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Solo la verità può farci liberi

Fonte:
CulturaCattolica.it

C’è una caratteristica di questo Papa Benedetto che ha del profetico, e riapre alla speranza ogni giorno. Tutti siamo spesso invischiati nelle conseguenze dei nostri errori, e non riusciamo a sfuggire al dilemma: condanna o assoluzione. Naturalmente mettendo noi stessi nel novero di quelli che devono essere assolti.
Questo atteggiamento normalmente non produce altro che steccati e incomprensioni, non sa riconoscere il bene, è fondamentalmente sterile. Basta guardare ai siti avversari del cristianesimo (ai vari atei online), ma anche a certa apologetica che sembra priva di ogni senso critico.
Il Papa invece no: quando parla sa riconoscere, in maniera disarmante, la verità, ma questa in lui è sempre coniugata alla misericordia. In questo Benedetto XVI è profondamente evangelico, perché non schiaccia mai l’errante riducendolo al suo errore, ma, come Nostro Signore, sa indicare una via di riscatto, percorribile da tutti. Mostra una verità che può diventare esperienza per tutti, senza umiliare nessuno.
Pensavo a queste cose quando ho letto il brano del suo discorso in Gran Bretagna che riporto sotto. Come sarebbe bello ripartire da qui, e capire che non si tratta di vincitori e vinti, ma di dare solo spazio alla verità che, «facendoci liberi» ci apre alla vera speranza!

«La religione […] per i legislatori non è un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico nella nazione. In tale contesto, non posso che esprimere la mia preoccupazione di fronte alla crescente marginalizzazione della religione, in particolare del Cristianesimo, che sta prendendo piede in alcuni ambienti, anche in nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande valore. Vi sono alcuni che sostengono che la voce della religione andrebbe messa a tacere, o tutt’al più relegata alla sfera puramente privata. Vi sono alcuni che sostengono che la celebrazione pubblica di festività come il Natale andrebbe scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna. E vi sono altri ancora che – paradossalmente con lo scopo di eliminare le discriminazioni – ritengono che i cristiani che rivestono cariche pubbliche dovrebbero, in determinati casi, agire contro la propria coscienza. Questi sono segni preoccupanti dell’incapacità di tenere nel giusto conto non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e di religione, ma anche il ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica. Vorrei pertanto invitare tutti voi, ciascuno nelle rispettive sfere di influenza, a cercare vie per promuovere ed incoraggiare il dialogo tra fede e ragione ad ogni livello della vita nazionale.»

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