Condividi:

Editoriale - Immacolata Concezione?

Fonte:
CulturaCattolica.it
NO GRAZIE: voglio pensare positivo



Come è possibile credere ancora oggi al mito del Peccato Originale?
Come si può sostenere che persino un bambino non sia innocente?
Come liberarci dalla pessimistica tendenza a parlare di “peccato”?

Semplicemente perché è vero e tutti ne facciamo esperienza.

Penso: guarda le sue manine, sono piccole e perfette. Ha già le unghiette lunghe a cinque giorni dalla nascita. Dorme tranquillo mentre il suo nasino, un po’ all’insù, incorona due guanciotte simpatiche.
Perfetto: è un bambino perfetto. I suoi piedini, poi, mi fanno impazzire.
“Che ne sarà di lui da grande?” chiedo a mio marito, e non nascondo la mia preoccupazione.
Piccolo, puro, perfetto… si potrà solo rovinare in un mondo marcio come il nostro.
Così, con semplicità, quella sera decidemmo di provare: dovevamo fare di tutto perché la sua INNOCENZA (ecco la parola giusta!) non venisse rovinata da nulla. Perché, si sa, è la società, i pregiudizi, la vecchia morale che distrugge la naturale bontà dell’uomo. Poi lo diceva anche il Vangelo: “se non diventerete come bambini…”.
Così ha frequentato un nido dove poteva fare esperienza di ciò che lo attraeva senza che nessuno interferisse, una scuola materna tutta tesa a lasciargli la massima libertà, una scuola elementare senza classi né regole che imponessero degli schemi: soprattutto senza che nessuno gli mettesse in testa superstizioni, paure, tabù. Una educazione “naturale” in tutti i sensi, perché la natura è vera madre di meraviglia, pace e sintonia con se stessi. Certo sarebbe stato meglio poter vivere su un’isola deserta, ma oggi non è possibile. Così abbiamo deciso di cambiare continente e di fargli frequentare le nostre scuole medie, inferiori e superiori, su e giù per stati, culture e popoli diversi.
Doveva conoscere tutto per poter scegliere, pensavamo.
Oggi dirige una fattoria ecologica.
Vegetariano, pacifista e di ampie vedute riguardo all’orientamento sessuale. Cosa desiderare di più?
Abbiamo fatto l’Uomo Nuovo. Era così semplice…



Che peccato.
Che grande peccato che fosse un sogno (o un incubo?).
Io non sono “naturalmente” buono. Nessuno, neanche un bambino, è “naturalmente” buono.
Sono nato che già mi mancava qualcosa, e tutto l’amore dei miei genitori non poteva darmelo.
Ma cosa?
Una ferita, in me, dentro nel mio “io” più profondo, mi ha spinto da allora a cercare ciò che mi manca. E mi spinge in ogni modo, con furia ossessiva, a ripiegare verso di me, verso una ingordigia insaziabile di esistenza, ogni mia azione, ogni mio gesto, ogni mio pensiero.
Cosa mi manca? Vorrei esistere per mia capacità, vorrei essere origine di me stesso, vorrei darmi la vita. Vorrei che ogni altro essere si chinasse di fronte a me, al mio valore, alla mia bellezza.
Mi manca l’origine di me, che non sono io.
Ma vorrei essere io, vorrei essere dio.
E anche se in qualche momento mi sembra di ottenere ciò che cerco, subito mi sfugge.
Infatti mi ammalo, invecchio, imbruttisco e soprattutto muoio.
Io muoio del mio non essere dio.
E se amo l’altro, in fondo cerco ancora me, il mio benessere, la mia soddisfazione.
E anche se l’amassi davvero, non posso salvarlo dalla morte.
Si può strapparmi dal cuore questa ferita mortale? Posso dire “io” senza il dolore, o la fregatura, di non essere dio? Non mi sono voluto io! che dannazione è questa vita?

E se invece potesse accadere? Se fossi liberato da questo peccato, orrendo peccato, di voler essere dio? Cosa sarei? Sarei davvero dio?

Ciò che si narra nel terzo capitolo della Genesi accade nel nostro cuore da sempre.
Il dramma del Peccato Originale, di quel tentativo di voler essere dio liberandoci dalla dipendenza da Dio, è una realtà scritta nel più profondo di noi, di ognuno di noi, di ogni bambino, di ogni uomo, di ogni vecchio.
Ma è una “malattia ereditaria” dalla quale è possibile guarire.
Dio si è fatto uomo perché questa guarigione potesse accadere, perché questa ferita potesse chiudersi. Siamo salvi.
Possiamo accogliere Chi ci ha fatti. Possiamo ritrovare in noi stessi la Radice da cui veniamo, e che non siamo noi. Possiamo, così vincere la morte.
La storia di Maria è certa speranza per ognuno di noi. Preservata dal Peccato Originale ha accolto, ha generato il Suo Creatore.
Senza lotte, senza antagonismo tra se e Dio.

Storia antica e storia nuova.
Sono passati 150 anni.
Il beato Pio IX voleva legare la proclamazione del dogma all’esplicita condanna di tutti gli errori del suo tempo, che erano esattamente legati all’idea che l’uomo è buono per natura e non ha bisogno di nessuno per salvarsi, tantomeno Dio, che va eliminato come ogni superstizione di fronte alla scienza, che renderà l’uomo padrone di se stesso e del mondo intero.
In realtà nacquero due distinti documenti: il primo che proclamava il Dogma dell’Immacolata (Ineffabilis Deus) e un documento di chiara condanna (poi pubblicato col nome di Sillabo).
Il significato del Dogma è che Gesù salva l’uomo, non l’uomo salva l’uomo.
Nessuna “bontà naturale”, nessuno sforzo, nessuna acrobazia educativa ci rende ciò che non siamo: non siamo innocenti.

Ma dall’umile realismo che accoglie la salvezza nasce una creatura nuova.
Ciò è possibile solo, assolutamente solo, grazie a Gesù Cristo, nato, morto, risorto per noi,
Diventiamo nuovi: tutta l’energia profusa a cercare di salvarci ripiegandoci su di noi, diventa impeto creativo, fecondo, intelligente di amore.
Capaci di dono sincero di noi stessi perché non ossessionati dal voler salvare noi stessi.
Come Dio, appunto.

Non celebriamo la ricorrenza di un Dogma.
Veniamo investiti dall’annuncio che la nostra vita non è un assurdo desiderio impossibile.
Accogliendo Dio che in Gesù salva la nostra umanità, diventiamo costruttori di un mondo nuovo.
Per questo vale la pena di mettere al mondo i figli, di accettare di non poterne avere, di educare, di lavorare, di fare carità, politica, sport, musica…
Possiamo esistere senza cercare di rapinare la vita che ci è data in dono.
Bisogna dirlo a tutti, è troppo vero, troppo bello.
L’uomo nuovo, cioè la dedizione all’educazione, costruendo asili e scuole che educano facendo conoscere Gesù, la missione nel mondo del lavoro, le battaglie culturali, l’amore a chi soffre, muore e patisce la fatica di un handicap… tutto questo nasce dal semplice sacramento del Battesimo.
Per questo Gesù dice: “Andate e battezzate ogni uomo nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
O dobbiamo strappare anche questa pagina del Vangelo in nome della tolleranza, del dialogo, del pensare positivo?

Vai a "Abbiamo detto... Gli Editoriali"