Mons. Anzaghi è salito al cielo
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Ricordo come fosse ieri l’incontro con don Enrico. Ero in montagna con la parrocchia di Angera, con don Carlo Gerosa, mio compagno, in attesa di notizie sulla mia futura ordinazione sacerdotale, ed ecco che vengono i Carabinieri ad invitarmi al posto di telefono pubblico per le 17 di quel giorno di agosto, forse come oggi (non c’erano ancora i cellulari e i carabinieri svolgevano questo compito con sollecitudine). Dopo essermi precipitato a Venegono in Seminario e avere sentito dal Rettore Maggiore che, sciolte le riserve, sarei stato ordinato sacerdote in breve tempo, andai a trovare a San Felice don Enrico, per presentarmi a lui che sarebbe stato il mio parroco. Ero però all’oscuro di quale sarebbe stata la data della ordinazione.
Pochi giorni dopo – oramai non ero più in montagna – ricevo una telefonata che mi è rimasta nel cuore e nella mente in maniera indimenticabile.
Era don Enrico, che mi disse pressappoco così: «Mi hanno detto di non dirti la data fissata per la tua ordinazione – sarebbe stata il 22 settembre di quell’anno – ma come si fa a tenere segreta questa notizia. Sarò anch’io alla celebrazione e ti imporrò anch’io le mani».
Divenni sacerdote e ho vissuto quei 13 anni in Parrocchia a San Felice imparando da lui il senso della vita sacerdotale. Spero di avere altre occasioni per ricordare quello che ho imparato da un maestro come lui. Certo è che mi ha trasmesso il senso di una fede e di una Chiesa che è appassionata alla vita del popolo, punto di riferimento, di giudizio e di compassione. Quando anni dopo ho sentito con commozione quanto Giovanni Paolo II affermava della fede (“Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non intensamente pensata, non fedelmente vissuta”) ho scoperto che questo è stato il suo criterio per una pastorale che ha educato un intero quartiere, quella parrocchia di un quartiere residenziale che si voleva modello di modernità dove la Chiesa è diventata il cuore dell’esperienza umana dei suoi abitanti.
Per questo con Mons. Negri, che lo ha conosciuto e stimato, abbiamo scritto insieme questo necrologio: |
In questi anni in cui Mons. Enrico ha vissuto nella casa di riposo mi ha sempre commosso e confortato la vicinanza di Renato che quotidianamente lo ha assistito e che mi ha costantemente tenuto aggiornato sulla sua situazione di salute e di cammino spirituale.