Loreto 2007: la piazza e la Casa
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Fossero stati coltivatori di cannabis, no global o ambientalisti radicali, ai 500.000 giovani dell’Agorà 2007 di Loreto gli onori della prima pagina non li avrebbe negati nessuno. E in verità tra gli ambientalisti molti quotidiani hanno cercato di arruolarli, titolando semplicisticamente “Il Papa lancia un appello per salvare la Terra”, nel ghetto delle pagine interne dove sono stati da quasi tutti relegati. Paragonati con una sostanziale incomprensione alle masse amorfe dei tifosi o degli spettatori di concerti rock, questi giovani di Loreto suscitano domande tanto imbarazzanti quanto fastidiose: ma non avevano detto che era il magnetico carisma mediatico di Giovanni Paolo II a calamitarli nei raduni di massa? Come la mettiamo col nuovo Papa? Che cosa li spinge, la abolizione del padre e la morte delle ideologie? E soprattutto, che cosa cercano?
Che tutti, in modo chiaro o confuso, fossero nella grande piana di Montorso con una domanda, è fuori di dubbio. Anche la semplice presenza (qui per di più pellegrinante) è segno di adesione, diceva don Giussani. Mendicanti dunque i giovani, e di fronte al Papa. Come ha scritto Davide Rondoni nell’Editoriale di “Avvenire” martedì 4 settembre, “...è una domanda impressionante di certezza. Una domanda di vita non tradita nei suoi desideri”. “Nel nostro viaggio il capitano sei tu” diceva un cartello nella grande spianata. E il Papa non si è sottratto a questa domanda, l’ha condotta alle sue radici, al cuore. Proprio situandosi a Loreto, luogo straordinariamente unico al mondo per la presenza della Casa dell’Annunciazione. Nell’omelia di domenica 2 settembre Benedetto XVI ha rifatto l’Annuncio dell’Incarnazione, ha additato la Madonna come la “giovane donna” capace di dire sì, di fare spazio a Dio per essere protagonista della nuova Alleanza. Ha contestato la dura pretesa di autosufficienza dell’uomo moderno indicando l’umiltà come via della pienezza dell’umano. Ha collocato il cammino cristiano nell’alveo che gli dà pace: “Non ci si può dire discepoli di Gesù se non si ama e non si segue la sua Chiesa”. Ha riproposto la radice dell’impegno e del cambiamento sociale: edificare la città di Dio con gli uomini, “una città che contemporaneamente cresce dalla terra e scende dal Cielo”. Ha lanciato tutti nella missione, con una suggestiva immagine: “C’è un legame reciproco tra la piazza e la casa. La piazza è... il luogo dell’incontro con gli altri, del dialogo, del confronto; la casa invece è il luogo del raccoglimento e del silenzio interiore, dove la Parola può essere accolta in profondità. Per portare Dio nella piazza, bisogna averlo prima interiorizzato nella casa, come Maria nell’Annunciazione. E viceversa, la casa è aperta sulla piazza: lo suggerisce anche il fatto che la Santa Casa di Loreto ha tre pareti, non quattro: è una Casa aperta, aperta sul mondo, sulla vita, anche su questa Agorà dei giovani italiani”.
Trionfalismo dunque? No, affatto. I giovani, colle loro domande e col loro carico di problemi, di difficoltà, hanno aderito, hanno vissuto un evento di portata incalcolabile; ora l’entusiasmo deve diventare lavoro, cammino di educazione dentro la vita di ogni giorno, verifica paziente. Che i giovani di Loreto incontrino nelle loro Parrocchie, nei movimenti, nella scuola che ricomincia la possibilità di fare esperienza quotidiana di una novità di vita è più che un auspicio; è una preghiera allo Spirito perché sia rinnovata la faccia della Terra, in questo crinale drammatico della storia.