Ragazze col coltello
Si tratta di violenza esercitata da nuove generazioni che hanno assorbito come spugne i messaggi, aperti e subliminali, della guerra e dello scontro ideologico che la televisione ed i "social" scaricano quotidianamente sulle loro anime e sul loro pensiero in formazione.- Autore:
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RAGAZZE COL COLTELLO
25 febbraio 2023: siamo nel giorno della marcia Perugia-Assisi per la pace in Ucraina, il giorno prima che venisse eletta come segretaria del PD una donna espressione del "gender", e siamo a pochi giorni dalle "prodezze" del festival di San Remo.
In questo quadro sono accaduti due fatti terribili: a Mantova e a Trieste gruppi di piccole donne, adolescenti, hanno scelto di risolvere a colpi di coltello le loro relazioni ed i loro contenziosi.
Si tratta di violenza esercitata da nuove generazioni che hanno assorbito come spugne i messaggi, aperti e subliminali, della guerra e dello scontro ideologico che la televisione ed i "social" scaricano quotidianamente sulle loro anime e sul loro pensiero in formazione.
Gli intellettuali ed i conduttori televisivi vivono spesso di aggressività che non solo non controllano, ma che esibiscono, perché è ingrediente necessario a far crescere gli ascolti e quindi i guadagni della pubblicità.
Troppi talk-show iniettano veleno nelle vene degli italiani ogni giorno dalla mattina presto fino alla sera, per non parlare della notte quando è legale superare ogni limite.
Se chi si permette di dare calci ai fiori o di mettere le mani ovunque, non solo non viene condannato, ma viene esaltato come un coraggioso, poi le conseguenze non possono che essere di un certo tipo, e soprattutto a danno di quelle ragazzine che sono vittime e carnefici insieme.
Mi piacerebbe tanto potermela cavare dicendo che sono ragazzate e che sono fenomeni sporadici.
Ma la realtà è quella di una violenza dei minori che esplode contro gli altri o implode come nel fenomeno "hikikomori" che è la sindrome dell'isolamento: solo in Italia sono migliaia gli adolescenti che rifiutano famiglia e scuola e amici e si tappano nella loro stanza.
Esercitano violenza su loro stessi perché non reggono ai messaggi che arrivano loro da una società relativista e nichilista che non crede più in niente, è individualista, esalta l'avere e l'avidità, e dove la solidarietà molte volte è fatta di parole propagandistiche.
E' una società dell'ipocrisia dove molti fanno dichiarazioni di una bontà che poi si dimostra soltanto buonismo, e questo riguarda maschi e femmine, credenti e non credenti.
Per dimostrarlo non voglio fare teorie o dibattiti, ma propongo un altro dato di fatto perché i fatti sono duri come sassi, e chi cerca verità li tiene in considerazione.
Poco più di un anno fa in Inghilterra, all'Università del Sussex, c'era una donna, Kathleen Stock, che insegnava filosofia, era lesbica e sposata con una lesbica, faceva parte del mondo del "gender" che rivendica la libertà per tutti di vivere la propria sessualità secondo le proprie inclinazioni.
Kathleen riteneva che una persona abbia diritto di definirsi maschio o femmina, e, come vogliono le trenta categorie del gender, di sentirsi oggi maschio e domani femmina e dopodomani qualcos’altro, fluidamente.
Ma questa filosofa pensante riteneva anche che la biologia avesse un ruolo nella definizione del sesso di una persona, pensava cioè che la natura, tanto rivendicata oggi da tutti, avesse una parte importante nella definizione del sesso.
Per questo motivo è stata considerata eretica e sono iniziate feroci campagne contro di lei, al punto che le è stata tolta la cattedra, ed estremisti del mondo gender da tutto il mondo la minacciano di morte e quindi deve vivere sotto scorta della polizia.
Oltre alla violenza c'è la contraddizione tremenda che a comportarsi così sono quelli che sulle bandiere arcobaleno scrivono "peace and love", che sostengono che basta che ci sia l'amore e poi ciascuno fa quel che vuole.
Occorre dire chiaramente che un conto è la libertà sessuale che non danneggi i minori, ed un altro conto è trasformare questo in ideologia che vediamo sfociare nella violenza.
GianCarlo Salvoldi