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San Francesco "non era solo un ambientalista o un pacifista. Era soprattutto un uomo convertito"

Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it

"Qui, ad Albano, ho sentito, è stata fatta una rappresentazione della vita di san Francesco. Impegnarsi in questo senso vuol dire entrare nella personalità di san Francesco, del suo tempo, e così allargare la propria personalità… Non era solo un ambientalista o un pacifista. Era soprattutto un uomo convertito" (Benedetto XVI).
Questo giudizio sulla non ideologia del Santo di Assisi, Benedetto XVI l'ha dato giovedì 28 agosto 2006, incontrando i Sacerdoti della Diocesi di Albano.
Benedetto XVI, una settimana prima, ha espresso la preoccupazione della Chiesa per il degrado ambientale e continua a ripetere, come i suoi predecessori, che il percorso della guerra per la soluzione dei problemi, delle tensioni locali e globali è un fallimento non solo per i vinti ma anche per i vincitori. Cosa significa allora che san Francesco non era "solo un ambientalista o un pacifista. Era soprattutto un uomo convertito"?
Ogni persona umana possiede dentro di sé una apertura originaria alla realtà in tutti gli ambiti, ha quindi il dono della ragione per un percorso alla verità che libera dalla schiavitù dell'ignoranza sul «chi sono?» «da dove vengo e dove vado?» «perché la presenza del male?» «cosa ci sarà dopo questa vita?» E Gesù ha rivendicato la capacità per tutti gli uomini di essere "filosofi", nonostante la goccia di veleno del peccato originale che rende difficile ma non impossibile il percorso. Cioè, ogni uomo semplice può comprendere le realtà della vita altrettanto bene quanto le comprendono i dotti; anzi meglio dei dotti e dei potenti per i quali è sempre in agguato di più la "goccia di veleno" dell'ideologia, alternativa ad ogni dialogo. La verità che libera è l'apertura, la contemplazione dell'orizzonte globale della realtà in tutti gli ambiti, con il rimando al trascendente Creatore di tutte le creature, al Donatore divino di ogni dono. Ma se si oscura l'apertura originaria dell'io assolutizzando, idolatrando, per esempio, l'ambito ambientale o quello della pace come fossero gli unici e senza il rimando al fondamento, si cade nell'ideologia che rende incapaci di dialogo, cioè dell'unico percorso verso la pace.
Non c'è solo l'ambito dell'ambiente com'è, c'è anche lo sviluppo possibile. Non c'è solo l'ambito della pace, ma anche quello della difesa soprattutto dei deboli, l'ambito della giustizia di fronte a tante ingiustizie. Oltretutto l'io umano non è mosso solo dall'idea della pace, ma è inscindibilmente intelligenza, volontà, affettività e innalzamento della mente. Cioè, oltre all'impegno responsabile, l'uomo può pregare il Donatore divino che in connubio con il lavoro umano, con l'impegno di ogni uomo di buona volontà, rende possibile plasmare in meglio il mondo e l'umanità.
Nell'ideologia ambientalista e pacifista c'è un ambito della realtà, della verità che la cultura cattolica, universale non può non riconoscere nel suo apporto particolare; ma assolutizzando, idolatrando questo ambito l'uomo dissolve anche se stesso impedendo quel dialogo, alternativo ad ogni ideologia, che è il vero percorso risolutivo di ogni guerra.
«Può essere un'educazione – ha proseguito Benedetto XVI – ad allargare la personalità, ad entrare in un contesto di tradizione cristiana, a riscegliere la sete di conoscere meglio da dove ha attinto questo santo… Ho letto con grande piacere che il Vescovo di Assisi, Mons. Sorrentino, proprio per ovviare a questo "abuso" della figura di san Francesco, in occasione dell'VIII centenario della sua conversione vuol indire un "Anno di conversione", per vedere qual è la vera "sfida". Forse tutti noi possiamo un po' animare la gioventù per far capire che cos'è la conversione, collegandoci anche alla figura di san Francesco, per cercare una strada che allarghi la vita. Francesco prima era quasi una specie di "Play-boy". Poi, ha sentito che questo non era sufficiente. Ha sentito la voce del Signore: "Ricostruisci la mia casa". Man mano ha capito cosa voleva dire "costruisci la Casa del Signore».
La fede continua a farsi cultura, e la Chiesa ad incoraggiare la seconda ala (cfr. l'enciclica "Fides et ratio") per volare nella contemplazione della verità, cioè la ragione: le grandi realtà concernenti la natura umana vengono colte in una percezione semplice, come quella di san Francesco, che è fondamentalmente consentita a tutti e che non può mai essere superata del tutto nella riflessione scientifica. Il Creatore ha agito e agisce in modo democratico, cioè a favore dell'uomo comune. Non a tutti gli uomini è permesso di dedicarsi alla scienza filosofica e teologica; a tutti, però, è aperta la via alle grandi intuizioni di fondo. In questo senso il magistero collegiale dei vescovi uniti al Papa ha un carattere democratico. Esso difende la ragione e la fede di tutti, in cui non vi è differenza di classe tra dotti e semplici, tra potenti e senza voce: questa è la cultura universale, la cultura cattolica, anche dell'ambiente e della pace.

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