienza Generale, 11 marzo 2009].

Tre evidenze
- Una prima evidenza si impone a chi accosta Bonifacio: la centralità della Parola di Dio, vissuta e interpretata nella fede della Chiesa, Parola che egli visse, predicò e testimoniò fino al dono supremo di sé nel martirio. Fattosi avanti ad una banda di pagani con fronte serena, vietò ai suoi di combattere dicendo: “Cessate, figlioli, dai combattimenti, abbandonate la guerra, poiché la testimonianza della Scrittura ci ammonisce di non rendere male per male, ma bene per male. Ecco il giorno da tempo desiderato, ecco il tempo della nostra fine è venuto; Coraggio nel Signore!” Era talmente appassionato della Parola del Signore, di poter trasmettere il dono del Vangelo e anche di umanizzare al cultura da sentire l’urgenza e il dovere di portarla agli altri, anche a proprio personale rischio. Su di essa poggiava quella fede alla cui diffusione, per rafforzala in lui donandola, si era solennemente impegnato al momento della sua consacrazione episcopale: “Io professo integralmente la purità della santa fede cattolica e con l’aiuto di Dio voglio restare nell’unità di questa fede, nella quale senza alcun dubbio sta tutta la salvezza dei cristiani (Epist.12 in S. Bonifatii Epistolae, ed. cit., p.29).
- La seconda evidenza, molto importante, che emerge dalla vita di Bonifacio è la sua fedele comunione con la Sede Apostolica, che era il punto fermo e centrale del suo lavoro missionario, egli sempre conservò tale comunione come regola della sua missione e la lasciò quasi come suo testamento. In una lettera a Papa Zaccaria affermava: “Io non cesso mai d’invitare e di sottoporre all’obbedienza della Sede Apostolica coloro che vogliono restare nella fede cattolica e nell’unità della Chiesa romana e tutti coloro che in questa mia missione Dio mi dà come uditori e discepoli” (Ibidem, p.81). Frutto di questo impegno fu il saldo spirito di coesione intorno al successore di Pietro che Bonifacio trasmise alle Chiese del suo territorio di missione, congiungendo con Roma l’Inghilterra, la Germania, la Francia e contribuendo in misura determinante a porre quelle radici cristiane dell’Europa che avrebbero prodotto fecondi frutti nei secoli successivi.
- Per una terza evidenza Bonifacio si mostra alla nostra attenzione: egli promosse l’incontro tra la cultura romano – cristiana e la cultura germanica. Sapeva infatti che umanizzare ed evangelizzare la cultura era parte integrante della sua missione di Vescovo. Trasmettendo l’antico patrimonio di valori cristiani, egli innestò nelle popolazioni germaniche un nuovo stile di vita più umano, più attraente, più credibile, grazie al quale venivano meglio rispettati i diritti inalienabili di ogni persona. Da autentico figlio di san Benedetto, egli seppe unire preghiera e lavoro (manuale e intellettuale), penna e aratro.
La testimonianza coraggiosa di Bonifacio è un invito per tutti noi ad accogliere nella nostra vita la Parola di Dio come punto di riferimento essenziale, ad amare appassionatamente la Chiesa, a sentirci corresponsabili del suo futuro, a cercare l’unità attorno al successore di Pietro.

Umanizzare ed evangelizzare la cultura
Allo stesso tempo, egli ci ricorda che il cristianesimo, favorendo la diffusione della cultura, promuove il progresso di ogni uomo. Sta a noi, ora, essere all’altezza di un così prestigioso patrimonio e farlo fruttificare a vantaggio delle generazioni che verranno.
“Mi impressiona – ha concluso Benedetto XVI – sempre questo suo zelo ardente per il Vangelo: a quarant’anni esce da una vita monastica bella e fruttuosa, da una vita di monaco e di professore per annunciare il vangelo ai semplici, ai barbari; a ottant’anni ancora una volta, va in una zona dove prevede il suo martirio. Paragonando questa sua fede ardente, questo zelo per il Vangelo alla nostra fede così spesso tiepida e burocratizzata, vediamo cosa dobbiamo fare e come rinnovare la nostra fede, per dare in dono al nostro tempo la perla preziosa del Vangelo”.
Bonifacio era consapevole che fa parte della missione evangelizzatrice evangelizzare e umanizzare la cultura, soprattutto oggi di fronte alla drammatica frattura tra Vangelo e cultura.

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