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Ha ragione Mago Zurlì

Fonte:
CulturaCattolica.it

Ve lo ricordate Cino Tortorella, quel signore che nel 1957 conduceva “Zurlì Mago del giovedì”, la prima trasmissione per ragazzi trasmessa in tutta Italia e poi dal 1959 “Lo Zecchino d’oro” il festival di canzoni per bambini?
Ebbene, oggi, in una trasmissione dove parlavano di programmi tv e di attenzione ai bambini ha detto: “Una volta c’era la buona televisione e la cattiva televisione, anche oggi c’è la buona televisione e la cattiva televisione, ma in più, c’è la televisione dannosa”.

Concordo, ma il guaio più grosso è che della televisione dannosa non sappiamo farne a meno e non ci interroghiamo sui danni educativi che produce.

Le repliche a questa affermazione da parte degli ospiti in studio sono state le classiche: “c’è il telecomando, basta spegnere la tv ai bambini, quando trasmette cose che non si ritengono educative” oppure, “c’è il bollino rosso, se un programma non è adatto lo sai e lo eviti”.

Come sempre c’è del vero in tutte queste affermazioni, ma una cosa mi è sembrata lampante, che in fondo, il bene delle nuove generazioni non ci sta veramente a cuore.
I bambini ci guardano, ma noi ce ne freghiamo, perché non sappiamo più come educarli, in fondo speriamo che ci pensino altri, che “la fortuna ci assista”.

I primi ad essere spaesati e incerti sono proprio gli adulti, sono loro a non avere più un metro di giudizio.
Perché come tutte le cose, la tv non è buona o cattiva in se stessa, ma ore e ore di risse televisive, programmi dove si va in tv a corteggiarsi davanti ad una telecamera, o dove per ore si pettegola sulla fine di un matrimonio o sui presunti amori di persone che non hanno fatto nulla nella vita se non apparire in tv, tutto questo “educa”, male ma educa e crea una mentalità, un modo di vedere il mondo, un modo da imitare nei rapporti con gli altri.
Poi non facciamo finta di cadere dalle nuvole se in classe con i videofonini i ragazzi filmano le loro malefatte, non si tratta di schegge impazzite ma dei figli educati da generazioni di adulti spaesati.

Adulti che non trovano “niente di male” in nessun avvenimento, ma che cosa ben più grave, spesso non saprebbero indicare dove sta “il bene”.
Quegli adulti pronti a dire che la famiglia è un valore, ma allo stesso tempo incapaci di impegnarsi in un progetto serio e costruttivo di famiglia.

Ripartire dall’educazione ripetiamo da tempo, dall’educazione di chi chiamato ad educare deve essere capace di porsi delle domande, di cercare risposte, di confrontarsi e di correggere “il tiro”.
Educare è sempre più faticoso, sempre più affascinante, ma è un compito spesso titanico se compiuto in solitudine.

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