E se pregassimo per i nostri martiri?
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Open Doors, l’organizzazione che da anni si occupa del macabro censimento dei cristiani perseguitati nel mondo, ha pubblicato i dati relativi al 2019. Salta subito all’occhio il fatto che continui incredibilmente a crescere il numero dei martiri. Nel 2019 sono saliti da 245 a 260 milioni le persone perseguitate in odium fidei nei Paesi della World Watch List, ovvero quelli monitorati da Open Doors. La media giornaliera è impressionante. Ogni giorno che il buon Dio manda in Terra sono ben otto i cristiani che vengono uccisi per la loro fede (2.983). Ventisei sono le chiese e gli edifici connessi, comprese scuole e ospedali religiosi, che subiscono attacchi o che vengono chiusi (9.488). Dieci sono i cristiani arrestati senza processo e incarcerati (3.711). Due i cristiani rapiti (1.052) e ventitré quelli violentati o abusati sessualmente, sempre a causa della propria fede (8.537).
Il primato di Paese più anticristiano continua a detenerlo dal 2002 la Corea del Nord, dove purtroppo non cambiano le stime sui cristiani detenuti nei campi di lavoro per motivi legati alla fede (tra i 50 e i 70 mila). Al secondo, terzo e quarto posto si trovano rispettivamente Afghanistan, Somalia e Libia, dove però la persecuzione non è connessa ad una questione ideologica come in Corea, ma scaturisce dall’esistenza di una società islamica tribale radicalizzata e dall’instabilità endemica di quei Paesi, dove la fede si vive segretamente e se si viene scoperti (specie se ex-musulmani), si rischia anche la pena capitale. Al quinto posto resta stabile il Pakistan, nonostante il 2019 venga ricordato come l’anno del rilascio, o sarebbe meglio dire della fuga, di Asia Bibi. In quel Paese la violenza anticristiana è ai massimi livelli anche nella vita quotidiana, come dimostra la stessa esistenza della famigerata legge contro la blasfemia, tuttora vigente.
Agghiaccianti risultano, poi, le statistiche sulla violenza e gli abusi sessuali, cui bisognerebbe aggiunge la piaga dei matrimoni forzati, fenomeno che viene indicativamente quantificato in circa un migliaio di casi, ma che non può essere realisticamente monitorato perché si tratta di una realtà sommersa di difficile accertamento. Un altro dato significativo riguarda quell’area geografica del mondo in cui si è diffuso il cristianesimo dei primi secoli, ovvero la zona mesopotamica. In Iraq c’erano 1,5 milioni di cristiani prima del 2003, ora si aggirano sui 202.000: un calo dell’87%. In Siria erano 2,2 milioni prima della guerra civile del 2011, ora sono 744.000 circa: un calo del 66%.
I dati ci dicono che siamo difronte ad un vero e proprio genocidio silenziato. Non una parola dai potenti del mondo. Neppure un fiato dalle organizzazioni umanitarie. Bocche serrate dalle istituzioni europee. Sembra di rivivere i tempi della “Chiesa del Silenzio”, espressione che Pio XII utilizzò spesso anche in documenti magisteriali. Anzi, per dirla tutta, fu proprio quel Pontefice oggi tanto ingiustamente vituperato a comporre una preghiera ufficiale per i cristiani perseguitati. Dato che qualcuno se ne è dimenticato, forse sarebbe cosa utile riproporla all’attenzione dei lettori, anche perché credo possa considerarsi il miglior commento ai tragici dati offertici da Open Doors. Ecco il testo:
La preghiera fu composta il 16 luglio 1957 e lo stesso Pio XII concesse il beneficio di un’indulgenza parziale.