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Perché non amo il Codice da Vinci

Fonte:
CulturaCattolica.it

Ho dovuto leggere (ma non acquistare) il Codice da Vinci: a scuola, già l'altr'anno, gli alunni mi hanno tempestato di domande (e questo è in ogni caso un buon segno, che non sono comunque disposti a bere tutto!). E ho cercato di capirlo, e poi di criticarlo. Mi sono documentato.
E mi sono chiesto come mai questo testo (che non mi sembra proprio il caso di definire un capolavoro - certo è intrigante, in qualche parte piacevole, ma... non esageriamo), come mai - dicevo - raccoglie tanto interesse. E mi pare di avere trovato la risposta, non molto spesso affermata, in queste pagine di Dan Brown stesso:



«Ma me l'hai detto tu che il Nuovo Testamento è basato su falsificazioni.»
Langdon sorrise. «Sophie, tutte le religioni del mondo sono basate su falsificazioni. È la definizione di "fede": accettare quello che riteniamo vero, ma che non siamo in grado di di­mostrare. Ogni religione descrive Dio attraverso metafore, al­legorie e deformazioni della verità, dagli antichi egìzi fino agli attuali insegnamenti di catechismo. Le metafore sono un modo per aiutare la nostra mente a spiegare l'inspiegabile. I pro­blemi sorgono quando cominciamo a credere alla lettera alle nostre metafore
«Perciò sei favorevole a tenere per sempre nascosti i docu­menti del Sangreal?»
«Io sono uno storico. Sono contrario alla distruzione dei do­cumenti, e mi piacerebbe che gli studiosi delle religioni aves­sero maggiori informazioni su cui riflettere per raccontarci l'eccezionale vita di Gesù Cristo.»
«Stai prendendo tutt'e due le posizioni, senza rispondere alla mia domanda.»
«Davvero? La Bibbia rappresenta una guida fondamentale per milioni di persone in tutto il mondo, esattamente come il Corano, la Torah e il Canone Pali offrono una guida ai fedeli di altre religioni. Se noi due trovassimo dei documenti che contraddicono le sacre leggende dell'islam, del giudaismo e del buddismo, dovremmo diffonderle? Dovremmo proclama­re ai buddisti di avere la prova che il Buddha non è mai uscito da un fiore di loto? O che Gesù non è nato da un parto letteralmente verginale? Coloro che comprendono veramente la loro fede sanno che queste storie sono metafore
Sophie lo guardò con scetticismo. «I cattolici praticanti che conosco sono convinti che Cristo camminasse letteralmente sulle acque, trasformasse letteralmente l'acqua in vino e sia nato letteralmente da un parto verginale.»
«È esattamente quanto dicevo» rispose Langdon. «L'allego­ria religiosa è divenuta una parte del tessuto della realtà. E vi­vere in quella realtà aiuta milioni di persone ad affrontare la vita e a essere migliori.» «Ma la loro realtà è falsa!»
Langdon rise. «Non più falsa di quella della crittologa ma­tematica che crede nel numero immaginario i perché la aiuta a decifrare i messaggi in codice.» Sophie aggrottò la fronte...


Come potete vedere ci sono tutti gli ingredienti della mentalità odierna, che Benedetto XVI qualifica con il termine relativismo. E c'è un terribile disprezzo per l'uomo semplice, per il popolo, da tenere costantemente nell'ignoranza.
Quando ho letto questa pagina mi sono ribellato, perché per me è disgustoso trattare così, l'uomo, la persona, il popolo. E mi sono venuti in mente i tanti preti che ho conosciuto, desiderosi di istruire la gente, tutta, con la verità, non con le favole. E mi è venuto in mente il mio papà, che è stato anche Presidente diocesano dell'Azione Cattolica, che mi aveva dato il libro di Galileo - Dialogo sopra i massimi sistemi... - che aveva acquistato in giovinezza (lui che non era laureato, aveva studiato da geometra), insegnandomi a cercare ed amare sempre la verità, senza paura (e questo neanche davanti ai potenti).
E ho apprezzato con maggiore simpatia la Chiesa che, con il giudizio chiaro sui vangeli apocrifi, ha salvato l'uomo dalle «pie menzogne», o dalle «metafore», come dice Brown.
È questo amore alla verità e amore all'uomo che non traspaiono dalle pagine di questo romanzo, tanto meno dalla introduzione che, dopo avere con presunzione affermato, nelle prime edizioni, che «tutte le descrizioni di opere d'arte e architettoniche, di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà» deve, nelle successive edizioni riconoscere che [contrordine compagni!] «questo libro è un'opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dell'autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o defunte, è assolutamente casuale».

Non amo essere preso in giro, non amo il disprezzo per il popolo, e per questo non amo questo romanzo (e neppure andrò a vedere il film).

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