#Renzi, le unioni civili, ed il desiderio
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Oggi, salvo sorprese, sarà approvata, grazie al colpo di mano della imposizione della fiducia, la legge sulle unioni civili (matrimonio gay a tutti gli effetti “ma con altro nome”, l’on. Scalfarotto dixit) proposta dalla senatrice Cirinnà, ma che, di fatto, possiamo chiamare “Renzi-Alfano”. È ricordare che il governo pone la fiducia solo sui suoi decreti e non su quelli di delega parlamentare. È la prima volta nella storia della Repubblica che accade una cosa simile ed è anche la prima volta che su un ddl che intende regolare una materia etica e “di coscienza” viene posta la fiducia. Si concluderà così il lavoro delle Camere. Poi la legge passerà al vaglio della Presidenza della Repubblica che potrà firmarla oppure rimandarla alle Camere per un riesame, ove ne ravvisasse elementi di incostituzionalità.
La cultura che è alla base di questa brutta legge, si basa:
A) sulla forza del diritto, inteso come pura imposizione al popolo, in spregio alla democrazia sostanziale, di una legge che non ha seguito il libero, dovuto e approfondito dibattito parlamentare;
B) sulla forza del denaro, che serve per affittare uteri e compravendere bambini;
C) sulla forza della tecnoscienza, che permette la selezione dei gameti e dunque della razza. Qualcosa che ci ricorda il nazismo. Questa tecnoscienza consentirà che i bambini, nelle situazioni più semplici, saranno privati della figura materna o paterna. Non parliamo poi delle combinazioni più strane dove il figlio sarà, ad esempio, contemporaneamente figlio, nipote e fratello. Pura pazzia.
D) sulla forza del sentimento, inteso come frutto del puro desiderio che si fa diritto, di nuovi diritti.
E) sulla forza della “ragione strumentale”, non della ragione che si chiede il “perché “, che si apre al Mistero della vita, ma della ragione che si chiede solo il “come”, una ragione chiusa e ripiegata su se stessa.
Tutto ciò noi lo rifiutiamo, ed è per questo che speriamo nel Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché rimandi alle Camere la legge sulle unioni civili sulla base dei dubbi indirettamente espressi dal suo ufficio nel gennaio scorso in risposta ad un parere richiesto dalla Presidenza del Consiglio. In quel caso, il suo ufficio rimandò alla sentenza della Corte Costituzionale n. 138, del 14 aprile 2010. Allora l’Alta Corte, in merito alla ammissibilità del matrimonio omosessuale, affermò che l’unione omosessuale, pur se riconducibile all’art. 2 Cost., rappresenta tuttavia una formazione sociale non idonea a costituire una famiglia fondata sul matrimonio stante l’imprescindibile (potenziale) “finalità procreativa del matrimonio che vale a differenziarlo dall’unione omosessuale”.
Nonostante ciò, il Governo ha fatto di tutto per aggirare da un punto di vista formale, ma non sostanziale, quanto in quella sentenza della Corte fu stabilito, e cioè che “si deve escludere che l’asportazione al riconoscimento dei diritti e dei doveri della coppia omosessuale possa essere realizzata soltanto attraverso una equiparazione delle unioni omosessuali”.
Renzi, per una serie di condizioni politiche e di questioni di potere, riuscirà a far approvare una legge che istituisce un simil-matrimonio omosessuale con il concorso attivo delle forze cattoliche, o sedicenti tali, ricorrendo anche a stratagemmi come la questione di fiducia. Per la verità, ciò è stato possibile anche perché il Pensiero Unico Dominante, che tutti respiriamo, è oramai dilagante. Un pensiero che fa leva su una cultura che ha fatto propria la violazione del principio della indisponibilità della vita, e dunque del divieto della sua manipolazione. Se della vita umana si può disporre come si vuole, allora la si può creare quando e come si desidera, ed a proprio piacimento, anche in quelle condizioni, come le unioni omosessuali, in cui naturalmente ciò sarebbe impossibile. Il diritto assume così una funzione strumentale al potere, serve a rendere giuridicamente lecite, elevandole a “famiglia”, quelle unioni che famiglie non sono, per natura. La manipolazione delle parole serve ad equiparare fittiziamente cose che per natura eguali non sono. Il dato di realtà, come oramai è evidente, non conta più perché l’operare umano è impregnato di una sorta di “gnosticismo” che, oramai da qualche secolo, ha travalicato l’ambito cristiano, per impregnare tutto il pensiero moderno fino ai nostri giorni.
Va da sé, è nell’ordine delle cose, che, una volta che si è violato, e legalizzato, ciò che è e deve essere indisponibile ed inviolabile, cioè la vita umana, è scontato che ne consegua la legalizzazione di una pseudo-famiglia. Ma, altrettanto, va da sé, è nell’ordine delle cose, che ad essa seguiranno i tentativi di legalizzare l’eutanasia (già in corso), l’incesto, la pedofilia ecc., in una marea di cultura nichilista che appare incontenibile e distruttrice di ogni senso e di ogni ragionevolezza.
Questo pseudo razionalismo, di per sé intrinsecamente non aperto al Mistero, non può che portare ad una riduzione della ragione, della libertà, della coscienza che l’uomo ha di sé, e della cultura. Sorge allora la domanda: in questa défaillance, la Chiesa, come mater et magistra, e tutti noi quanta responsabilità portiamo? A tal proposito, torna alla mente il verso dei Cori da “La Rocca” di T. S. Eliot: “È l’umanità che ha abbandonato la Chiesa, o è la Chiesa che ha abbandonato l’umanità?”.
George Orwell nel suo capolavoro “1984”, ben descrive i cupi tempi che stiamo vivendo. Nel suo romanzo, la persona, unica capace di provare piacere e dolore, è ridotta a individuo asservito al soddisfacimento degli interessi del Grande Fratello. Ad un certo punto si dice: “…Già stiamo smantellando quelle abitudini mentali che erano un retaggio della Rivoluzione. Abbiamo infranto ogni legame fra genitori e figli, uomo e uomo, uomo e donna. Oggi nessuno più ha il coraggio di fidarsi di una moglie, di un bambino o di un amico, ma in futuro non ci saranno più né mogli né amici. I BAMBINI SARANNO TOLTI ALLE MADRI ALL’ATTO DELLA NASCITA, così come si tolgono le uova a una gallina. L’istinto sessuale verrà sradicato. La procreazione sarà una formalità annuale, come il rinnovo di una tessera per il razionamento...”.
Vogliamo continuare su questa strada? Crediamo fermamente di no. Speriamo che i giuristi si mettano all’opera per approntare un referendum abrogativo parziale o totale della legge. Io, noi ci saremo. Per questo abbiamo fatto tutto il possibile per opporci a questa nefandezza giuridica, nella convinzione di dover rendere conto a Qualcuno della nostra responsabilità, coscienti, per questo, di rimanere liberi dall’esito.