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Andarsene dalla Chiesa

Fonte:
CulturaCattolica.it

Non sono ascoltatore assiduo della radio, né, tantomeno, affezionato telespettatore. Non ne soffro, a dire il vero. Però mi capita, quando ne partecipo, di essere provocato e di essere portato ad un giudizio.

Ho ascoltato, in questi giorni, una trasmissione in cui veniva letta una e-mail di un radioascoltatore che prendeva le distanze dalla Chiesa, perché, a suo dire, non era abbastanza severa con Berlusconi. Non entro in merito al giudizio (su cui ci sarebbe tanto da dire). Quello che mi ha colpito è stato il criterio adottato: l’origine del proprio comportamento come reazione alle notizie di stampa. Qui è il problema. Stiamo entrando in un mondo in cui le regole della vita non nascono dalla esperienza (e quindi dalla tradizione, nel senso nobile del termine) ma dalla comunicazione.

E non vale ricordare che la comunicazione è spesso strumento di manipolazione, crea una sudditanza in cui la verità non ha più posto. È certo che se diventa orizzonte, allora per l’uomo non c’è più spazio.

C’è bisogno di una ripresa dell’educazione, e questo significa anche creazione di luoghi dell’umano, alternativi alle mode e al “politically correct”.

E c’è necessità di una “nuova alleanza” di tutti coloro che hanno a cuore il bene dell’uomo, al di là di ogni schieramento e schematismo.

Bisogna rifare l’appello “ai liberi e ai forti”, perché costruiscano una possibilità di dialogo e di lavoro comune. Non si può più concepire ogni lavoro e presenza come un orto chiuso, una “monade” (di Leibniziana memoria) senza porte né finestre, autoreferenziale.

Il bello di Internet è la possibilità di rapporti, intrecci, collaborazioni: bisogna che dentro questo mondo (anche in questo mondo) rinasca una vera capacità di unità. Deve risorgere il senso del compito comune, il superamento del particolarismo - e questo non è affatto uniformità -, l’urgenza di una evangelizzazione che incontri tutti gli uomini. Ricordiamo quanto abbiamo letto nella Lettera a Diogneto: “Ci è dato un compito che non ci è lecito disertare”.

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