ARRIVARONO IN TRE - Poesia di Natale liberamente tratta dal racconto "Arrivarono solo in tre" di Bruno Ferrero
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ARRIVARONO IN TRE
Poesia liberamente tratta dal racconto "Arrivarono solo in tre" di Bruno Ferrero
Accadde – è certo – in un tempo remoto
ma l’evento è da molto a tutti noto:
vivevano nel mondo sette savi
ricchi, potenti, in tutto proprio bravi.
In regni e imperi tra loro lontani
comandavan da provvidi sovrani
con grande zelo e leggi sempre intente
a promuovere il bene della gente.
Loro passione era il cielo stellato
sul quale a lungo avevano indagato,
fino a saper che di lì a qualche mese
compiute si sarebber grandi attese:
“Un astro sorgerà così lucente
che al mondo annuncerà solennemente
la nascita di un Re potente e mite
per cui salvezza avran le umane vite”.
Igor comanda quindi al suo scudiero:
“È apparso l’astro, e il cielo che era nero
risplende di una luce sfolgorante:
non ti attardare, mostrati zelante.
Si parta tosto, senza fare storie
verso il Monte – laggiù – delle Vittorie.
Colà noi troveremo altri sapienti
da vari regni e imperi provenienti
pronti a compier del viaggio un altro tratto
che in buona compagnia sarà ben fatto.”
Ed ecco parton Melchior e Gaspar
Lionei e Olaf, Yen e Balthasar
da vari luoghi in lunghe carovane
con grandi scorte d’acqua, frutta e pane.
Avviluppati nei loro mantelli
in groppa a lesti, robusti cammelli
o cavalcando possenti destrieri
viaggian sicuri coi loro scudieri.
Ma che accadde a quei savi sette re
giacché alla meta giunser solo in tre?
Olaf si arresta, incauto – e qui si perde –
in una profumata valle verde
con laghi azzurri d’acque dolci e chiare
dove gli aggrada attardarsi a nuotare…
E così si dimostra non più saggio
dimenticando – ahimè – la stella e il viaggio.
Igor si lancia invece in una guerra
quando un attacco poderoso sferra
contro un re ben armato, prepotente,
che caparbio opprimeva la sua gente,
lasciando sempre in condizioni grame
nobili e sudditi del suo reame.
Ma in Igor la vittoria – ahimè – cancella
la memoria del viaggio e della stella.
Yen e i suoi vanno invece disarmati,
seguiti da filosofi e scienziati.
Adorni di collane e grandi anelli
han gran passione per gli indovinelli,
ai quali, dopo breve discussione,
trovan sempre la giusta soluzione.
Giungono un giorno in una gran città
con bei giardini e un’università
e così tra discutere e pensare
Yen si scorda del viaggio che ha da fare.
Lionei, gran re del prospero Occidente,
a lungo viaggia sotto un sol cocente;
gran musicista ed abile poeta
molto ha a cuore raggiungere la meta,
ma nell’andar lo avvince il dolce canto
di una fanciulla postaglisi accanto.
Lionei viene sedotto e conquistato,
sicché, profondamente innamorato,
perso tra canto musica e poesia
smarrisce in un istante stella e via.
Fu così che coi lor scudieri e paggi
giunsero solo tre dei sette saggi
delle Vittorie al sospirato Monte
a dissetarsi ad una fresca fonte.
Di lì per una strada dolce e piana
riuniti in una sola carovana,
non fermati da abbagli o da disagi
giungono a una capanna i tre Re Magi
e tra angelici, miti, dolci canti
al Bambino si prostrano adoranti,
traendo dai lor scrigni con decoro
incenso, mirra e sfolgorante oro.
* * *
Ed io chi sono mai? Sono in cammino
verso la greppia di Gesù Bambino?
Mi han preso la pigrizia ed il torpore
che sopito hanno in me l’antico ardore?
O procedo nel viaggio con costanza,
desto e cosciente, in salda vigilanza?
(Gregorio Curto, Santo Natale 2022)