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Cultura della vita e cultura della morte

Fonte:
CulturaCattolica.it



"Servizio civile obbligatorio per ragazzi e ragazze, Pacs, legalizzazione della cannabis indica, legalizzazione delle occupazioni di immobili per fini «sociali», trasformazioni radicali della legge Biagi, della legge Fini sulle droghe e della legge sulla fecondazione assistita. Sono i primi passi, anzi, i pre-passi, le proposte di legge appena depositate alla Camera da alcuni parlamentari del centrosinistra che indicano le direzioni che il nuovo governo, non ancora insediato, prenderà nei campi del sociale, del lavoro, dei diritti civili. In alcuni casi si tratta di vere e proprie distruzioni di leggi approvate dal centrodestra, in altre di vecchi temi che vengono immediatamente riproposti con la forza di essere, dopo cinque anni, maggioranza, seppur a margini ristretti. Se il buon giorno si vede dal mattino sono proprio i primi pdl a tracciare la rotta, che sembrerebbe anche più a sinistra di quanto aveva prospettato probabilmente Romano Prodi scrivendo il suo programma di governo con l'intento di conciliare le variegate forze di coalizione. Si tratta di proposte di legge depositate tra il 28 aprile e il 9 maggio. Pdl che vengono piantate a inizio legislatura come delle «bandierine» dai nuovi inquilini della maggioranza in Parlamento". ("Famiglia, lavoro, droga: la sinistra cambierà tutto", di Emanuela Fontana, da "Il Giornale" del 13 maggio 2006).


Dopo la fase di insediamento delle cariche istituzionali, la politica della coalizione vincente comincia a macinare il proprio cammino, rivelando il suo volto più esposto ai rischi di devastazione dell'umano: la realizzazione ideologica di un progetto di uomo e di società. Se in campagna elettorale i temi dominanti apparivano quelli economici, ora le tematiche sociali, caricate di un revanscismo sordamente vendicativo rispetto ai cinque anni del governo precedente, vengono rigidamente riproposte. Zapatero sembra essere il modello di questa strategia, ma il popolo ne è sicuramente la vittima. In questo drammatico frangente, è la Chiesa ad essere sentinella dell'umano: serena, ma inflessibile, essa continua a richiamare gli uomini alla propria dignità, perché non smarriscano la possibilità di realizzare il proprio destino. Recentemente, Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro, rivolgendosi agli uomini e alle donne della propria diocesi, ha richiamato con vigore i "principi non negoziabili" che costituiscono l'estrema frontiera della difesa dell'umano. Ecco ampi stralci del suo intervento, che testimonia una passione per l'uomo cui ogni cristiano può guardare per alimentare la propria missione nel mondo:


«Il grande filosofo George Weigel ha scritto che "le correnti più profonde della storia sono spirituali e culturali, piuttosto che politiche ed economiche… La storia è mossa, a lungo termine, dalla cultura, vale a dire da ciò che gli uomini e le donne onorano, adorano e venerano; da ciò che le società considerano essere vero, buono e nobile; dalle espressioni che esse danno a queste convinzioni nel linguaggio, nella letteratura e nelle arti; da ciò per cui individui e società sono disposti a sacrificarsi"...
La cultura che la Chiesa vive, professa e tende a comunicare è quella che il Servo di Dio Giovanni Paolo II ha definito cultura della vita.
La Chiesa professa l'assoluta positività della vita, dal suo primo esserci, pieno di un valore assoluto fino alla sua inevitabile e misteriosa conclusione: la vita della persona è di Dio, non è nella disponibilità di nessun altro, ma solo di Dio.
Cultura della vita significa anche centralità della persona ed il riconoscimento del suo protagonismo culturale e morale; significa centralità della famiglia in cui ogni persona nasce e matura la propria personalità. Questa famiglia, che noi professiamo insieme cellula fondamentale della Chiesa e della società, è dotata di diritti inalienabili: alla libertà culturale e religiosa, alla libertà della generazione, alla libertà di educazione, dell'aggregazione sociale, dell'intrapresa culturale, sociale ed economica.
La libertà delle famiglie e dei gruppi sociali costituisce la forza che incrementa la vita della società, promovendo quel bene comune che è la libertà delle persone e dei gruppi, in una sintesi vitale di diritti e di doveri.
Sappiamo bene che, in momenti come questi, a questa cultura della vita si contrappone, in modo fortissimo, quella che sempre Giovanni Paolo II ha definito la cultura della morte.
Questo sostanziale disconoscimento del valore della persona e della vita, per cui dilaga nella società un individualismo aberrante, nel quale l'individuo è sottoposto al dominio di poteri forti che sostanzialmente lo distruggono.
All'individuo rimane soltanto la ricerca ossessiva del proprio benessere, in tutti i campi: benessere da perseguire ad ogni costo, anche a costo della propria libertà di coscienza e della propria dignità.
Di fatto domina nella società un nichilismo, al quale si tenta di sfuggire cercando di vivere qualsiasi desiderio come diritto, che deve essere riconosciuto dalla società e dalle sue istituzioni.
I giovani sono le prime drammatiche vittime di questa situazione: quasi abbandonati ai margini della società, dalla quale pure ricevono il più possibile sul piano materiale, senza che vengano accolti da una compagnia reale, che svolga nei loro confronti una seria azione educativa, che maturi in modo critico e responsabile la loro personalità.
Ho una serissima, quasi angosciosa preoccupazione che i nostri giovani non saranno messi in grado di vivere con libertà e responsabilità la loro avventura umana, che è unica e che non può essere contrabbandata da nessun altro valore.
Indicando queste linee della cultura della vita, il vescovo di San Marino-Montefeltro adempie il suo compito di pastore e di guida, non proponendo soluzioni politiche o tecniche, ma indicando valori che nessun credente può impunemente disattendere e che ogni uomo di buona volontà dovrebbe considerare attentamente.
Il vescovo di San Marino-Montefeltro aderisce totalmente all'insegnamento del Papa Benedetto XVI circa quei valori sostanziali della persona e della società che egli ha definito "non negoziabili": vita, famiglia e educazione.
Il vescovo ritiene, per altro, che esista un valore sostanziale e fondamentalissimo, anch'esso "non negoziabile": la vita e la libertà della Chiesa...»


Non è quindi per deferente ossequio formale che il Movimento di Comunione e Liberazione ha inviato al neo-presidente Giorgio Napolitano il seguente telegramma:


«Illustrissimo Presidente, all'inizio di questa Sua nuova e decisiva responsabilità, Le facciamo i più vivi auguri, certi che la lunga storia di appartenenza a una forte tradizione popolare La rende sensibile alla necessità di garantire la libertà espressiva e il pluralismo associativo nel nostro Paese. Per parte nostra, ci senta cordialmente impegnati, com'è da cinquant'anni a questa parte seguendo l'insegnamento di don Luigi Giussani, in un lavoro educativo a favore della crescita umana del nostro popolo...».


La gratitudine per guide sicure, nel popolo che siamo, si unisce in noi alla passione per una testimonianza instancabile, nella nostra vita e nelle nostre opere.

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