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Giustizia, riconciliazione e pace

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
Abbiamo imparato a riconoscere e ad amare il «dolce Cristo in terra» (come ci ha fatto ripetere la grande santa Caterina da Siena). Con il nostro sito siamo nati perché la «fede che diventa cultura» sia sempre più amata e comunicata: grazie al prezioso e puntuale lavoro di Don Gino Oliosi l’insegnamento del Papa è per noi guida e conforto. E se siamo lieti dei grandi attestati di affetto che in questi giorni si sono manifestati, speriamo anche che siano l’occasione di un serio ripensamento della propria concezione cattolica. Per questo continuiamo e continueremo a dare voce al Papa nella speranza e certezza che la via della Giustizia, riconciliazione e pace passi attraverso la sua parola.

Non ho altro da offrire all’Africa se non la verità di Cristo, capace però di rinnovare il continente

«Con questa visita intendo idealmente abbracciare l’intero continente africano: le sue mille differenze e la sua profonda anima religiosa; le sue antiche culture e il suo faticoso cammino di sviluppo e riconciliazione; i suoi gravi problemi, le sue dolorose ferite e le sue potenziali speranze.
Il Papa non ha altro da offrire all’Africa se non la verità di Cristo, capace però di rinnovare il continente, perché genera una irresistibile forza di pace e di riconciliazione profonda e radicale.
La Chiesa non persegue obiettivi economici, sociali e politici» [Benedetto XVI, Angelus, 15 marzo 2009].

“Giustizia, riconciliazione e pace” saranno, dalle 10,20 di partenza fino al 23 marzo, le sue tre parole d’ordine, come lo sono per gli episcopati cattolici africani impegnati a ricostruire le loro società dai saccheggi coloniali, da classi politiche locali corrotte e inadeguate, da epidemie che hanno mietuto milioni di vittime (solo per l’Aids sono 17 milioni i morti africani) e da guerre senza scopo e senza fine. Solo nel recente conflitto della Repubblica democratica del Congo hanno perso la vita più persone che durante la Seconda Guerra Mondiale, anche se in pochi nel mondo occidentale se ne sono accorti. In Angola, dove il Papa farà tappa, la guerra civile, durata 27 anni, si è conclusa nel 2002 ed ha lasciato dietro di sé macerie, milioni di morti e di orfani. Mentre Benedetto sbarca in Africa, decine di conflitti sono tutt’ora in corso, a partire dal Darfur.

Quasi un miliardo di persone, 1800 lingue ed etnie, un’aspettativa di vita di 46 anni contro i 79 dei Paesi ricchi occidentali, oltre 400 milioni di persone che vivono sotto la soglia della povertà. Primati di guerre, malattie, corruzione. Ma anche di futuro: più della metà della popolazione è composta da bambini che non hanno ancora compiuto i 17 anni. E’ questa l’Africa, l’intero continente che il Papa intende idealmente abbracciare dal 17 al 23 marzo, a cominciare dai 157 milioni di cattolici, oggi sul 17% dell’intera popolazione continentale.
Alla vigilia della partenza, Benedetto XVI ha detto di pensare soprattutto “alle vittime della fame, delle malattie, dei conflitti fratricidi e di ogni forma di violenza che purtroppo continua a colpire adulti e bambini, senza risparmiare missionari, sacerdoti, religiosi, religiose e volontari”. Camerun dal 17 al 20, Angola dal 21 al 23, i due paesi scelti dal Papa, rispecchiano nel bene e nel male il Continente.
Il Camerun con le sue 250 etnie, le sue divisioni linguistiche e la sua pluralità religiosa. L’Angola con le sue incredibili ricchezze naturali, (su cui hanno già messo le mani Stati Uniti e Cina), le sue povertà estreme, la voglia di ricostruire. Molti saranno i momenti simbolici del viaggio pontificio: dall’incontro con il mondo dei malati al rito solenne per consegnare le linee guida del prossimo Sinodo africano in ottobre a Roma (a Yaounde’ – Camerun); dall’udienza alle “mamas”, le donne africane, fino alla messa con i giovani nello stadio, a Luanda, Angola. Alle nuove generazioni africane, il Papa parlerà in modo particolarmente convincente. In loro è il domani dell’Africa ed anche della Chiesa cattolica, cresciuta – nei decenni post-conciliari – a ritmi impensabili altrove e oggi può contare su 157 milioni di cattolici, il 17% dell’intera popolazione continentale. Ci sono tante vocazioni sacerdotali ed oggi attraverso la Fidei donum aiutano anche l’Italia.

Quanto ha affermato Benedetto XVI, durante il viaggio verso l’Africa
L’epidemia – dal sito Papa Ratzinger blog (2) – di Aids “non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi aumentano i problemi. Unica strada efficace è quella di un “rinnovo spirituale e umano” nella sessualità. Il Papa ha ricordato che la Chiesa cattolica fa tanto in Africa contro l’Aids. “E’ una tragedia che non si può superare solo con i soldi, non si può superare con la distribuzione di preservativi, che anzi aumentano i problemi”. Serve invece un comportamento umano morale e corretto e una grande attenzione verso i malati: “soffrire con i sofferenti”.
La Chiesa in Africa è vicina ai poveri e ai sofferenti, ma non è esente da peccati e deve purificarsi. Rispondendo a chi gli chiedeva se oltre la quantità sia necessaria anche la qualità della presenza cattolica nel continente nero, il Papa ha osservato che anche la Chiesa non è “una società perfetta”. Per la purificazione delle strutture occorre “una purificazione dei cuori”: senza giusti non è possibile una società giusta.
Benedetto ha anche parlato dell’aggressività dei nuovi movimenti protestanti: “E’ vero – ha ammesso – in Africa ci sono problemi con le sette. Noi non annunciamo miracoli e prosperità, al contrario di loro”. Tuttavia, ha spiegato, queste nuove chiese sono “molto instabili” e il cattolicesimo può fronteggiarle grazie alla sua struttura e alla sua unità. “Abbiamo una rete – ha concluso – che supera il tribalismo”.
Durante la conferenza stampa a bordo dell’aereo in viaggio verso la capitale del Camerun, il Papa ha poi lanciato un appello alla solidarietà internazionale perché non lasci sprofondare l’Africa sotto il peso della crisi economica. Benedetto XVI ha però ribadito che il mondo della finanza e dell’economia devono ritrovare la centralità dell’etica. “Questa crisi economica – ha osservato – è il prodotto di un deficit dell’etica” e per convertire i cuori la Chiesa può contribuire molto. Benedetto XVI ha anche annunciato che di questo parlerà nella sua prossima enciclica. “Era quasi pronta – ha rivelato – ma poi è intervenuta la recessione globale e abbiamo dovuto rilavorarci proprio per offrire un messaggio all’umanità in questa congiuntura”.

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