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Natale nell’arte

Autore:
Roda, Anna
Fonte:
CulturaCattolica.it
Sarà impossibile in queste vacanze natalizie poter viaggiare, anzi poter solo girare per la propria città. Allora ecco alcuni capolavori artistici, legati a questo tempo di Natale che possono essere un aiuto a vivere le sfide di questo tempo segnato dall’epidemia di Covid 19.
Le opere proposte si trovano tutte a Milano, uno dei luoghi più segnati dal questa seconda ondata della pandemia; una volta superate le criticità potremo vedere di persona i capolavori che ora vedete per immagine.
Immagine 7

Cominciamo il nostro itinerario dall’antica basilica di Sant’Ambrogio, chiesa che è la culla della tradizione e della vita spirituale ambrosiana.
Avviciniamoci al Sarcofago detto di Stilicone (IV secolo), sopra il quale, in epoca medioevale, è stato costruito il pulpito. Sul lato del coperchio, verso l’altare, si trova una delle prime rappresentazioni della Natività conosciute. Gesù è raffigurato in fasce con il volto da adulto adagiato in un sarcofago che fa da culla, immagine che richiama il tema della vita e della morte ricorrente nel Cristianesimo, soprattutto nell’ambito battesimale; ai lati del Bambino vi sono un bue ed un asino che, secondo alcuni, sono immagine dei profeti Isaia e Osea, altri interpretano l’asino come simbolo di Israele e il bue dei Gentili; a fianco dei due animali sono, poi, rappresentati due uccelli che mangiano un grappolo d’uva, uno si nutre con convinzione, l’altro appare più dubbioso, anche in questo caso sembra che il primo sia immagine del popolo d’Israele, più pronto a credere e a “nutrirsi” della fede, mentre l’altro stia ad indicare le maggiori difficoltà dei gentili nell’accogliere il nascente messaggio cristiano. Sottostante alla Natività vi è un fregio a greca che si alterna con un’immagine del sole stilizzato e con una svastica, antichi simboli solari. (Immagine 1)

La prossima tappa è il Grande Museo del Duomo. In una delle prime sale possiamo ammirare il cosiddetto Dittico delle cinque parti; si tratta di una coperta d'evangeliario composta da due valve in avorio, ognuna delle quali è formata da 5 lamelle lavorate a bassorilievo con episodi della vita di Cristo, e simboli e busti degli evangelisti; è un eccezionale capolavoro di arte paleocristiana probabilmente prodotto alla corte di Ravenna alla fine V secolo. Al centro di una delle valve l’Agnello contornato da una ghirlanda di fiori e frutti: è Cristo, agnello innocente sacrificato per la salvezza degli uomini, la ghirlanda è simbolo dell’anno con i diversi frutti che esso produce nelle stagioni che si susseguono, quindi simbolo del trascorrere fecondo del tempo che ha al cuo centro Gesù. Attorno in piccoli riquadri sono raffigurati alcuni episodi dell’Infanzia di Gesù tratti dal Vangeli apocrifi, fino all’entrata di Cristo a Gerusalemme all’inizio della Settimana di Passione. Il registro superiore presenta la Natività: la Vergine, a destra, e Giuseppe (?) a sinistra contemplano il Bambino adagiato nella mangiatoia stretto nei lini che ricordano già la sua morte. Il bue e l’asinello stemperano la solennità del momento. (Immagine 2)

Entriamo in Duomo. Nella quarta finestra dell’ultima navata minore di destra, vediamo la raffigurazione della Nascita di Gesù. In origine l’antello era destinato al grande finestrone meridionale dell’abside, su cui erano e sono ancora presentati gli episodi del Nuovo Testamento. Particolarmente prezioso, essendo uno dei pochi superstiti della fine del XV secolo, l’antello della Natività, è stato da sempre attribuito a Vincenzo Foppa, che ne eseguì il cartone, trasposto poi da Cristoforo e Agostino de Mottis in tessere vitree colorate. Al centro della scena, assolutamente essenziale, vediamo Maria, ricoperta da un ampio mantello azzurro, sulle cui falde è appoggiato il Bambino. Maria è in pensosa preghiera, a mani giunte; Gesù è presentato nel realistico atteggiamento dell’infante che mette una manina in bocca, ma è nudo sulla nuda terra, tranne il manto della madre, segno della sua povera umanità protetta dall’amore di Maria. Personaggi secondari sono Giuseppe, quasi in disparte con lo sguardo preoccupato e la fronte aggrottata, forse ancora incredulo su quanto stava accadendo davanti a lui; il bue e l’asinello intenti a mangiare nella greppia. Un particolare va evidenziato: in cima all’arco dell’edificio classico entro cui è costruita la povera capanna che accoglie la Sacra Famiglia si nota una “crepa”: l’inizio della rovina della chiave di volta dell’arco classico, si tratta di un rimando simbolico alla fine dell’era pagana e all’avvento di quella cristiana per la nascita del Salvatore. (Immagine 3)

La prossima tappa è poco distante dalla cattedrale: San Calimero, antica basilica extramurana, più volte rimaneggiata, presenta ad un altare una Natività attribuita a Marco d’Oggiono (1470- 1549), discepolo di Leonardo da Vinci. Sotto un arco roccioso, oltre il quale si nota un bellissimo paesaggio sfumato, con boschi e montagne, in un cielo limpido nel quale risplende la stella cometa, vediamo la Nascita di Gesù. Sopra un prato fitto di erbe, da possibili valori simbolici, vediamo il piccolo Gesù accudito con amore da due angioletti, uno addirittura con rispetto e devozione gli bacia una manina. Ma lo sguardo del piccolo è rivolto alla madre. L’ampio manto della Madonna, sulle cui falde il piccolo riposa, ricopre completamente la donna sottolineando il suo silenzioso atteggiamento di preghiera e adorazione. All’altro lato si trova Giuseppe con le mani aperte in segno di vigile protezione. Completano l’intima scena familiare un terzo angioletto che suona un liuto e una figura quasi monocroma all’estremo margine di destra: si tratta di un pastore che con discrezione osserva il piccolo Gesù. (Immagine 4)

Dobbiamo ora spostarci dal centro città, raggiungere la periferia ovest, lì dove un tempo c’erano campi e rogge e dove venne edificato per volere dei Visconti la Certosa di Milano, più nota ora come Certosa di Garegnano. La zona absidale è completamente decorata dall’estro di Simone Peterzano (1540- 1599) con scene relative alla vita di Gesù. A sinistra vediamo la Natività. Al centro della composizione si trova la Sacra famiglia, Maria e Giuseppe inginocchiati adorano il Bambino che riposa in una culla; alle loro spalle la stalla diroccata, dove sono assenti l’asinello e il bue. In lontananza l’annuncio degli angeli ai pastori, mentre in primo piano la folla dei pastori raffigurati anche in modo realistico e caricaturale. (Immagine 5) A destra si vede la più fastosa scena con i Re Magi. Da lontano vediamo lo snodarsi del corteo con animali esotici; in primo piano a sinistra Maria con il Figlio sulle ginocchia, protetta da Giuseppe; i tre sono davanti ai ruderi di una piccola casa, nella quale notiamo l’asinello. A destra lo splendore orientale dei Magi: l’anziano re è già prostrato in adorazione, il secondo si sta preparando, il terzo moro, con turbante e abiti sgargianti, si sta facendo togliere gli speroni da un giovane servo. (Immagine 6)

L’ultima tappa del nostro itinerario è la Pinacoteca Ambrosiana. L’urbinate Barocci si formò sulle opere di Raffaello, di Correggio e degli artisti veneti, da cui ricavò i personalissimi effetti di colore e dolcezza dei tratti a cui aggiunse una delicatissima portata emotiva; fu anche un uomo di profondissima fede, tanto da dipingere quasi solamente quadri di soggetto religioso. Nella deliziosa e notturna Natività di Gesù con i pastori, commissionata da Francesco Maria II della Rovere e da questi poi donata alla regina di Spagna, Margherita d’Austria, il cui originale si trova al Prado di Madrid, Barocci ambienta il sacro evento in una stalla, secondo la tradizionale iconografia. Gesù Bambino in primo piano, deposto in una mangiatoia e vegliato dal bue e dall’asinello, emana un alone di luce divina che illumina una giovanissima, casta e delicata Vergine, inginocchiata di fronte al figlio in amorevole adorazione, con le braccia aperte, accogliente. Accanto a lei si notano i poveri bagagli della coppia: un cesto con un avanzo di pane e un sacco bianco. San Giuseppe, sul fondo, aprendo la porta della stalla, indica con un gesto ampio ai pastori il piccolo nato. Oltre la porta, nel buio e nel freddo della notte, appaiono i volti incuriositi di due pastori e una pecorella. Anche noi siamo come quei due pastorelli: nel buio di questi tempi ci affacciamo curiosi e pieni di speranza sul Mistero del Natale che ogni anno ci raggiunge e ci ridona una speranza, la Speranza. (Immagine 7)

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