Sono i nostri auguri di Natale
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(Salmo 63)

C’è silenzio, in duomo, e alla luce flebile delle candele mi accosto al presepe. In primo piano la sabbia, poi muschio, le pecore, i pastori, la grotta. Un’oasi nel deserto. E’ lì che stanotte si compirà quel che era stato annunciato. Stanotte come quella notte. Là, dentro quella grotta. Là, in quella mangiatoia.
Noi qui, nel deserto piatto della routine, o perduti tra le dune. Ogni giorno le saliamo affaticati nelle membra e nel cuore (… che sia lì in alto ciò che cerchiamo? O dietro, forse, nascosto allo sguardo?…) Sì, dietro le dune, più in là, in quell’oasi stanotte l’Eterno irromperà nella storia. Ora come allora. Lui, padrone del tempo, alfa ed omega di tutte le cose. Lui, il Bambinello: la crepa tra il prima e il dopo. Crepa che divide e ponte che ri-unisce e dà senso a ciò che fu e che sarà.
Guardo Maria e Giuseppe in attesa, e i pastori, e le pecore immobili (… sì, accadrà ancora, stanotte…), e intanto penso a noi: alla nostra corsa di criceti su ruote che girano e girano e girano per riportarci sempre lì, al punto di partenza. Tanta fatica per nulla, dietro quelle sbarre che ci siamo scelti, che ci hanno dato.
C’è silenzio, in duomo. Là fuori corre la gente, e si affanna, e quest’anno - l’han detto - per la prima volta a Natale molti terranno aperti i negozi. Anche l’uno e il due novembre. Anche la domenica. Un altro modo per farci credere che il tempo non è di Dio: è nostro - vuoi vedere? - lo controlliamo e lo spezzettiamo in turni di lavoro. E così un giorno vale l’altro, e così anche il 25 dicembre diventa una data qualsiasi, come le dune del deserto in cui siamo, così simili da confonderci, da farci perdere la strada…
Cammini cammini, nel deserto, attratto, in principio, dalla bellezza del paesaggio, dalle impronte giocose lasciate dal vento, ma poi è l’acqua, è ristoro ciò che cerca il tuo cuore. Non l’illusione di pozze che son solo un miraggio! Senz’acqua si muore… si muore… si muore…
In piedi, da sola, davanti al presepe, alla luce flebile delle candele lo sguardo si spinge oltre la sabbia, più in là. Con gli occhi di bambina fisso il tappeto verde, il muschio, e la vita che sbuca, imprevista, improvvisa. E’ lì che desidero andare, mi dico. Qualche altro passo ancora e poi in fila, dietro i pastori. Qui con loro, i più semplici dei semplici, sento che non ho paura. Tendo l’orecchio in silenzio, in attesa.
Un vagito…