Scenari inquietanti. Per una politica della libertà e della educazione

«Certamente vi può essere la tentazione da parte di una realtà piccola di pensare “ma io cosa posso fare? Non ho la forza per cambiare le logiche del mondo”. Se Marino avesse pensato ciò, non saremmo qui oggi a celebrare la più antica repubblica d’Europa»
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Sarà pur vero che historia magistra vitae e che qualche ripassatina non fa mai male. Mi è capitato di recente di leggere, a proposito di quanto accaduto a San Marino in occasione della legge sull’aborto, queste affermazioni in una intervista di Benedetta Frigerio su Tempi: «Come mai allora il Parlamento ha votato a favore dell’aborto?
Il voto è avvenuto in condizioni di instabilità politica data dalle imminenti elezioni, per cui il Parlamento si è dovuto riunire in via straordinaria. In questo contesto pre elettorale la massoneria sammarinese ha approfittato per condizionare le forze politiche che hanno sempre tutelato la vita. Per questo la Democrazia Cristiana ha dato indicazioni vigorose chiedendo che il voto fosse controllato. Purtroppo però c’è stato chi ha deciso di accodarsi al laicismo individualista non presentandosi in aula.»
Interessante la data, il 2016, quando avevo da poco pubblicato sul sito della TV di San Marino un articolo dal titolo «Lettera aperta ai cattolici sammarinesi».
Nell’intervista si adombravano responsabilità politiche estranee al dibattito libero tra cittadini, dando rilievo a pressioni di potere capaci di condizionare un confronto indipendente.
Pericolo questo non nuovo, che spesso frena la volontà di molti di intervenire pubblicamente.

In seguito ho appreso con sgomento di una nuova «pratica» che si sta diffondendo tra i giovani (e spero che San Marino ne sia preservata), che viene chiamata sex roulette. Non entro nei particolari, ma non posso non riflettere su quanto un giornale laico, come La Stampa, riportava in un suo articolo di commento: “Per quanto riguarda la «sex roulette», in particolare, la scelta di interrompere una gravidanza è un evento che potrebbe avere gravi ripercussioni sulla salute mentale di una donna sia nel breve che nel lungo termine. Fino a 15 anni dopo un evento abortivo può comparire la cosiddetta sindrome postabortiva favorita anche da sentimenti come la vergogna ed il senso di colpa. I sintomi di tale sindrome comprendono, disturbi emozionali come ansia e depressione. Nelle donne che hanno deciso di interrompere una gravidanza si è notato anche un aumento del rischio di dipendenza da sostanze illecite»”.

Perbacco, ma c’è chi ancora crede che esista la sindrome post abortiva! Anticaglia di un passato oscurantista, che non ama la libertà acquisita dalle donne e suscita spettri di paura oramai destinati a scomparire nella moderna società dei diritti.
E per fortuna che la pillola abortiva, almeno in Italia, si auspica che sia distribuita gratis, e speriamo anche a San Marino. Così ad ogni «incidente» si potrà tranquillamente porre rimedio.

Ma che c’entra quest’ultima notizia con quanto ricordato all’inizio?

Se siamo «in condizioni di instabilità politica data dalle imminenti elezioni» anche ora, forse si potranno scegliere soluzioni di compromesso (o di ricatto) dimenticando la gravità della situazione in particolare dei giovani. Già l’educazione sessuale di stato non è la strada di una educazione capace di motivare scelte di valore (ma solo di paura e di convenienza) e la proposta di regolamentare la procreazione aprendo a scenari di «utero in affitto» (come recentemente affermato in caso di coppie omogenitoriali) non lasciano presagire nulla di buono.

Se posso esprimere un auspicio: ritorniamo alle illuminanti parole di Mons. Gallagher, che hanno formulato un autentico «manifesto» per la libertà perpetua in San Marino (e forse qui Carducci sarebbe d’accordo).