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Papa Francesco sulla famiglia: un compito attuale per tutti noi

Fonte:
CulturaCattolica.it
In questi tempi l’esperienza più affascinante è quella di incontrare uomini e donne – in Europa e nel mondo – che non sono rassegnati a quel declino (demografico, ma soprattutto morale) che sembra essere una cifra per leggere l’oggi. Così questi segni di speranza indicano a un contesto che non sa leggere i «segni dei tempi», così chiamati ai tempi del Concilio Vaticano II, che il declino non è inevitabile e che si può risorgere, e soprattutto che non si è veri nel presente imitando coloro che portano avanti progetti di morte, in nome di una libertà che, per affermarsi, deve uccidere quelle vite che sono considerate inutili

Abbiamo imparato, nell’esperienza che abbiamo vissuto, a non perdere la speranza. Da giovane recitavo spesso questa preghiera: «Signore, donaci la forza di cambiare le cose che possiamo cambiare, donaci la pazienza di sopportare le cose che non possiamo cambiare, dacci l’intelligenza di capire quali sono le prime e le seconde».
Mi è sempre sembrato un buon criterio, che, se da un lato apriva alla speranza, dall’altro spingeva a una responsabilità baldanzosa.

Questi giorni, come documentato, sono stati l’occasione per vedere in azione questi principi, ed è stato bello potere incontrare i racconti di 40 Days for life, quella esperienza che è stata raccontata nel film UNPLANNED, dialogando con Shawn Carney, il responsabile di quella realtà che, oramai in tutto il mondo, si impegna per difendere la vita sia attraverso la preghiera davanti ai luoghi dove si pratica l’aborto, sia con un impegno culturale e politico che ha dato risultati estremamente positivi. Basti qui ricordare quanto accaduto in Polonia e quanto sta accadendo negli USA.

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Precedentemente ho avuto l’occasione di partecipare all’incontro del FAFCE (la Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche in Europa) e toccare con mano i frutti di un impegno che, per difendere la vita, sostiene, anche con interventi mirati a livello politico in Europa, la famiglia, considerata il «tesoro dell’Europa».

Il 10 giugno, in occasione del XXV anniversario della fondazione di questa associazione, ho potuto partecipare all’incontro con il Santo Padre e al Seminario pomeridiano, che ha raccolto le voci di coloro che, proprio in Europa, sono al servizio della bellezza della famiglia.



Penso che il discorso di Papa Francesco sia una pietra miliare con un valore eccezionale per il bene della nostra società. Eccolo nei suoi passaggi fondamentali:
«... Purtroppo in questo momento l’Europa, e direi specialmente le famiglie in Europa, vivono un momento che per molte è tragico e per tutte è drammatico a causa della guerra in Ucraina. Mi associo alla vostra dichiarazione: «Madri e padri, al di là della loro nazionalità, non vogliono la guerra. La famiglia è la scuola della pace» (Consiglio di Presidenza FAFCE, 6 maggio 2022). Le famiglie e le reti di famiglie sono state e sono in prima linea nell’accoglienza dei rifugiati, specialmente in Lituania, Polonia e Ungheria.

Nel vostro impegno quotidiano per le famiglie, voi svolgete un duplice servizio: portate la loro voce presso le istituzioni europee e lavorate per formare reti di famiglie in tutta Europa. Questa missione è in piena consonanza con il percorso sinodale che stiamo vivendo, per fare sì che la Chiesa diventi più famiglia di famiglie.
Vi ringrazio per il seminario che avete organizzato… [Esso] richiama l’attenzione sulla carenza di nascite in Europa e soprattutto in Italia. Questo inverno demografico è grave; per favore, state attenti! È gravissimo. C’è un legame molto stretto tra questa povertà generativa e il senso della bellezza della famiglia: «La testimonianza della dignità sociale del matrimonio diventerà persuasiva proprio per questa via, la via della testimonianza che attrae» (Catechesi, 29 aprile 2015).
…Vi incoraggio a portare avanti il vostro lavoro per favorire la nascita e il consolidamento di reti di famiglie. È un servizio prezioso, perché c’è bisogno di luoghi, di incontri, di comunità in cui le coppie e le famiglie si sentano accolte, accompagnate, mai sole. È urgente che le Chiese locali, in Europa e non solo, si aprano all’azione dei laici e delle famiglie che accompagnano famiglie.

Viviamo – questo è chiaro – non solo un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento d’epoca. Il vostro lavoro si attua in questo cambiamento, che può provocare a volte il rischio di scoraggiarsi. Ma, con la grazia di Dio, siamo chiamati a lavorare con speranza e fiducia, in comunione effettiva con la Chiesa…
Le sfide sono grandi e sono tutte connesse tra loro. Ad esempio, «non si può parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà fra le generazioni» (Enc. Laudato si’, 159), e questa solidarietà presuppone un equilibrio; ma proprio questo equilibrio manca oggi nella nostra Europa. Un’Europa che invecchia, che non è generativa è un’Europa che non può permettersi di parlare di sostenibilità e fa sempre più fatica a essere solidale. Per questo, voi sottolineate spesso che le politiche familiari non vanno considerate come strumenti del potere degli Stati, ma sono fondate in primis nell’interesse delle famiglie stesse. Gli Stati hanno il compito di eliminare gli ostacoli alla generatività delle famiglie e di riconoscere che la famiglia costituisce un bene comune da premiare, con delle naturali conseguenze positive per tutti.

Inoltre, come ricorda una vostra recente Risoluzione, «il fatto di avere figli non deve mai essere considerato una mancanza di responsabilità nei confronti del creato o delle sue risorse naturali. Il concetto di “impronta ecologica” non può essere applicato ai bambini, poiché essi sono una risorsa indispensabile per il futuro. Vanno invece affrontati il consumismo e l’individualismo, guardando alle famiglie come il miglior esempio di ottimizzazione delle risorse» (FAFCE, Famiglie per uno sviluppo sostenibile e integrale, 26 ottobre 2021).

Parliamo inoltre della piaga della pornografia, che è diffusa ormai ovunque tramite la rete: va denunciata come un attacco permanente alla dignità dell’uomo e della donna. Si tratta non soltanto di proteggere i bambini – compito urgente delle autorità e di noi tutti –, ma anche di dichiarare la pornografia come una minaccia per la salute pubblica. «Sarebbe una grave illusione pensare che una società in cui il consumo abnorme del sesso nella rete dilaga fra gli adulti sia poi capace di proteggere efficacemente i minori» (Discorso ai partecipanti al Congresso “Child Dignity in the Digital World”, 6 ottobre 2017). Le reti di famiglie, in cooperazione con la scuola e le comunità locali, sono fondamentali per prevenire, per combattere questa piaga, sanando le ferite di chi è nel vortice della dipendenza.

La dignità dell’uomo e della donna è minacciata anche dalla pratica inumana e sempre più diffusa dell’“utero in affitto”, in cui le donne, quasi sempre povere, sono sfruttate, e i bambini sono trattati come merce.

La vostra Federazione ha anche una propria responsabilità nel dare testimonianza di unità e lavorare per una pace che sia la grande pace, in questo momento storico nel quale, purtroppo, molte sono le minacce e occorre puntare su ciò che unisce e non su ciò che divide. A tale proposito vi sono riconoscente perché in questi ultimi cinque anni la vostra Federazione ha accolto al suo interno dieci nuove organizzazioni familiari e quattro nuovi Paesi europei, tra cui l’Ucraina.

Infine – e questa è forse la sfida che sta dietro a tutte le altre –, la pandemia ha messo in luce un’altra pandemia, più nascosta, di cui si parla poco: la pandemia della solitudine. Se molte famiglie si sono riscoperte come Chiese domestiche, è vero anche che troppe famiglie hanno fatto esperienza di solitudine, e la loro relazione con i Sacramenti si è fatta spesso meramente virtuale. Le reti di famiglie sono un antidoto alla solitudine. Esse infatti, per loro natura, sono chiamate a non lasciare nessuno indietro, in comunione con i pastori e le Chiese locali.

«L’amore reciproco tra l’uomo e la donna è riflesso dell’amore assoluto e indefettibile con cui Dio ama l’essere umano, destinato ad essere fecondo e a realizzarsi nell’opera comune dell’ordine sociale e della custodia del creato» (Ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, 29 aprile 2022). La famiglia fondata sul matrimonio è, dunque, al centro. È la prima cellula delle nostre comunità e dev’essere riconosciuta come tale, nella sua funzione generativa, unica e irrinunciabile. Non perché sia un’entità ideale e perfetta, non perché sia un modello ideologico, ma perché rappresenta il luogo naturale delle prime relazioni e della generazione: «Quando la famiglia accoglie e va incontro agli altri, specialmente ai poveri e agli abbandonati, è simbolo, testimonianza, partecipazione della maternità della Chiesa» (Esort. ap. Amoris laetitia, 324).

Cari fratelli e sorelle, andate avanti nel vostro servizio!...»

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