Quando i temi sono «divisivi»
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«… Io mi domando se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di relazione, l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare con amicizia. Con queste basi umane, sostenute dalla grazia di Dio, è possibile progettare l’unione matrimoniale e familiare per tutta la vita. Il legame matrimoniale e familiare è una cosa seria, lo è per tutti, non solo per i credenti. Vorrei esortare gli intellettuali a non disertare questo tema, come se fosse diventato secondario per l’impegno a favore di una società più libera e più giusta.»
E adesso come la mettiamo, dopo queste parole di Papa Francesco? E chi ci ha detto che di queste cose non bisognava parlare perché sarebbero «temi divisivi» ora che cosa ci racconterà per giustificare il proprio silenzio e l’inerzia di fronte a questa problematica così attuale?
In questi giorni, in un convegno organizzato dalla CEI per i responsabili dell’Insegnamento della Religione Cattolica, davanti alla domanda di un sacerdote di potere avere chiarezza sul tema del gender un autorevole partecipante ha commentato con il suo vicino: «Ma questo qui ha il gender nella testa! Pensa solo a questo». Dobbiamo pensare che anche il Papa non abbia altro per la testa?
E quando ci parla giustamente del genocidio armeno? Ci accoderemo alla schiera dei detrattori?
Chissà se dopo avere incensato il Papa per questo suo presunto silenzio sui temi scottanti ora ci sarà qualche ripensamento e qualche mea culpa? Mi auguro che nel seguire l’insegnamento del Papa si abbia il coraggio di prenderlo tutto sul serio senza censure. E lo si sappia difendere di fronte alla nostra ignavia e all’attacco sconsiderato e violento del potere.