2022 06 06 Strage in una chiesa cattolica in Nigeria
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P.S.: senza dimenticare le offese «nostrane» alla nostra religione. Cremona insegna

Uomini armati hanno fatto irruzione nella chiesa di San Francesco Saverio a Owo, nello stato di Ondo, aprendo il fuoco contro i fedeli che celebravano la Pentecoste. Numerose le vittime, tra cui diversi bambini.
Pentecoste di sangue in Nigeria, dove uomini armati di fucili hanno aperto il fuoco contro i fedeli dentro una chiesa cattolica nel Sud Ovest del Paese, uccidendo diverse persone, tra cui molti bambini, che celebravano la Solennità. Secondo una prima ricostruzione, il commando avrebbe anche fatto uso di esplosivi sul finire della Messa. L’attacco è avvenuto nella chiesa di San Francesco Saverio a Owo, nello Stato di Ondo, finora uno dei più pacifici del Paese.
Il cordoglio del Papa
Al dolore generale, “mentre si chiariscono i dettagli dell’accaduto”, si è unito anche il Papa, come informa la Sala Stampa della Santa Sede. “Papa Francesco prega per le vittime e per il Paese, dolorosamente colpiti in un momento di festa, e affida entrambi al Signore, perché invii il Suo Spirito a consolarli”, riferisce il portavoce Matteo Bruni.
Oltre 40 le vittime, timore per i feriti
Secondo fonti locali, le vittime sarebbero oltre quaranta. La paura adesso è per i feriti che, seppur immediatamente soccorsi e trasportati in ospedale, rischiano di non sopravvivere a causa delle profonde lesioni riportate, considerando anche la scarsità dei mezzi sanitari. Medici del luogo, citati dalle agenzie internazionali, riferiscono che molte persone sono giunte in ospedale già privi di vita. In queste ore circolano anche appelli per le donazioni di sangue, soprattutto tramite le reti sociali.
Il vescovo invita alla calma
Nello shock generale, il timore è “che ci siano molti altri morti, molti altri feriti e che la Chiesa sia stata violata”, afferma in un comunicato padre Augustine Ikwu, direttore delle comunicazioni sociali della Diocesi di Ondo, che smentisce la notizia circolata nei primi minuti del rapimento di alcuni fedeli, incluso il parroco. “I sacerdoti sono al sicuro”, spiega. Anche il vescovo della Diocesi, monsignor Jude Ayodeji Arogundade, “è con loro in questo momento difficile”. Proprio il vescovo chiede in questi attimi di terrore “di mantenere la calma, di rispettare la legge e di pregare perché la pace e la normalità tornino” nella comunità e in tutto il Paese.
La condanna del presidente
Intanto è giunta la condanna dell’attacco da parte del presidente nigeriano Muhammadu Buhari. In una dichiarazione rilasciata dal portavoce, Buhari ha affermato che gli assalitori sono attesi da un dolore eterno sia sulla terra che nell’aldilà. Esprimendo le condoglianze alle famiglie delle vittime e alla Chiesa cattolica, il capo di Stato ha incaricato le agenzie di emergenza di entrare in azione e prestare soccorso ai feriti. “Questo Paese – si legge nella dichiarazione del presidente - non si arrenderà mai al male e ai malvagi, e le tenebre non vinceranno mai la luce”.
Vittime di una violenza inconcepibile
Quanto avvenuto oggi in Nigeria ha radici lontane. Da quasi 20 anni gruppi estremisti e terroristici commettono attentati nei confronti di cristiani e musulmani moderati. L’episodio si inserisce in un contesto sociale molto particolare.
Nell’intervista a Radio Vaticana - Vatican News, Alessandro Monteduro, direttore della fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, spiega il contesto sociale, politico ed economico alla base di questo ed altri eventi del genere.
Monteduro ACS:
Attentato in Nigeria: quando il dolore è trascurato
“La terribile strage compiuta in una chiesa cattolica in Nigeria non ha avuto il risalto dovuto su tanti grandi mass media mondiali. Esiste nei fatti una sofferenza di serie B che provoca altra sofferenza, che viene dal sentirsi dimenticati, dal vedere che il proprio dolore per quanto grande non sia meritevole di attenzione.
Colpisce navigare sul web tra le principali testate del mondo e non vedere tra le prime notizie, a parte alcune eccezioni, il dramma della strage compiuta in una chiesa cattolica in Nigeria durante la Messa di Pentecoste. Sui media africani da decenni leggiamo la denuncia che il continente è fuori dall’attenzione internazionale, non solo per le sue tragedie ma forse anche e soprattutto per ciò che c’è di bello e positivo in questa terra. Non è un lamento vittimistico, ma la semplice constatazione di una realtà: il disinteresse di tanti per l’umanità dell’Africa di fronte ai tanti interessi, nascosti e palesi, per le sue risorse.
Le immagini della strage sono terribili. È un mistero il male che si abbatte feroce su persone inermi che pregano in un giorno di festa e uccide tante vite, anche quelle di chi continua a vivere: tanti bambini sono tra le vittime. Colpisce vedere tanto dolore trascurato. Colpisce l’indifferenza, la mancanza di compassione, il non fermarsi di fronte a chi soffre.”
I soccorsi
Suor Agnes: siamo terrorizzati, ma dobbiamo restare accanto alla gente
Abbiamo raggiunto telefonicamente Suor Agnes Adeluyi, delle Suore di San Luigi a Owo, è infermiera all’ospedale San Luigi che sta fornendo cure a coloro che hanno riportato gravi danni fisici. Racconta come si stanno adoperando:
Come stanno i feriti?
La maggior parte sta meglio oggi ma alcuni sono in gravi condizioni, sanguinanti per le pallottole ricevute, nonostante gli interventi cui sono già stati sottoposti. Alcuni hanno bisogno di un’altra operazione oggi. Molti sono stati colpiti alla testa o in punti delicati. C’è una donna, per esempio, che ha la vescica e l’utero totalmente distrutti.
In che condizioni lavorate?
Abbiamo solo quattro medici. Stiamo lavorando troppo sotto pressione. Ma il governo ha mandato altri tre dottori per aiutarci. Normalmente questo è un ospedale in cui si paga per le cure ma si è deciso che per questa circostanza tutto sarà a carico della struttura. Speriamo che il governo ci aiuterà con i finanziamenti. Qui non abbiamo la corrente elettrica, usiamo i generatori, spendiamo tanto, anche perché tutto è aumentato ultimamente.
Dove si trovava quando ha avuto luogo la strage?
Ero a Owo, qui ci sono tante chiese, noi eravamo già andate a messa in un politecnico. Eravamo in cappella per l’adorazione eucaristica, quando abbiamo sentito i rumori di due esplosioni. Le chiese sono vicine, qualcuno ci ha informato che cosa stava accadendo e ci ha intimato di allontanarci dal luogo dove eravamo e di recarci ad Akure, dove si trova la nostra casa generalizia. Invece di andare là, siamo invece andate subito in ospedale per dare una mano ai feriti.
Quali sono le ipotesi riguardo ai killer? Alcuni osservatori ritengono che siano stati i fulani…
Abbiamo sentito che l’altare della chiesa è stato completamente distrutto. Sì, dicono che siano stati proprio loro. Due di loro sono stati uccisi dalla polizia intervenuta.
Come potete ancora convivere con il rischio di morire sotto questo genere di attacchi?
È una sfida continua. Dobbiamo continuare a lavorare e ad aiutare la gente. Dobbiamo sempre sapere che i Fulani ci circondano nella foresta e possono attaccarci da un momento all’altro. Siamo terrorizzati ma dobbiamo perseverare. Abbiamo tutti paura perché in realtà non c’è supporto di protezione da parte del governo. La gente ha paura ora anche di andare in chiesa. Questa mattina a messa c’erano solo le suore, tutti hanno paura, ormai. Non possiamo però lamentarci di questa assenza, non c’è sicurezza.
(Salvatore Cernuzio e Giancarlo La Vella VATICAN NEWS 06 06 2022)
DECISIVO SEGNALARE LA PETIZIONE LANCIATA DA GIULIO MEOTTI
L’Italia chieda all’Onu di creare la “Giornata internazionale contro la cristianofobia”
50 morti in una chiesa in Nigeria. Ho così deciso di lanciare una petizione a Mattarella, Draghi e Di Maio affinché portino alle Nazioni Unite il riconoscimento della persecuzione anticristiana
Di Giulio Meotti
Al centro, una madre con la sua bambina uccisa oggi in Nigeria in un massacro di 50 cristiani in chiesa
Dopo una nuova strage di cristiani in Nigeria (50 morti), oggi ho lanciato una petizione alle autorità italiane affinché portino alle Nazioni Unite la richiesta di riconoscimento della persecuzione anticristiana.
Al presidente della Repubblica Sergio Mattarella,
Al presidente del Consiglio Mario Draghi,
Al ministro degli Esteri Luigi Di Maio,
oggi in Nigeria decine di cristiani sono stati assassinati in un attacco a una chiesa durante la messa domenicale. Alcuni giorni prima, l’Isis aveva ucciso un gruppo di cristiani dopo averli fatti inginocchiare come in un ormai noto macabro rituale del sangue. Poi una ragazza cristiana, Deborah Samuel, è stata lapidata e il suo corpo dato alle fiamme per l’accusa di “blasfemia”. Ogni giorno nel più grande paese d’Africa si registra, infatti, una strage di cristiani in una media di 13 ogni giorno.
Il 15 marzo, dopo la strage nelle moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, l’Onu ha istituito la “Giornata internazionale per combattere l’islamofobia”. Non possiamo accettare - come cristiani, come laici e come uomini liberi - che il massacro quotidiano di cristiani in quanto cristiani, la distruzione delle loro chiese, scuole e comunità in odium fidei, non sia riconosciuto come un crimine specifico dalla comunità internazionale.
Consideriamo soltanto alcuni attacchi alle chiese:
- Sri Lanka (21 aprile 2019): domenica di Pasqua, terroristi attaccano tre chiese e hotel; 359 persone sono uccise e più di 500 ferite.
- Nigeria (20 aprile 2014): domenica di Pasqua, terroristi danno alle fiamme una chiesa gremita, 150 morti.
- Pakistan (27 marzo 2016): dopo le funzioni religiose della domenica di Pasqua, terroristi colpiscono un parco dove si erano ritrovati i cristiani; più di 70 morti, per lo più donne e bambini.
- Iraq (31 ottobre 2011): terroristi assaltano una chiesa a Baghdad durante il culto. 60 cristiani, tra cui donne, bambini e neonati, sono uccisi.
- Nigeria (8 aprile 2012): domenica di Pasqua, bombe contro due chiese gremite; più di 50 cristiani uccisi.
- Egitto (9 aprile 2017): domenica delle Palme, attacco a due chiese gremite; 45 morti.
- Nigeria (25 dicembre 2011): durante le funzioni di Natale, terroristi sparano contro tre chiese; 37 morti.
- Egitto (11 dicembre 2016): un attentato suicida in due chiese provoca la morte di 29 cristiani.
- Indonesia (13 maggio 2018): attacco a tre chiese; 13 morti.
- Egitto (1° gennaio 2011): terroristi colpiscono una chiesa ad Alessandria durante la messa di Capodanno; 21 cristiani uccisi.
- Filippine (27 gennaio 2019): terroristi attaccano una cattedrale; 20 morti.
- Indonesia (24 dicembre 2000): durante la vigilia di Natale, terroristi sparano a diverse chiese; 18 morti.
- Pakistan (15 marzo 2015): attentatori suicidi uccidono 14 cristiani in attacchi a due chiese.
- Egitto (29 dicembre 2017): uomini armati musulmani sparano a una chiesa al Cairo; 9 morti.
- Egitto (6 gennaio 2010): dopo la messa del Natale ortodosso, 6 cristiani sono uccisi mentre uscivano dalla chiesa.
- Russia (18 febbraio 2018): attacco a una chiesa, 5 morti.
- Francia (26 luglio 2016): attacco dell’Isis a una chiesa, dove viene ucciso il sacerdote Jacques Hamel.
Soltanto in Nigeria parliamo di 60.000 cristiani uccisi tra il 2009 e il 2021, 17.500 chiese e 2.000 scuole cristiane distrutte.
Numerose ong sono arrivate a denunciare apertamente un “genocidio” dei cristiani.
Se un solo orrendo attacco a una moschea, che ha causato la morte di 51 musulmani, è stato sufficiente perché le Nazioni Unite istituissero una “giornata internazionale per combattere l’islamofobia”, perché così tanti attacchi alle chiese, che hanno spezzato migliaia di vite cristiane, non sono bastate all’Onu per istituire una “Giornata internazionale per combattere la cristianofobia”?
Le autorità italiane devono subito farsi carico alle Nazioni Uniti di riconoscere la “Giornata internazionale per combattere la cristianofobia”. Per combattere un crimine, devi prima dargli un nome.
Ne va del nostro onore come cristiani, come laici e come uomini liberi. Ne va dell’Occidente, della sua civiltà e delle sue libertà.
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