La profezia di San Marino. Sulle parole di Papa Francesco sull'Ungheria
Rileggiamo le parole di Papa Francesco in Ungheria, per la chiarezza del suo giudizio. Spiace che i vari rendiconti televisivi e sociale non sempre ne sappiano dare la lettura adeguata. Andando oltre rispetto agli slogan sinistri contro Ungheria e Polonia- Autore:
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Abbiamo imparato a riconoscere la verità nell’ascolto umile e senza pregiudizi. Oggi le parole di Papa Francesco in Ungheria sembrano espressione di quella «profezia» che è il cuore del messaggio evangelico.
E diciamo questo consapevoli del contesto culturale che ci segna, con i suoi ostracismi e le sue esaltazioni portatrici di conseguenze gravi e contrarie al bene dell’uomo.
Abbiamo sentito le voci sguaiate di coloro che indicavano nell’Ungheria di Orban il male della convivenza, la crisi dei valori autentici, il rifiuto delle conquiste di libertà della moderna teoria dei diritti. E poi abbiamo ascoltato il discorso che Papa Francesco ha rivolto ai politici di quella nazione.
Vale la pena di riportarne alcune affermazioni: «Penso dunque a un’Europa che non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali, ma che nemmeno si trasformi in una realtà fluida, se non gassosa, in una sorta di sovranazionalismo astratto, dimentico della vita dei popoli. È questa la via nefasta delle “colonizzazioni ideologiche”, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato “diritto all’aborto”, che è sempre una tragica sconfitta. Che bello invece costruire un’Europa centrata sulla persona e sui popoli, dove vi siano politiche effettive per la natalità e la famiglia – abbiamo Paesi in Europa con l’età media di 46-48 anni –, perseguite con attenzione in questo Paese, dove nazioni diverse siano una famiglia in cui si custodiscono la crescita e la singolarità di ciascuno. Il ponte più celebre di Budapest, quello delle catene, ci aiuta a immaginare un’Europa simile, formata da tanti grandi anelli diversi, che trovano la propria saldezza nel formare insieme solidi legami. In ciò la fede cristiana è di aiuto e l’Ungheria può fare da “pontiere”, avvalendosi del suo specifico carattere ecumenico: qui diverse Confessioni convivono senza antagonismi – ricordo la riunione che ho avuto con loro un anno e mezzo fa –, collaborando rispettosamente, con spirito costruttivo.
[…] Fa bene, da questo punto di vista, una sana laicità, che non scada nel laicismo diffuso, il quale si mostra allergico ad ogni aspetto sacro per poi immolarsi sugli altari del profitto. Chi si professa cristiano, accompagnato dai testimoni della fede, è chiamato principalmente a testimoniare e a camminare con tutti, coltivando un umanesimo ispirato dal Vangelo e instradato su due binari fondamentali: riconoscersi figli amati del Padre e amare ciascuno come fratello.»
Sono questi i fattori fondamentali di una autentica democrazia, e di una convivenza che salvaguardi il bene di ciascuno.
In questi tempi in cui sentiamo l’urgenza di un’aria nuova nella società e nella politica, nei rapporti civili e religiosi, queste parole sembrano un balsamo e una indicazione di lavoro. Già Mons. Gallagher ricordava a tutti i sammarinesi la dignità e i valori della propria storia, in quello che possiamo considerare il «manifesto» di una nuova stagione politica sammarinese (sapendo che non bastano alleanze politiche e illusori restyling per ricostruire le fondamenta di un paese dalla grande responsabilità nei confronti del mondo intero – ricordiamo le parole di Abramo Lincoln).
Ora Papa Francesco ci invita a superare una logica contraria al bene dell’uomo e a pensare a una Europa «centrata sulla persona e sui popoli»: in questi giorni in cui ci stiamo ponendo il problema dell’ingresso in Europa, questo giudizio pontificio dovrebbe suggerire una nuova modalità di partecipazione, rifiutando quell’appiattimento e quel conformismo di fronte alla mentalità laicista che ci porterebbe alla perdita della nostra peculiarità.
Torniamo alla laicità auspicata dal Papa, quella che non si immola «sugli altari del profitto», evitando quello che Francesco definisce «il disfattismo catastrofico e il conformismo mondano», per non cadere in quel paganesimo, contrario alla nostra bella tradizione, che «è un paganesimo soft, è un paganesimo che non ti toglie la pace, perché? perché è buono? No, perché tu sei anestetizzato».
È questa la profezia di Papa Francesco. Sia la profezia di San Marino.