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Il ritorno in forza del cattolicesimo in Francia

Autore:
Luca Costa
Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Il cattolicesimo francese, che si credeva morente, non è morto. Anzi, sta rinascendo

Dopo decenni di desertificazione spirituale, di chiese svuotate e di un disincanto generalizzato, la Francia sembra tornare a cercare Dio. Un ritorno tanto inatteso quanto fragoroso, che trova il suo culmine in un dato simbolico e potente: 18.000 battesimi ricevuti durante la scorsa Pasqua. Un record assoluto, che non può essere ignorato. Siamo davanti a un fenomeno che non è passeggero né folcloristico, ma esprime una sete profonda e crescente di trascendenza. Il cattolicesimo francese, che si credeva morente, non è morto. Anzi, sta rinascendo.

La lunga notte del postconcilio
Per comprendere questa rinascita, è necessario ripercorrere la notte lunga e difficile da cui il cattolicesimo francese sembra oggi voler uscire. Il Concilio Vaticano II, che avrebbe dovuto rinnovare la Chiesa, ha avuto in Francia effetti particolarmente devastanti. In una società tradizionalmente legata alla propria liturgia, al proprio senso estetico sacro, alla bellezza del rito preconciliare, il cambiamento fu vissuto come una rottura violenta, uno sradicamento più che un rinnovamento. A ciò si aggiunsero le derive della teologia della liberazione, l’imposizione forzata di un cristianesimo “sociale”, politicizzato, e, soprattutto, un’americanizzazione brutale della società — veicolata da media e politica — che ha trasformato lo spazio pubblico in un mercato e l’individuo in un consumatore.
La fede cattolica è stata relegata al silenzio. Nei salotti del pensiero “politicamente corretto”, nelle università, nei media dominanti, ogni manifestazione di spiritualità è stata trattata con sufficienza, come un retaggio arcaico, come un sintomo di inferiorità intellettuale. Eppure, proprio da questo vuoto, da questa aridità esistenziale, è scaturita la reazione.

La nausea del nulla
È impossibile parlare di questa rinascita senza evocare lo sguardo lucido, crudo, a tratti disperato, di Michel Houellebecq. Lo scrittore ha descritto, come pochi altri, la nausea esistenziale dell’uomo contemporaneo, gettato in un mondo dove ogni legame è stato spezzato, ogni speranza disillusa, ogni verità relativizzata. In un tale mondo — sembra dirci Houellebecq — la vita è sopportabile solo se cristiana. Altrimenti, è un peso insostenibile. Il nichilismo ultra-liberale degli ultimi dieci anni, incarnato con glaciale coerenza dalla politica di Emmanuel Macron e dei suoi ministri, ha prodotto un dolore muto ma profondo. Ed è proprio da quel dolore che i francesi sono risaliti verso il cielo.
I primi a cercare sono stati i più giovani. Studenti, liceali, universitari. Ragazzi cresciuti nel rumore assordante del Black Friday su Amazon, nelle ideologie arcobaleno sventolate nei corridoi delle facoltà, si sono accorti che tutto questo non basta. Hanno percepito che la bellezza, la verità e la bontà non sono slogan da vendere, ma esperienze da vivere, e che solo una fede viva può offrirle.

Provocati dai fratelli musulmani
Un’altra grande provocazione è venuta dall’islam, ormai presenza costante e visibile nella società francese: scuole, fabbriche, strade, cantieri, spogliatoi, stadi. La quotidianità della fede musulmana — che non teme di mostrare il primato di Dio nella vita dell’uomo — ha colpito, interrogato, persino scosso i francesi. Confrontarsi ogni giorno con chi vive la religione senza complessi ha risvegliato, nei cuori più onesti, la nostalgia di una fede dimenticata, quella dei nonni, quella dei padri. La fede cattolica.
E così si moltiplicano le conversioni, le richieste di battesimo, le veglie di preghiera, le Messe piene. Ma cosa cercano questi nuovi cristiani? Non una Chiesa ideologica. Non una Chiesa ecologista, immigrazionista, Lgbt-friendly o “sociale”. No. Cercano Cristo. Vogliono incontrare Dio in amicizia, nella verità della preghiera, nella bellezza del sacramento, nel silenzio dell’adorazione.

Un nuovo cattolicesimo: giovane, vero, semplice
Il “nuovo” cattolicesimo francese ha un volto luminoso: è giovane, sincero, spontaneo, non contaminato dalle ideologie del Novecento. I nuovi battezzati sono mossi da un desiderio limpido di assoluto, di comunione, di bellezza. Certo, le difficoltà non mancano. La Chiesa di Francia soffre una crisi di vocazioni, i preti sono pochi e sovraccarichi. La legge del 1905, con la sua separazione ferrea tra Stato e Chiesa, ha lasciato la Chiesa priva di strutture, spazi, sale. I luoghi di incontro sono rari, inadatti, spesso fatiscenti. I convertiti, una volta battezzati, rischiano di sentirsi soli, anche perché il vecchio tessuto cattolico francese — spesso borghese — non sempre sa accogliere con calore o uscire dal suo isolamento.
Eppure, la vita rifiorisce. I sacerdoti giovani sono dinamici, motivati, coraggiosi. Ovunque nascono catechismi, oratori, pellegrinaggi, scuole cattoliche, campi estivi, fraternità. Un mondo si muove, rinasce, cresce.

La Francia ricorda le promesse del suo battesimo?
Forse, finalmente, la figlia primogenita della Chiesa si sta svegliando dal lungo torpore dell’apostasia. Forse sta tornando a ricordare le promesse del suo battesimo. Non sappiamo dove condurrà questo movimento, né quanto durerà. Ma lo vediamo, lo tocchiamo: il cattolicesimo francese è vivo.
Accompagniamolo con la nostra preghiera.

Luca Costa



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