Editoriale - Con il Papa: "L'Europa o sarà cristiana o non sarà"
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Per fiorire ci vogliono le radici.
Esse affondano nella terra, non hanno apparenza né bellezza, eppure sono il segreto vero della vita.
Per regola di natura nessuna pianta si separa dalle proprie radici.
Ma l'uomo è diverso.
Non può fare a meno delle radici, questo no, mai.
Ma deve aderirvi con la totalità della propria libertà.
Viceversa la libertà si ammala.
Sembra strano che solo il Papa parli di questa grave malattia. Per la verità ne parlava anche Madre Teresa di Calcutta, come della "più grande malattia", che rende l'uomo incapace di fiorire, lo rende sterile e impotente. Non ama, nel migliore dei casi. Odia, nella normalità.
Mentre scene evidenti mostrano l'imbestiamento dell'uomo (che arriva non semplicemente a uccidere ma a sgozzare davanti a telecamere o a trattare gli uomini da bestie, solo perché prigionieri) l'Europa vara una carta costituzionale in cui, con una lotta durissima guidata dal presidente francese, non si fa cenno al cristianesimo. Non tanto come principio ispiratore e unificante dei punti che seguono e che dovrebbero essere fondamentali per l'unità dei popoli, ma neppure come pallido, incolore, insapore e blando richiamo nel preambolo.
Ciò che il Papa ha continuato sempre e con grande insistenza a richiamare non è stato accolto da uomini che dicono di essere cristiani.
Ma ci si vergogna di Cristo.
Due sono i punti gravi in questione.
Il primo
Giovanni Paolo II non rivendica per la propria parte (i cattolici) un "peso" politico. Dal 1978 ci richiama al bivio in cui siamo: o una società dell'amore o una società della morte.
Il cristianesimo ha saputo mettere insieme popoli diversissimi e violenti perché è capace di educare il cuore dell'uomo. Educarlo significa non indottrinarlo o plagiarlo, ma scoprirne la grandezza, vertiginosa, e la fragilità. Così l'uomo, decisamente più libero, può diventare se stesso, imparando ad amare e a rifuggire il male, ed imparando a chiedere perdono e a convertirsi.
Bisogna uccidere se stessi per uccidere l'altro uomo. Solo l'amore è credibile, ma cosa sia l'amore lo si vede guardando il Crocifisso.
Gesù Cristo non è morto per i "suoi" contro qualcuno, ma per tutti.
Il Papa conosce benissimo il fatto che non tutti credono in Cristo ed è per questo che non si vergogna di annunciare a tutti Cristo, perché solo l'incontro con Lui permette la libertà dell'uomo.
In un pallido paragone si potrebbe dire che io non ti posso imporre di amare una persona ma posso svelarti che una persona ti ama fino a morire per te. Allora tu diventi più libero perché ti interroghi sul tuo valore e sull'amore a cui devi rispondere.
Perché i milioni di stranieri che arrivano in Italia trovano gente che li aiuta ma che non dice loro per Chi lo fa? Se ti sfamo ma non ti dico perché sei importante, ti tratto sempre da bestia. E allora, per altri, è meglio trattarti sempre da bestia e risparmiare sul cibo.
Il secondo
Non seguendo il Papa molti cattolici e, purtroppo, molti preti che non sono fedeli alla Chiesa Cattolica, credono che il cristianesimo sia un certo modo di pensare, una opinione, un'idea di parte.
Gesù è il Salvatore di chi ci crede. Gli altri, che sono (ed è vero) fratelli, vanno accolti e basta.
Certo è giusto accogliere ma è sbagliato considerare che sia di parte (e quindi da mettere da parte) il segreto per cui la nostra civiltà è umana. Non devo importi nulla, ma nascondere il segreto è impedire l'attuarsi della tua libertà.
La nostra società, che corre verso un assurdo paganesimo di ritorno, dove tutto è vero a patto che tu ci credi, non è certo una società cristiana.
Ma questa è la sfida: mostrare come una società che è libera e umana perché è stata cristiana, accetti questa storia con affetto e rispetto per costruire un mondo umano, dove cioè sia possibile conoscere le radici per confrontarsi con tutto e tutti al fine di trovare la verità.
Ciò che è in crisi oggi è questa tensione alla verità che è la struttura fondamentale della ragione e dell'affetto umano.
Questa tensione noi cristiani dobbiamo tenerla viva in noi e in tutti.
Ma se diciamo anche noi che non si può parlare di verità perché è un atteggiamento "intollerante", allora svendiamo Gesù Cristo e impediamo agli uomini di incontrarlo.
Troppe prediche, troppi articoli di giornali cattolici, spingono in questa direzione.
Ma non seguendo il Papa si disperde il Popolo di Dio.
Noi non ci stiamo
Questo clima che toglie la speranza a noi cristiani, ha radice in un senso di colpa costruito ad arte e culturalmente sostenuto dall'idea che il cristianesimo sia alla radice di tutti i mali dell'umanità.
Questo accadde anche con Gesù e con i primi cristiani accusati di essere "nemici dell'umanità".
Solo che i primi cristiani sapevano che non era vero, e morivano martiri per amore.
Il rischio è che molti cristiani oggi credano di essere colpevoli e mentre molti muoiono ancora martiri per amore, molti altri tacciono per vergogna.
Non è una grande giornata per l'Europa.
Diciamoci la verità: è una giornata nera in cui i pochi, che hanno deciso per tutti, si sono vergognati delle proprie radici e hanno deciso di tagliarle a tutti.
Ma per grazia di Dio noi, prima che europei o italiani, siamo cristiani e solo nella radicale fedeltà a Gesù Cristo saremo anche cittadini veri in questo o quello stato in cui viviamo.
Lo stato non è Dio e nessuno ci costringerà a sacrificare all'imperatore.
Questo è per l'amore che abbiamo verso tutti, poiché amiamo la verità che non è nostra ma ci è venuta incontro per incontrare, attraverso noi, tutti.
Come scrissero i primi cristiani in una lettera attualissima (Lettera a Diogneto)
I cristiani infatti non si differenziano dagli altri uomini né per territorio né per lingua o abiti. Essi non abitano in città proprie né parlano un linguaggio inusitato; la vita che conducono non ha nulla di strano. La loro dottrina non è frutto di considerazioni e elucubrazioni di persone curiose, né si fanno promotori, come alcuni, di una qualche teoria umana. Abitando nelle città greche e barbare, come a ciascuno è toccato, e uniformandosi alle usanze locali per quanto concerne abbigliamento, il vitto e il resto della vita quotidiana, mostrano il carattere mirabile e straordinario, a detta di tutti, del loro sistema di vita. Abitano nella propria patria, ma come stranieri, partecipano a tutto come cittadini, e tutto sopportano come forestieri; ogni terra straniera è loro patria e ogni patria è terra straniera.
Si sposano come tutti, generano figli, ma non espongono i neonati. Hanno in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti e da tutti sono perseguitati. Non sono conosciuti, eppure vengono condannati; sono uccisi, e tuttavia sono vivificati. Sono poveri e arricchiscono molti; mancano di tutto e di tutto abbondano. Sono disprezzati, ma nel disprezzo acquistano gloria; vengono bestemmiati e al tempo stesso si rende testimonianza alla loro giustizia. Vengono oltraggiati e benedicono; sono insultati, e invece rendono onore. Benché compiano il bene, vengono puniti come malfattori; benché puniti, gioiscono, come se ricevessero la vita. Insomma, per dirla in breve, i cristiani svolgono nel mondo la stessa funzione dell'anima nel corpo. (…)
Dio ha assegnato loro un posto così sublime, e a essi non è lecito abbandonarlo.