Un re dimenticato, un Santo sconosciuto: chi era San Luigi dei francesi?
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Prima del fatidico ’68, all’epoca della trasmissione del sapere, ogni alunno della (laicissima, sia chiaro) scuola della République française conosceva la storia di San Louis, San Luigi dei Francesi, Luigi IX re di Francia.
Figlio di Luigi VIII e Bianca di Castiglia, nato il 25 aprile 1214 presso Parigi, morto il 25 agosto 1270 a Cartagine, canonizzato nel 1297 da Bonifacio VIII.
Costruttore della Sainte Chapelle, capolavoro rayonnant di architettura francese, sublime scrigno delle reliquie della passione (in primis della Corona di spine). Fondatore della Sorbona. Supremo giudice del regno, istitutore della presunzione d’innocenza.
Ha incarnato fino all’eroismo le virtù cristiane, per quanto scomode e ingombranti per chi ha l’incarico (e la responsabilità) di governare.
Tutti i manuali scolastici, i vecchi sussidiari, parlavano proprio così di San Louis, e ogni francese custodiva la storia del re santo nel proprio bagaglio di cultura nazionale.
Ma il mondo della trasmissione del sapere è finito, nella nuova scuola liberal-progressista cultura, storia e letteratura sono state definitivamente separate dall’aggettivo nazionale (cancel culture dicono negli USA) e oggi di San Louis nessuno, anche in Francia, sa più nulla (neanche chi la storia nelle scuole la insegna, ve lo posso garantire).
È diventato un santino, una figurina buona solo per le vetrate delle basiliche.
Processabile e processato puntualmente sui media dagli inquisitori del politically correct: era cattivo con gli ebrei? aiutava la moglie nei lavori domestici? lavava i piatti? faceva la differenziata? amava i migranti? e i gay?
Tale è oggi il dibattito culturale in Europa.
Eppure oggi, come ogni anno, è il 25 agosto, è San Luigi! e mio figlio si chiama proprio Louis. Ha cinque anni, abbastanza per guardarmi negli occhi e chiedermi con franchezza: papà, ma chi era questo San Louis?
Oggi, 25 agosto 2022, giorno della sua memoria liturgica, dove trovare (negli innumerevoli e avvincenti capitoli della sua grande avventura) l’essenziale? Proprio nella sua visione del potere.
San Louis è stato il primo, forse l’unico, sovrano della storia di Francia a volere (e a sapere) conciliare l’aspirazione personale alla santità con le “fredde” e ineluttabili necessità del potere.
Dicevamo che i manuali di storia lo descrivevano così: ha incarnato le virtù cristiane. Ma quali?
La carità verso i poveri e i deboli, spesso ospiti alla sua tavola e al centro dell’istituzione di opere quali ospedali e ricoveri. L’attenzione per la cultura, nella fondazione di università e nella capacità di pacificare le difficili relazioni tra studenti (spesso turbolenti) e autorità cittadine.
L’orrore per il peccato e l’ingiustizia, la consapevolezza della responsabilità assoluta per un re di incarnare la giustizia e di mettersi a disposizione quale ultimo grado di giurisdizione per il popolo, contro gli abusi dei potenti.
Nemico dell’usura, del gioco d’azzardo, della blasfemia e dell’eresia.
Sempre alla ricerca di equità e imparzialità in ogni cosa.
Ma Louis non fu solo un re giudice e difensore del popolo, fu anche il perfetto archetipo del re cavaliere.
Coraggioso in battaglia, a Tailleburg, nel 1242, contro gli inglesi. A Damietta, in Egitto, nel 1249 e a Mansura, nel 1250. Sempre in prima linea.
Coraggioso nella prigionia durante la crociata, capace di impressionare i suoi stessi carcerieri maomettani, insensibile alle loro minacce di tortura. Sempre pieno di compassione per i suoi soldati, al punto di seppellire personalmente i caduti.
La vocazione al matrimonio, marito fedele, devoto e amorevole della regina Margherita di Provenza. Padre attento per gli undici figli.
Difensore del proprio popolo, pur operando con giustizia anche in politica estera, anche nei confronti del grande nemico: l’Inghilterra. Proprio all’eterno rivale inglese Louis restituì alcuni territori conquistati da suo nonno, re Filippo Augusto.
Restituzione che suscitò scandalo a Parigi, scandalo e incomprensione per questo gesto di apparente debolezza.
Luigi rispose senza scomporsi alle accuse dei notabili:
“La terra che cedo ora, non la cedo per debolezza e non certo per sottomissione. Non la cedo neppure perché ne sono debitore. No, la cedo per costruire un futuro di pace e amore tra i nostri figli di Francia e i figli d’Inghilterra, loro cugini.”
Forse proprio questo è l’aneddoto migliore per spiegare a mio figlio chi fosse San Louis, questo andrebbe raccontato a tutti i giovani per far capire che sì! un cristiano può impegnarsi in politica senza svendere i propri valori fondamentali, pur mirando a grandi obiettivi. Questo è stato l’esempio di San Louis e di tutti quei cattolici che hanno seguito le sue orme, come il beato Carlo I d’Asburgo.
Preghiamo, per San Louis, per la Francia e per tutti noi.
Luca Costa