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“Cito véniet [anzi, venit] salus tua”!

Autore:
Mazzoleni, Don Dario
Fonte:
CulturaCattolica.it

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Il Natale si avvicina, e nuovamente la Luce incarnata di Dio rischiarerà le tenebre di questo mondo, così che ogni uomo possa ancora una volta decidere di fronte a questa Verità l’esito del suo destino. Mi permetto di farvi già adesso i miei auguri (che sono veri solo se diventano preghiera per voi), perché poi come sacerdote avrò proprio molto da fare! Gli auguri ve li faccio con quanto qui sotto scrivo, commentando quanto don Giussani ha scritto al papa Giovanni Paolo II nella lettera per il 50° anniversario della nascita di CL.

“Oso consegnare nelle mani di Vostra Santità il desiderio di potere servire la Chiesa con il nostro carisma anche attraverso l’inadeguatezza dei nostri limiti umani. Ma proprio i nostri limiti ci urgono nella responsabilità della conversione come cambiamento di mentalità, di umanità diversa. In questo essere continuamente tratti dal nulla all’essere guardiamo a colei che Sua Santità continuamente richiama come la via, il metodo per una familiarità più grande con Cristo: Maria, che come siamo ormai usi ripetere con l’Inno alla vergine di Dante - divenuto preghiera quotidiana -, è «di speranza fontana vivace»”.

“Tratti dal nulla all’essere” da Cristo, nato ex Maria Virgine, segno perfetto di ciò che dovrebbe essere la nostra Compagnia, come possibilità sempre rinnovata di essere il “grembo del “natale” dell’essere nostro: “di speranza fontana vivace”.

“Tratti dal nulla all’essere”. Fatti passare da una incompiutezza costitutiva e continua (“desiderio di potere servire la Chiesa con il nostro carisma anche attraverso l’inadeguatezza dei nostri limiti umani”) ad una felice e luminosa compiutezza. Questo è il Natale. Questo è il riaccadere del carisma, se gli permettiamo di riaccadere.

C’è una bellissima musica che ci può rappresentare questo finale aperto della nostra vita dagli esiti non scontati, ma imprevedibili, e che solo un Avvenimento risolverà. Vi invito ad ascoltarla come una sorta di “volantone” natalizio in note. Si tratta delle prime 22 battute del primo movimento del quartetto per archi di Mozart K 465 n. 19 in Do maggiore, detto “Le dissonanze”, perché il suo inizio ha una composizione musicale irrisolta così come la nostra vita senza Cristo. Ascoltate queste prime battute (se non avete il CD andate su Youtube, per es. https://www.youtube.com/watch?v=08uY0-ehL-w). Si capisce che le 22 battute sono finite, perché poi subito dopo la musica cambia completamente, ve ne accorgerete facilmente.

Se Mozart non avesse proseguito la sua composizione, se la musica si fosse fermata alle 22 battute, questo movimento rimarrebbe non solo incompiuto ma, come detto, irrisolto nel suo proseguimento, perché dal coacervo di note e di segmenti musicali non si potrebbe nemmeno tirare per punti (come si fa in geometria) una risultante melodica riconoscibile: “Siete grandi, siete nobili nel vostro sforzo, ma questo vostro tentativo, pur grande e nobile, rimane triste perché non riesce mai ad andare al fondo. Ne siete incapaci perché siete impotenti a questo scopo. C’è una sproporzione non colmabile tra voi e la stella ultima del cielo, tra voi e Dio. Non potete immaginarvi il mistero” (L. Giussani, Riconoscere Cristo).

Non è una cacofonia questo inizio (il peccato, per quanta violenza generi, non può distruggere la bellezza originaria del nostro essere tratto dal nulla da Dio), ma una fonia informe, un insieme di colorate tessere tonali che attendono di assumere una figura significativa dentro il caleidoscopio dell’ispirazione mozartiana. Molte melodie, anche di tono opposto, potrebbero venirne fuori; la musica iniziale non si capisce a priori in che direzione vada. Non è che manchino delle certezze, delle dominanti o delle toniche, ma manca un filo armonico che sappia prendere in mano il tutto e restituirne una fisionomia significativa, una melodia non più dissonante, ma gradevole o, ancor meglio, meravigliosa. Deve accadere qualcosa; ci vuole un’irruzione dall’alto (“rorate coeli desuper”) che faccia rinascere questo embrione di note che attende di essere partorito, che attende di uscire dal grembo musicale del genio di Mozart in cui è in gestazione. E alla 23a battuta l’eccezionale accade. Le battute precedenti sono afferrate, valorizzate, purificate, unificate, melodicamente ricomposte in qualcosa di più grande di loro stesse. È il “natale”, la rinascita “desuper” di queste note che, altrimenti, sarebbero rimaste orfane di un’ultima paternità, così come può accadere alla nostra esistenza.

L’esito è splendido e scintillante, così come può essere per la nostra vita! Per le note di Mozart “cito véniet [anzi, venit] salus tua”! Del resto, il metodo compositivo di Mozart si caratterizza proprio come una continua irruzione dall’alto; è la ripresentazione in musica dell’Avvenimento cattolico di Dio dentro la nostra umanità, per amore della nostra umanità: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16). Giussani ha tanto amato noi, da sacrificare la sua vita perché Cristo, attraverso il suo carisma donatogli “dall’alto”, vivesse eternamente in noi, per aiutarlo a farci passare “dal nulla all’essere”.

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