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Perché festeggiare ancora il Natale?

Fonte:
CulturaCattolica.it

Perché ancora festeggiare il Natale? Perché, viste le
tragedie che continuano a colpire l’umanità, la perdita di
senso in molti contesti dove l’arbitrio dei
prepotenti rende effimera la vita degli uomini? Perché, se
pensiamo ai mille dubbi che sembrano prendere la nostra
società di fronte alle sue paure, e alla sfida del
multiculturalismo e di una società con molti fedi?
La prima risposta ci sembra offerta dalle parole di Papa Francesco
durante l’omelia a San Giovanni in Laterano: “Non possiamo
lasciarci prendere dalla stanchezza; non ci è consentita
nessuna forma di tristezza, anche se ne avremmo motivo per
le tante preoccupazioni e per le molteplici forme di violenza
che feriscono questa nostra umanità. La venuta del Signore,
però, deve riempire il nostro cuore di gioia. “Dio protegge” il
suo popolo.” Come ci ricorda San Paolo nella lettera ai
Filippesi (4,5) la consapevolezza che il Signore ci è vicino
deve rallegrarci, nel Natale questa consapevolezza ci viene
rinnovata, il Signore si è fatto vicino fino ad incarnarsi in un bambino ricordando il suo amore tenero e gratuito. Ma questo amore va testimoniato e raccontato a tutti e nei luoghi che viviamo “se a noi il
Signore Gesù ha cambiato la vita, come non sentire la passione di farlo conoscere a quanti incontriamo al lavoro, a scuola, nel condominio, in ospedale, nei luoghi di ritrovo?”.
Un periodo speciale per vivere questa testimonianza sarà l’anno santo della Misericordia, un momento privilegiato per imparare “ciò che a Dio piace di più” [..] “Perdonare i suoi figli, aver misericordia di loro, affinché anch’essi possano a loro volta perdonare i fratelli, risplendendo come fiaccole della misericordia di Dio nel mondo” (Papa Francesco, udienza 9 dicembre 2015).
Certamente di perdono ha bisogno questo mondo segnato da conflitti, persecuzioni, sofferenza, un perdono ricevuto può anche essere dato, ricordando ciò che scrisse San Giovanni Paolo II per la XXXV Giornata Mondiale della Pace 2002: “Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono”.
Il Presepe e i canti di Natale possono essere un’occasione nella società, nella cultura e nelle nostre case per testimoniare l’amore umile di Dio. Fanno parte della nostra fede ma anche della nostra tradizione e cultura. Non offendono nessuno ma anzi annunciano l’amore del Signore proprio come gli angeli annunciavano la Sua venuta ai pastori.
Ricordiamoci nel farci gli auguri di Natale quanto diceva San Giovanni Paolo II: “Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta".

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